sabato 6 dicembre 2008
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La crisi non fa sconti nemmeno al calcio, che tra l'altro è da un bel pezzo che con le sue società ha fatto il passo più lungo della gamba. È una crisi generale che si estende dal professionismo milionario fino al dilettantismo, con una Lega Pro che lancia il suo allarme: «Alla fine dell'anno piangeremo molti club perchè non riusciranno ad ottenere l'iscrizione per il prossimo campionato...». Parola del presidente dell'ex Serie C, Mario Macalli, che rincara la dose: «Lo scorso anno avevo detto che sarebbero fallite 10 squadre e ho indovinato il numero. Quest'anno la vedo molto male. In una situazione di crisi generale in cui mancano i soldi per portare avanti le aziende, non credo che gli imprenditori investino ancora nel calcio. Il nostro è un mondo che ha un indebitamento notevole, è in difficoltà, i costi superano i ricavi. Eppure non se ne vuole prendere atto, e nessuno vuole sedersi a un tavolo per discuterne. Il calcio è un'azienda che sta fallendo. Nessuno vuole fare l'amministratore unico dei club professionistici italiani, il lavoro federale è quello di dare indirizzi. C'è un grande calcio che deve andare per conto suo, ma gli altri devono fare da sè. Non capisco perchè un club di B deve avere risorse dalla serie A che le produce. Sotto la B c'è Lega Pro con 90 squadre, si dice che sono troppe, ma io dico che sotto di noi ci stanno 162 squadre di un mondo che viene chiamato dilettantistico ma che in realtà non lo è». Per Macalli una delle ricette sarebbe la ristrutturazione dei campionati di calcio e di questo si parlerà anche nel prossimo consiglio federale il 18 dicembre. «Io penso che ci debba essere una Lega che governi il grande calcio, quello di serie A che fa spettacolo - spiega - poi sotto vedo due gironi a 18 squadre di serie B e ancora sotto 3 gironi da 18 in Lega Pro». Si è parlato del caso del Pescara come della punta dell'iceberg (il club abruzzese che va avanti con le collette dei tifosi), ma sono tante le squadre in difficoltà in questo inizio stagione che rischiano di non poter portare a termine i rispettivi campionati. «Il Pescara ha 11 milioni di indebitamento, ma qualche mese fa a queste società è stato consentito iscriversi... Li hanno fatti in pochi mesi questi debiti? Il Messina? Mi chiedo come ha fatto a giocare campionati di A e B con debiti di 45 milioni di euro. Chi doveva controllare, cosa ha fatto? Sono cose che impressionano. Le posizioni di club come Venezia e Legnano invece sono difficili, ma possono trovare soluzioni». Uno dei motivi della crisi secondo Macalli deriva dai costi troppo elevati. «Noi paghiamo troppo. Abbiamo un costo di lavoro elevato e non abbiamo ricavi. Gli stipendi sono molto alti, anche se l'Aic sostiene il contrario. Le società spendono troppo e la cosa più grave, senza critiche agli imprenditori che con i loro soldi fanno ciò che vogliono, è che paghiamo troppo per dei giocatori che non producono nulla. Non abbiamo giovani ed è difficile anche mettere insieme 30 giocatori per le nostre selezioni». Ma per una Lega Pro che si dispera c'è una massima serie che secondo l'ad del Milan Adriano Galliani non corre pericolo. «La Serie A non rischia il crac - spiega Galliani - . Però una pesante contrazione, quella sì. E questo perchè il calcio italiano non è autosufficiente. È un sistema in perdita. Con i buchi dei bilanci che vengono risanati dai proprietari, a fondo perduto. In Italia i presidenti hanno le spalle coperte. Il fatturato di una grande squadra è dato per il 65% dai diritti Tv, per il 25% dalle sponsorizzazioni e dal marketing e per il 10% dalla biglietteria. La recessione non porterà un grande calo di abbonamenti a Sky, Mediaset e La7. Non credo che il nostro paese arrivi a questo punto di povertà endemica tale che la gente non potrà più permettersi di comprare la partita a cinque euro. E non credo nemmeno che il problema arriverà dalla biglietteria. Le sponsorizzazioni? Le aziende fanno meno utili e potrebbe accadere domani quello che accade oggi con i giornali e le tv. Grossi tagli di budget».
IN EUROPAIl Real in rosso per 340 milioni Liverpool mette Torres all’astaÈ un inverno caldo in casa Real Madrid. I conti non tornano in classifica alla squadra del traballante Schuster (-6 dal Barcellona capolista), ma quel che è peggio è che anche quelli del bilancio sono sempre più in rosso. È prevista per domani l’attesissima assemblea per l’approvazione del bilancio presentata come una specie di “gogna” per il presidente Calderon (nella foto), che non potrà essere deposto, ma fustigato verbalmente sì. Deve rispondere di debiti “galattici” per 340 milioni. In Europa c’è chi ha fatto peggio: i proprietari del Liverpool Tom Hicks e George Gillett jr, hanno contratto un debito 420 milioni di euro con le banche che chiedono il saldo dei crediti entro il prossimo 25 gennaio. Termine impossibile da rispettare e così il Liverpool rischia di mettere all’asta mezza squadra compresi i gioielli Gerrard e Torres. Nonostante i saldi generali nelle casse del Liverpool entrerebbero 150 milioni di euro e la squadra si ridurrebbe a misera provinciale.
FIGCDeferite per mancati pagamenti Ascoli e Avellino verso la penalitàIl procuratore della Federcalcio, Stefano Palazzi, su segnalazione della Covisoc (la Commissione di vigilanza sui bilanci delle società professionistiche), ha deferito alla Disciplinare nazionale l’Ascoli e l’Avellino. Il club marchigiano e quello campano sono stati deferiti per la violazione dell’articolo 10, comma 3, in relazione alla responsabilità diretta individuata dalla Procura federale a carico del presidente bianconero Roberto Benigni (nella foto Ap) e dell’ex amministratore delegato della società irpina, Massimo Pugliese: entrambi sono accusati del mancato pagamento degli emolumenti dovuti ad alcuni tesserati per le mensilità di aprile, maggio e giugno 2008, ma anche per il mancato pagamento delle ritenute Irpef e dei contributi Enpals relativi alle stesse mensilità. Le due formazioni, attualmente in fondo alla classifica di Serie B, rischiano alcuni punti di penalizzazione.
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