venerdì 30 settembre 2011
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Il nuovo eroe del cinema americano non indossa divise e mascherine, ma ha una lunga tunica e un bastone. Si chiama Mosè. Gli studios di Hollywood hanno infatti nel cassetto ben due film su di lui. La Fox vorrebbe produrne uno in stile graphic novel, un po’ come 300, che ha riadattato con la tecnica del re-imaging la storia dello spartano Leonida. La Warner, invece, ha in mente qualcosa di più ambizioso. Un kolossal diretto da Steven Spielberg.A volere a tutti i costi il regista di E.T. è il produttore Matti Leshem, potente editore televisivo e tra i più influenti ebrei del mondo dello spettacolo americano, che assieme a Dan Li e alla Warner Bors finanzierà l’opera. La sceneggiatura è pronta, a firma di Michael Green e Stuart Hazeldine. Il titolo anche: Gods and Kings. E Spielberg? Era il 1993, quando il regista, sfinito per un’ossessione che si portava dentro da anni e finalmente vedeva realizzarsi, disse di Schindler’s list: «Con questo film per la prima volta rendo servizio al mio essere ebreo». Un film che aveva fatto per la madre e per chi poteva ancora ricordare cosa fosse stato l’Olocausto  Da allora Spielberg s’impegnò in prima fila per la preservazione della memoria, creò due fondazioni sulla Shoah e produsse un documentario, Gli ultimi giorni, che vinse un altro Oscar. Venti anni dopo, passato anche attraverso la questione palestinese (vedi Munich), Spielberg torna a inseguire le sue radici, ma questa volta indietro di qualche millennio.Alla figura di Mosè il cinema si è già dedicato diverse volte. Due film girati dallo stesso regista, I dieci comandamenti, uno all’epoca del muto, 1923, e uno in pieno trionfo del Technicolor, 1956: un esempio di auto-remake che permise a Cecil B. De Mille di realizzare quello che ancora oggi è il film più famoso su Mosè. Siamo ai tempi dei peplum e dei grandi affreschi storici, e Charlton Heston dimostrò di poter essere quel grande attore in costume di cui poi diede prova nei panni di Ben Hur. In più di 50 anni restano da ricordare poi solo due miniserie per la tv, ultima quella con Ben Kingsley, e un cartoon della Dreamworks, guarda un po’ società fondata proprio da Spielberg assieme ad altri due amici produttori ebreo-americani, Jeffrey Katzenberg e David Geffen.Il cerchio si chiuderebbe, secondo la Warner che sta corteggiando Spielberg, per convincerlo a rimandare il progetto del film su Lincoln e il ritorno all’amata fantascienza con Robopocalypse. Vogliono un kolossal epico, perfetto per il regista, perché gli ingredienti giusti ci sono: avventura, azione, passione e fede, in una storia che racconta la lotta e la conquista della libertà. Infine, il sogno di una patria. La sceneggiatura s’ispira direttamente al Libro dell’Esodo. Spielberg l’ha già letto, ma per ora non ha ancora deciso.
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