venerdì 10 marzo 2017
"Socialmente pericolosi" con Marchioni e Cerlino, è una storia vera tra crimine, malattia e solidarietà
Vinicio Marchioni e Fortunato Cerlino in una scena di "Socialmente pericolosi"

Vinicio Marchioni e Fortunato Cerlino in una scena di "Socialmente pericolosi"

COMMENTA E CONDIVIDI

L’amicizia nata fra un giornalista televisivo e un boss della camorra ergastolano, il tema della malattia di chi sta in carcere, la nascita di un’associazione per dare una speranza ai ragazzi dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Questa è la storia vera raccontata dal film Socialmente pericolosi, prodotto da Massimo Spano e Michelangelo Film con Rai Cinema, scritta e diretta dallo stesso protagonista, il regista Fabio Venditti, ora nelle sale. Già inviato della Rai e poi giornalista per Mediaset, in occasione di un reportage sul carcere di Sulmona nel 2005 Venditti conobbe il boss della camorra Mario Savio, con cui scrisse per Mondadori il libro La mala vita. In un doppio piano narrativo, viene raccontata in questo appassionato film da una parte la vicenda umana, affidata a due attori credibili e nella parte, Vinicio Marchioni (il Freddo di Romanzo criminale) che interpreta l’inviato Fabio Valente, e Fortunato Cerlino (il boss di Gomorra) nel ruolo dell’ergastolano Mario Spadoni. Dall’altra, più documentaristica, vengono inseriti frammenti di interviste ai ragazzi dei Quartieri Spagnoli che hanno fatto parte di due speciali del Tg2 andati in onda nel 2013. Mentre le parti di sceneggiatura ambientate in carcere, sono state scritte e interpretate dagli attori del Teatro Stabile Assai di Rebibbia.

Ne risulta un racconto credibile e appassionante, che vede crescere la fiducia fra i due uomini, durante la stesura del libro che racconta la terrificante guerra di camorra degli anni ’80. Il boss però lo dice apertamente, non è un pentito, «non sarei un uomo», lasciando aperto uno spiraglio di ambiguità (che porterà più avanti a cocenti delusioni nel giornalista) in una relazione umana e d’amicizia profonda. Che si rinsalda quando all’ex boss viene diagnosticata una patologia gravissima quasi allo stadio terminale e il suo nuovo amico si sente in dovere di combattere affinché riceva cure adeguate. Per rendere possibile un trapianto, è disposto addirittura ad ospitarlo agli arresti domiciliari nella sua casa di Roma, dove vive con la moglie (una intensa Michela Cescon) e la figlia 15enne. «Devo ringraziare mia moglie, che mi ha supportato nelle mie follie. Ma per me prima del carcerato viene l’uomo – aggiunge il regista –. E in carcere spesso non ti curano adeguatamente e si muore. Io rivendico il diritto alla salute di ogni uomo, anche del peggior criminale». Un uomo che risulta simpatico e intelligente, questo Mario, quanto purtroppo incapace di allontanarsi dalla sua vecchia vita criminale. Un uomo che però ha aiutato Fabio a mettere in piedi un progetto di studio e lavoro per i ragazzi di strada di Napoli dal titolo “Socialmente pericolosi” appunto. «Lo ha fatto chiedendomi anche di aiutare suo figlio a uscire da una strada pericolosa. Solo lui poteva introdurmi in questo mondo durissimo – ci racconta il giornalista romano –, con delle regole tutte sue. Un mondo chiuso, un ghetto in cui gli stessi ragazzi si sentono segregati perché rifiutati. Invece, al pari dei migranti, vale anche per loro il discorso dell’integrazione».

Per questo la scuola per i mestieri dell’audiovisivo organizzata dal regista Venditti diventa un’apertura sul mondo. Nelle toccanti testimonianze dei veri reportage, Le compagne di Gilda e Quartieri Sagnoli Italia, Giuseppe, Mariano, Carmine, Gennaro si raccontano, spavaldi e disillusi, rassegnati ad una prospettiva di vita nella delinquenza. E invece caparbiamente, Venditti/Marchioni decide di aprire la loro mentalità. «Portai otto ragazzi in giro per l’Italia, da nord a sud, a filmare realtà molto belle, ma anche il dramma dei terremotati di Finale Emilia ed in realtà peggiori delle loro» continua il regista, felice del lavoro fatto, ma anche consapevole delle difficoltà di un ambiente duro, in cui a contare sono solo i soldi e la legge del più forte. Alcuni dei protagonisti hanno proseguito per la loro strada, qualcuno è finito in prigione, ma altri, per fortuna, hanno trovato un lavoro, tra questi il figlio minore di Savio che ora gestisce un bar a Napoli mentre uno, Carmine Monaco, è diventato un vero attore, nelle due serie di Gomorra. A proposito della quale Venditti, che ha intenzione di allargare il progetto abche alle ragazze, dice: «È una grande fiction, che racconta una realtà durissima che è così. Anzi, oggi è ancora peggio perché certe zone sono ostaggio di bande di 16enni fuori controllo dalla pistola facile.

Ma Saviano ha torto su una cosa: quando dice che Napoli è una città senza speranza e che i giovani hanno solo due strade: diventare delinquenti o andarsene. Non è così, occorre lavorare per dargli una speranza, come fanno tante associazioni e tantissimi parroci in prima linea». Venditti spera che Socialmente pericolosi sia visto soprattutto dai giovani (l’elenco della sale in cui viene proiettato su http://socialmentepericolosi. it/proiezioni/) e ammette: «Io sono ateo, ma ammiro la Chiesa che è sensibilissima al tema del carcere. Basti ricordare le indimenticabili visite ai carcerati di Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e papa Francesco. La Chiesa fa quello che non fanno i politici in questa Italia giustizialista. Politici che non hanno capito che la durezza della pena inasprisce solo le persone. Lo dimostrano le statistiche: chi sconta tutta la pena in cella ha un tasso di recidiva a delinquere del 70%. Chi invece è uscito con dei permessi per lavorare ha un tasso del 12%». Dignità e umanità in carcere, anche al femminile. Lo racconta il bel documentario “ad altezza di bambino” Ninna Nanna prigioniera. La regista Rossella Schillaci affronta il delicato tema della maternità in carcere, tanto da ricevere il patrocinio di Amnesty International Italia. Il film è stato girato all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino dove la regista ha ripreso per più di un anno le mamme carcerate e i loro piccoli. Italiane, rom e straniere, queste donne le sentiamo tutte vicine a noi e meritevoli di una condizione dignitosa per loro e i loro figli. In un ambiente chiuso e claustrofobico, la tenerezza della maternità e la gioia dei bambini, compiono il piccolo miracolo di far fiorire la bellezza della vita oltre le sbarre. Anteprime a Roma il 15 marzo al Cinema Apollo 11 e il 18 marzo a Milano allo Spazio Oberdan, nelle altre sale in primavera.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: