sabato 2 aprile 2016
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Si corre, non si è mai smesso di correre e, probabilmente, vorranno anche fare festa, perché domani il Giro delle Fiandre - una delle cinque classiche monumento del ciclismo mondiale con Sanremo, Roubaix, Liegi e Lombardia - taglia il traguardo delle cento edizioni e la ricorrenza va festeggiata come si conviene. È la corsa che rappresenta un Paese, quel Belgio ferito e per certi versi anche deriso, dopo gli attentati di Bruxelles e poi costretto a piangere anche le morti di due giovani speranze del ciclismo: Antonine Demoitié, 25 anni caduto alla Gand-Wevelgem e travolto da una noto e Daan Myngher, 21 anni morto per un attac- co cardiaco in Corsica al Critérium International. Domani si corre, perché così molto probabilmente avrebbero voluto anche questi due ragazzi che della bicicletta avevano fatto la loro professione: 255 chilometri da Bruges a Oudenaarde con 18 muri (di cui 11 in pavé). La prima parte un lungo trasferimento nella campagna fiamminga. Dopo oltre 100 chilometri l’Oude Kwaremont, che aprirà le danze. Il Fiandre è corsa di resistenza e ad eliminazione. C’è chi ha la forza di attaccare, ma sono molti quelli che dovranno fare di tutto per resistere. Occorre il gioco di squadra, ma in corse come queste, in particolare se il tempo sarà brutto e inclemente, la selezione sarà molto più naturale delle strategie di squadra da adottare. Gli ultimi cinquanta chilometri saranno quelli che faranno la differenza, un po’ perché dopo i 200 chilometri vengono fuori i valori di ciascun corridore, ma anche perché i “muri” finali fanno male. Il Koppenberg è posto a 45 dalla conclusione: strada stretta, pietre aggressive e una strettoia in cui sarà importantissimo trovarsi nella testa del gruppo per non rimanere imbottigliati e di conseguenza attardati. Ma saranno il vecchio Kwaremont e il Paterberg, quest’ultimo posto a 12 chilometri dall’arrivo, a dire chi sarà il più forte. Fabian Cancellara insegue il poker (mai nessuno è riuscito a vincere il Fiandre quattro volte), il campione del mondo Peter Sagan vuole dopo la maglia iridata e la Gand-Wevelgem di domenica scorsa, la prima vera classica della sua carriera. Sono loro, anche per gli scommettitori, i fari della corsa, gli uomini da tenere d’occhio e per questo sono quotati a 4.50. Con loro anche il campione uscente, il norvegese Alexander Kristoff (6.50), il polacco Michal Kwiatkowski (9.00) ed i belgi Sep Vanmarke e Greg Van Avermaet (11.00). Ma occhio anche a gente come il ceco Zdenek Stybar (17.00) e l’olandese Niki Terpstra (21.00), qualora non dovessero lavorare per Tom Boonen, che anche lui al pari di Cancellara insegue il poker. E gli italiani? Tanti buone spalle al servizio di capitani stranieri. Matteo Trentin, Daniel Oss e Manuel Quinziato tanto per fare qualche nome. Ma anche Marco Marcato e Filippo Pozzato, quest’ultimo piuttosto in palla e forse l’unico davvero libero di correre come può e come gli viene. Il Belgio è pronto alle celebrazioni, in forse la presenza del Re Filippo, in un primo momento data per certa. Altissimo il livello di attenzione. Si attendono sulle strade oltre un milione di appassionati, l’allerta è massima. I servizi segreti stanno lavorando da giorni e pare che molti tiratori scelti e artificieri domenica si mescoleranno in incognito tra la folla. L’augurio più vero che ci sentiamo di fare è che il Fiandre sia davvero un compleanno di festa. Senza incidenti e polemiche. Il ciclismo, per questo, ha già dato. © RIPRODUZIONE RISERVATA È la corsa che rappresenta un Paese, quel Belgio, oggi ferito e blindato dopo gli attentati di Bruxelles, che piange anche le morti di due giovani speranze della bicicletta: Antonine Demoitié e Daan Myngher Cancellara in testa sul Koppenberg
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