venerdì 6 maggio 2016
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Parole semplici e silenzi. Gesti spontanei e mosse studiate. La pedagogia del dialogo e il bisogno dell’incontro. E la forma che diventa sostanza. L’immediato cambio di passo nella comunicazione si rivela già alla prima apparizione di Papa Francesco il 13 marzo 2013: «Fratelli e sorelle, buonasera!». E poi l’inattesa richiesta di una preghiera: «Venti interminabili secondi» senza poter «far altro che trasmettere lo spettacolo potentissimo di una moltitudine immobile, una marea umana che trattiene il respiro»... Così ricorda monsignor Dario Viganò, poi divenuto prefetto della nuova Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, nella consa- pevolezza del peso di quelle immagini, parole, silenzi, specchio altresì della consapevolezza di Bergoglio quanto a gestione di codici linguistici e culturali. Di qui prende avvio un libro che non solo analizza e interpreta il linguaggio del papa nel-l’attività pastorale (dalle omelie in Santa Marta agli Angelus, dai discorsi nei viaggi alle interviste, alle encicliche) ma ne spiega le costruzioni simboliche: nell’elaborazione personale del pontefice e nella sua rappresentazione pubblica, tenendo presente che comunicare per Bergoglio significa «mettere in comune». Nella concezione da lui configurata infatti «chi comunica, si fa prossimo [...]. Mi piace definire questo potere della comunicazione come prossimità »: così nel messaggio per l’imminente Giornata delle comunicazioni. Questo il significato di una mediaticità che affonda nelVangelo della misericordia, e fa dell’incontro il paradigma di una relazione aperta «a sguardi di cielo imprevedibili per i distratti e i disinteressati, impossibili per la retorica di un pregiudizio tradizionale, per i distanti e i peccatori », usando parole di Viganò. Che qui passa al setaccio il vocabolario bergogliano, ne indica le metafore usate a fini di inclusione, si sofferma sulle interferenze nella trasmissione del pensiero del pontefice o al momento della sua decodifica (segnate dai differenti contesti di recezione), quindi riprende temi già sviluppati (come il discredito nella società e nella Chiesa affrontato nel-l’altro recente saggio Il brusio del pettegolo. edito da Edb). Non è tutto. Perché seguendo la struttura del suo Dizionario della comunicazione( Carocci), l’autore dilata l’approccio oltre i registri semiotici, etici, teologici, storici e pedagogici, entrando in ambito sociologico e antropologico con il concetto di dono nella comunicazione di Francesco, vista dunque in chiave sociale. E qui si dà conto persino dei selfie, o delle opportunità della Rete e dei social per l’evangelizzazione. Purché non si rimandi il rapporto con la realtà, essendo il Vangelo fatto di realtà e il Gesù del Vangelo vicino alla gente. «È a partire da questa radice profondamente evangelica che Bergoglio ha costruito una popolarità figlia del saper parlare all’umanità contemporanea senza il timore di mettersi in ascolto anche delle realtà più lontane», concludeViganò. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dario Viganò FRATELLI E SORELLE, BUONASERA Papa Francesco e la comunicazione Carocci. Pagine 176. Euro 14,00 Il prefetto vaticano della Comunicazione, monsignor Viganò, svela i meccanismi ma soprattutto lo sfondo culturale evangelico di «prossimità» in cui si colloca il linguaggio di Bergoglio MULTIMEDIALE. Il touch del Papa
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