giovedì 11 dicembre 2008
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Corto Maltese, ovvero quando il fumetto diventa letteratura: percorso interiore, ricerca di valori, ansia di giustizia e di rettitudine. Ne è convinto Gianni Brunoro, giornalista e «fumettologo» di lungo corso, uno dei massimi esperti del personaggio di Hugo Pratt. È lui l’autore di un bel saggio di 300 pagine dal titolo Corto come un romanzo nuovo. Sottotitolo: «Illazioni su Corto Maltese, ultimo eroe romantico» (Lizard Edizioni, euro 25).Brunoro, perché questa passione per Corto Maltese?«Ci sono differenti livelli di fascinazione. Quello più diretto, forse il più banale, è ciò che proviamo un po’ tutti, quella specie di proiezione per cui un lettore si sente gratificato nell’immedesimarsi nel personaggio. Poi c’è l’ambientazione di alcune delle sue storie degli inizi, specialmente l’Amazzonia, una zona del mondo da me ammirata fin da bambino e che con enorme senso di appagamento ho visitato un paio di volte negli anni Ottanta. Ma soprattutto, nel mio caso, c’è il coinvolgimento del critico di fumetti. Per uno della mia generazione, che ha assistito con sofferenza all’umiliazione inflitta ai fumetti, considerati da sempre una forma espressiva deteriore, è stato molto liberatorio veder nascere questo personaggio, nel quale la fantasia si associava impetuosamente al senso della realtà veramente vissuta, conferendogli una validità letteraria».Nella saga ha un grande ruolo la dimensione della magia e del soprannaturale. Si può parlare di un Corto Maltese alla ricerca di Dio?«Le presenze di elementi magici sono sempre affrontate nell’ottica di un esoterismo dai connotati laici e agnostici. Però, benché rimanga difficile individuare un "Corto Maltese alla ricerca di Dio", c’è nel suo agire una così perenne ricerca di giustizia, un così costante attenersi a un certo tipo di rettitudine, un così sistematico perseguire la lealtà, per cui, pur su un piano umano, il suo agire è sempre e coerentemente associabile a un’etica alla quale non è difficile attribuire un senso di religiosità».Perché in Italia il fumetto non gode di quella dignità culturale che gli viene riconosciuta ad esempio in Francia?«Purtroppo noi soffriamo dell’onda lunga (lunghissima!) di un malinteso pedagogico operato involontariamente dal Corriere dei Piccoli, che peraltro ebbe il notevole merito di introdurre in Italia nel 1908 il fumetto, nato negli Stati Uniti d’America. Da allora, nacque una specie di pernicioso malinteso: il fumetto considerato come una specie di letteratura "deteriore", destinata a chi non avesse capacità intellettive sufficienti per affrontare la lettura dei libri... La critica fumettistica, nata a metà degli anni Sessanta, ha ampiamente dimostrato che questa era una visione errata. Ma ormai il guaio era fatto e le conseguenze si risentono ancora oggi, quando per fortuna molte cose sono profondamente cambiate».In questo panorama, esiste ancora in Italia il fumetto religioso o comunque di ispirazione religiosa?«Un vero e proprio fumetto religioso, ossia strettamente devozionale, ha sempre avuto una diffusione molto modesta. Però in altri tempi è esistito un settimanale per ragazzi, Il Vittorioso, di militanza ¿ per così dire - programmaticamente cattolica, che cercava di  diffondere fra i suoi lettori i valori cristiani. Oggi la stampa cattolica per ragazzi può contare su almeno tre testate di buona fattura: Il Giornalino, il Messaggero dei Ragazzi e Il Piccolo Missionario. Subiscono un fattore limitante (vengono diffuse non in edicola ma solo per abbonamento), però sfruttano in modo assai funzionale la Rete. Basta guardare i siti rispettivi. Ci si accorge subito della vivacità che anima questi giornali, capaci di coinvolgere e appassionare tantissimi bambini e ragazzi. Specie attraverso l’interazione Rete/carta stampata. Comunque, già lì Il Giornalino appare per quella bella corazzata che è: ricco di fumetti e con un corredo di articoli di attualità. Impostati in modo da dare ai ragazzi la visuale cattolica di argomenti di cui parlano comunque i giornali, siano i campioni dello sport o i problemi che affliggono il mondo. Ciò vale in particolare per il Messaggero dei Ragazzi, che addirittura dedica più spazio agli articoli che ai fumetti. E diventa l’asse portante per Il Piccolo Missionario, che invece è grande per l’ampia e matura attenzione riservata ai Paesi del terzo mondo. Con un chiaro atteggiamento divulgativo dei loro problemi, oggi così drammatici per tutti noi. Oggi è senz’altro questa una giusta via per dare peso ai valori religiosi da parte di un giornale per ragazzi».Cosa fare per promuovere il fumetto di qualità come pure il fumetto portatore di «messaggi educativi» e naturalmente anche quello religioso?«Il fumetto di qualità soltanto gli autori di buon livello lo possono creare. Ma l’argomento è complesso, spinoso e pieno di insidie. C’è per esempio da lottare contro il gusto popolare, che rispetto alla buona qualità sta al polo diametralmente opposto, e che invece andrebbe rieducato. E c’è da andare controcorrente, cercando di non rincorrere troppo le forme molto diffuse. Per esempio, fare dei fumetti ispirati magari a serie televisive popolari, oppure imitare personaggi da best seller tipo Harry Potter o le Streghine, è un errore, che si è rivelato perdente anche in passato. Resto convinto che, anche nel campo della stampa cattolica per ragazzi si devono cercare vie originali e proprie, per realizzarle magari con fatica ma con intenzioni di originalità. Al limite, se proprio si dovrà soccombere, si potrà almeno dire di averlo fatto... "con onore"! Ma al di là di pessimistiche "profezie", ciò che è davvero valido rimane nel tempo. Basterebbe pensare a capolavori come il Frate Francesco e i suoi fioretti, realizzato da Dino Battaglia per il Messaggero dei Ragazzi, che a oltre trent’anni dalla sua prima pubblicazione continua a essere ristampato perché ancora molto richiesto».
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