sabato 11 luglio 2015
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Colpire di punta per chiudere vittoriosamente l’assalto. Attaccare, parare e rispondere, per poi infilzare il corpetto dell’avversario. Il fioretto è l’arma più raffinata della scherma, quella dove contano tecnica e astuzia, mente sopraffina e braccio fermo. Ai recenti Europei di Montreux sul gradino più alto del podio è salito l’azzurro Andrea Cassarà, che ai prossimi mondiali di Mosca andrà a caccia della sua undicesima medaglia iridata. Cassarà, che Mondiale dobbiamo aspettarci?«Spero un Mondiale esaltante. È l’ultimo appuntamento di una stagione fitta di impegni, dove ho già raccolto tanto lungo il percorso, ma a Mosca voglio togliermi la soddisfazione finale per poi andare in vacanza rilassato».Nella scherma ogni anno si celebrano Mondiali ed Europei. Non sarebbe meglio la cadenza biennale e l’alternanza tra le due manifestazioni?«No, non penso. Un atleta ha bisogno di gareggiare ad alto livello per avere sempre nuovi stimoli e migliorarsi di continuo. Ben vengano quindi i grandi appuntamenti tutti gli anni».Aver vinto l’oro continentale un mese fa la rende il favorito anche per il titolo iridato. Avverte un po’ la pressione?«Assolutamente no. Ogni gara fa storia a sé, bisogna essere concentrati fin dalle qualificazioni e rispettare tutti gli avversari. Nella scherma si gareggia contro l’uomo e non contro un cronometro o un’asticella. Quindi non hai mai il conforto di avere nelle gambe un tempo o una misura che ti possono garantire un piazzamento. Sottovalutare il rivale solo perché il suo ranking è basso potrebbe essere letale».Confida in un tabellone favorevole?«Tutto è relativo. Dipende molto da come stai il giorno della gara e dallo stato di forma dei tuoi avversari. Sarà una prova dura, il cui risultato, positivo o negativo, dovrà essere digerito alla svelta, perché dopo due giorni si tornerà in pedana per la gara a squadre».A Mosca la prova per nazioni concederà il pass per i Giochi olimpici...«Dovremo affrontarla col piglio giusto. In squadra l’atmosfera è buona. Giovedì nella prova individuale gareggeremo tutti contro tutti, ma domenica la rivalità verrà meno e tireremo con un unico obiettivo: vincere l’oro e portare l’Italia a Rio».A proposito di cinque cerchi, lei ha vinto due ori a squadre ad Atene 2004 (più un nbronzo individuale a 20 nell’edizione greca) e a Londra 2012. Le manca la vittoria individuale?«Sarebbe la ciliegina che decorerebbe in maniera indelebile la torta della mia carriera. Per uno sportivo vincere alle Olimpiadi è il massimo. Riuscirci insieme ai tuoi compagni è molto bello, ma conquistare l’oro individuale penso sia qualcosa di stupendo. Ci proverò a Rio, ma se non dovessi riuscirci ci riproverò...».A 31 anni e con un passato già glorioso alle spalle quanta voglia ha ancora di gareggiare?«La scherma, e il suo mondo, è la mia vita. Non mi vedo al di fuori di questo ambiente. Continuerò ancora per diversi anni e poi mi piacerebbe allenare».Ha già provato a calarsi nel ruolo di tecnico?«Qualche volta ho dato piccoli consigli ai bambini, nulla di più».Come sta evolvendo una disciplina come la scherma?«Come in molti altri sport il lato fisico sta prendendo il sopravvento. La tecnica farà sempre la differenza, però la preparazione atletica sta diventando un elemento assolutamente decisivo».E per stare al passo con la “fisicità” lei quanto si allena?«Quando non ho le gare passo in palestra dalle cinque alle sei ore al giorno, tutte le settimane. Solitamente faccio una seduta di esercizi fisici e una con l’arma in pugno».Perché ha scelto il fioretto?«Semplicemente perché era l’arma insegnata nella palestra di Brescia, dove sono entrato per la prima volta a 5 anni. Mi è piaciuto e non ho più cambiato. Adoro quello che faccio e i sacrifici non mi pesano».Sfrutta tecniche particolari per favorire la concentrazione?«Ognuno ha i suoi metodi. Io quando sono in pedana mi estraneo dal mondo e penso solo a come battere il rivale. Sono molto scaramantico, nel senso che ripeto sempre alcuni gesti, come salire in pedana dallo stesso lato».La scherma è una miniera di medaglie olimpiche, ma la maggior parte degli italiani vi segue solo una volta ogni quattro anni. Le dà fastidio questo silenzio mediatico?«Non mi interessa affatto. Io penso solo a gareggiare. Non è mio compito promuovere la scherma in giro per il Paese. A questo devono pensare gli altri...».Sia sincero, “invidia” qualcosa ai calciatori che sono sempre al centro delle attenzioni?«Assolutamente no, sono contento di essere uno schermidore e ringrazio chi mi consente di fare ogni giorno questo fantastico sport».Di recente è stato coinvolto in una vicenda giudiziaria che poi si è conclusa positivamente per lei. Ne ha risentito in pedana?«Non mi faccio distrarre da cose infondate, per me esiste soltanto il mio lavoro».Chi è Andrea Cassarà scenda dalla pedana?«Un ragazzo normale, molto attaccato alla famiglia. E uno studente che non definirei modello. Studio Scienze motorie a Milano, mi mancano cinque esami, ma ancora non penso alla tesi».Il suo sogno sportivo per il futuro?«Mi piacerebbe partecipare alla Mille Miglia. Sono un appassionato di motori e poter girare l’Italia a bordo di una macchina d’epoca credo sia un’esperienza bellissima che mi piacerebbe provare».
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