lunedì 13 agosto 2012
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Sotto la torre rossa dell’Arcelor-Mittal Orbit, simbolo dei Giochi con le sue geometrie complesse, è nato a sorpresa il “modello Londra”. Si è concretizzato in due settimane nelle magliette viola dei 70 mila volontari di tutte le razze, eroi anonimi che con 8 milioni di ore gratuite di lavoro hanno reso possibile un evento pensato in tempi di boom e realizzato con la recessione.Il modello è fatto anche dal fiume colorato di migliaia di persone - la maggior parte famiglie - riversatesi all’Olympic park o sedute davanti a maxischermi in città, in preda a una febbre sportiva mai vista, per sentirsi parte di un evento collettivo che ha segnato l’appartenenza alla città-mondo di tutte le comunità etniche dopo le violenze di un anno fa. Dai giamaicani ai somali ai pakistani, tutti hanno gioito sia per il Team britannico che per la propria nazionale. Anche questo è il modello Londra. Cosa resterà di questa grande esperienza sportiva e morale e dei suoi luoghi simbolo? La Torre, anzitutto. Progettata dall’archistar anglo-pakistana Anish Kapoor e donata dal magnate indiano dell’acciaio Lakshmi Mittal, con i suoi 115 metri è il più alto edificio del Regno Unito. Appartiene all’eredità olimpica promessa dal governo ai londinesi dell’est, la zona più povera della metropoli, scettici sul futuro perché storicamente quando un’area viene riqualificata, i poveri sloggiano. Ed entro il 2014 tutta Stratford sarà ridisegnata. Con il potenziamento della rete dei trasporti, il quartiere diventerà uno snodo strategico, in previsione gli sponsor hanno già aperto qui il più grande centro commerciale del Regno.Quanto agli impianti sportivi, per la filosofia sostenibile adottata ai Giochi, spariranno o saranno ridotti. Lo stadio olimpico teatro delle gesta di Bolt e Rudisha ospiterà la squadra di calcio del West Ham, mentre l’Aquatics Centre, dove Phelps è entrato nella leggenda, e il Velodrome diventeranno accessibili al pubblico. Per la prima volta nella storia olimpica verrà smontato il palazzetto del basket, rimpiazzato da un villaggio residenziale. La struttura potrebbe venire trasferita in Brasile per essere riutilizzata tra quattro anni se i costi di trasporto lo consentiranno.Parte del sito diventerà un parco, mentre il villaggio olimpico ospiterà condomini. Il comitato cittadino dei London Citizens, attivo nei quartieri e al quale aderiscono le parrocchie cattoliche, preme perché il 40% degli alloggi sia destinata ai residenti poveri. Il sindaco Johnson è d’accordo, meno i costruttori perché il mercato immobiliare a Londra non cala mai.«La situazione sociale – nota monsignor John Armitage, vicario della diocesi di Brentwood e presidente delle iniziative olimpiche della Chiesa cattolica inglese – è drammatica, i centri diocesani per homeless sono pieni. Sosteniamo i Citizens, però buona parte dei poveri si sposterà perché gli alloggi popolari non bastano», Armitage guarda al modello Londra come leva per l’East End. «Mi ha colpito il volontariato e l’entusiasmo, soprattutto delle famiglie. Le Olimpiadi sono state una dimostrazione di altruismo, gratuità, lavoro di squadra, buona volontà e spirito di sacrificio da parte della gente comune. Sono i valori che aiutano a compiere grandi imprese, aiuteranno anche la gente di questi quartieri. La tregua olimpica ha retto nei quartieri più violenti non solo per la presenza della polizia, ma perché le Olimpiadi hanno avviato la trasformazione di questa città da multirazziale a interculturale. Ognuno conserva le proprie radici, ma si identifica nei valori comuni». Londra potrebbe diventare un modello anche per le periferie europee? «Certo, lo sport è un mezzo straordinario per trasmettere valori e creare comunità, era la visione di Giovanni Paolo II».E il volontariato? Francis Davis, cattolico, uno dei maggiori esperti britannici di terzo settore, lo considera la chiave del successo. «Tutti parlano di sponsor e business, ma queste Olimpiadi sono anche la vittoria della Big Society, di cittadini che si sono rimboccati le maniche. È nato qualcosa di nuovo, un modello Londra che spero la politica non rovini». E la Chiesa? «Ha dato un grande contributo. Deve continuare a portare ai Giochi il suo messaggio, che unisce i valori dello sport alla fede e alla carità. Tanto più che a Rio prima delle Olimpiadi 2016 si terranno nel 2013 la Gmg e nel 2014 i mondiali di calcio».La sensazione è che stasera la cerimonia di chiusura non spegnerà le speranze che la torcia olimpica ha acceso, non solo nell’East End.
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