mercoledì 2 dicembre 2015
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Piegheranno e piegheranno, giorno e notte, da sabato 5 a martedì 8 dicembre. Sono 250 gli origamisti, dai maestri agli allievi, appassionati da tutto il mondo, che si troveranno al Grand Hotel Terme Astro di Tabiano Bagni (Parma) per il 33° Congresso del Centro diffusione origami (Cdo). Protagonisti: la carta, bianca e colorata, di tante forme; la pazienza e la precisione; le pieghe eseguite con estrema perizia, perché nell’origami non è ammesso nient’altro che “carta e piega”, niente colla, niente graffette, tutto assolutamente vietato. Uno dei due fondatori del Cdo (con Giovanni Maltagliati) è Roberto Morassi, giovane appassionato negli anni Settanta, oggi professore di chimica (in pensione) all’Università di Firenze, giocatore agonista di tennis tavolo, collezionista di pennini con 17 mila pezzi catalogati, tutti diversi, più altri sparsi, enigmista con il nome d’arte di Cartesio, ed esperto origamista anche se lui si schermisce: «Ho realizzato soltanto una ventina di modelli originali». Il migliore? «Forse un’ostrica che si apre, rivelando al suo interno una perla». Tutto semplicemente piegando la carta. images.jpgLa qualità indispensabile per diventare origamisti? «Pazienza e precisione, guai ad avere fretta. Poi è un’arte per tutti, tutti coloro che si facciano catturare dal fascino della trasformazione». In principio era un semplice foglio di carta… E in quel foglio appassionati abili e tenaci, dotati di fantasia, sanno vedere animali e oggetti. Il più grande maestro? Sicuramente Akira Yoshizawa, che rivoluzionò l’origami rendendolo a tre dimensioni. Pubblicò la sua prima raccolta di modelli nel 1952 e il mondo sbalordì. E il primo origamista? Il nome non si sa, ma l’origami nasce in Giappone e la stessa parola è giapponese, composta da ori, che significa piegare, e kami che significa carta. Kami però indica anche “ciò che sta in alto”, con riferimento agli dei. Non a caso i primi origami, realizzati in carta di riso, sono i gohei, strisce di carta piegate sapientemente, la cui funzione è legare gli uomini agli dei e delimitare lo spazio sacro. Non ci sarebbero mai stati origami, però, senza la carta. E la carta è un’invenzione cinese del II secolo avanti Cristo (per gli archeologi qualcosa di molto simile alla carta esisteva anche prima), perfezionata del geniale eunuco Cai Lun, che la rese sottile e piegabile. Fino al VII secolo la Cina seppe custodire gelosamente il segreto della fabbricazione della carta, finché sbarcò in Giappone. La leggenda vuole che un monaco cinese fosse catturato dai pirati giapponesi e costretto a rivelare il segreto sotto tortura. Oggi, per conoscere i segreti dell’origami, niente tortura. Basta un maestro, di quelli presenti a Tabiano Bagni. Oppure un buon libro. In italiano, purtroppo, non è che ce ne siano molti. I due migliori sono di Vanda Battaglia (Origami tradizionali giapponesi) e di Francesco Decio (Lezioni di origami. Segreti per diventare origamista). Per saperne di più sul Congresso e sull’origami: http://www.origami-cdo.it/. Sul questo sito sono presenti anche numerosi modelli e video tutorial. 
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