sabato 12 settembre 2015
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Adesso tocca a quell’Italia che a torto viene definita minore e che invece è lo specchio più autentico del Paese dei mille campanili, delle identità forti, del nostrano genius loci che incanta il mondo. È la “provincia” la vera protagonista della sfida per la Capitale italiana della cultura. Dieci sono le città fuori dagli odierni grand tour (e anche poco conosciute da gran parte degli italiani) che si stanno contendendo il titolo del 2016 e del 2017 assegnato (e ideato) dal ministero dei Beni culturali: Aquileia, Como, Mantova, Parma, Pistoia, Pisa, Spoleto, Terni, Ercolano e Taranto. Ai nastri di partenza si erano presentate in ventiquattro, ma solo una rosa ristretta è riuscita ad accedere all’ultima fase. Entro martedì le finaliste dovranno consegnare i loro progetti definitivi in base ai quali una giuria indicherà i nomi delle Capitali per i prossimi due anni. Il responso arriverà fra ottobre e dicembre.

I municipi in lizza hanno già presentato un primo dossier di candidatura la scorsa primavera. Incartamenti in cui le città si raccontano, immaginano il loro futuro prossimo, svelano speranze e aspettative che tradurranno nel concreto se verranno scelte come simbolo dell’Italia “culturale” e se giungerà il milione di euro concesso a ciascuna vincitrice. Il comune denominatore dei progetti è l’intento di fare andare a braccetto un passato (spesso glorioso) con l’innovazione e la creatività. Certo, è singolare che i documenti pullulino di vocaboli inglesi come workshop, outdoor o governance. Quasi che una futura Capitale non sia in grado di parlare la lingua del Paese che vuole rappresentare.

Le narrazioni che le dieci finaliste fanno di sé rivelano come intendono presentarsi sulla ribalta nazionale.

 

Aquileia_1_47646756.jpgAQUILEIA

Aquileia, città-ponte che lega il suo nome all’Impero Romano e al suo patriarcato, ha come slogan «Archeologia ferita». L’idea è quella di esaltare i suoi tesori e portare nel terzo millennio i valori della convivenza e del dialogo che l’hanno contrassegnata. In cantiere il progetto di far entrare nel Museo della città opere d’arte di Paesi dove la cultura dell’incontro è a rischio: dalla Tunisia all’Iraq. Poi ecco l’“Aquileia archeofest”, l’“Aquileia film festival” con pellicole a tema archeologico o la rievocazione “Tempora Aquileia” con quattrocento celti e romani del 181 a.C., anno di fondazione della città.

 

com_.jpgCOMO

La Lombardia esprime due pretendenti. Como si affida alle note di Vivaldi. «Estro armonico: le stagioni del lago» è il filo conduttore della candidatura che unisce anche Cernobbio e Brunate con l’obiettivo di creare un distretto culturale lungo le sponde. Ad animarlo una «fabbrica della creatività». Il programma prevede che la primavera sia nel segno del teatro e della musica; che l’estate poggi sui festival all’aperto con le associazioni in prima linea; l’autunno abbia come riferimento le scuole; e l’inverno sia dedicato alla ricerca con una serie di laboratori. Icona sarà Alessandro Volta, l’invenzione della pila, il cui genio verrà illustrato nel Tempio Voltiano.

 

mantova_47646759.jpgMANTOVA

Mantova torna in gara dopo aver affrontato la competizione per la Capitale europea della cultura nel 2019 (vinta da Matera). Orgogliosa del suo “Festivaletteratura”, si propone come città «smart & human» capace di coniugare tecnologia e impronta rinascimentale dove l’uomo è il perno delle relazioni, del bello e dei saperi. Il suo museo diffuso verrà spiegato con totem multimediali. E poi si punta sul Museo del tempo nella Torre dell’orologio, sulla passeggiata archeologica in piazza Sordello, sul recupero del Palazzo del Podestà. Un’attenzione particolare è riservata a famiglie e bambini, mentre il cartellone delle iniziative guarda alla storia ma anche ad ambiente e gusto.

 

Parma_47646760.jpgPARMA

Parma sogna di celebrare nel 2017 i suoi 2200 anni di storia con il titolo di Capitale in tasca. «Cultura in ascolto» è il leitmotiv di un comprensorio che rimanda all’arte di Correggio o alla musica di Verdi. La città intende dare vita a un nuovo «equilibrio fra tradizione e attualità», ma anche diventare luogo per aggregare i talenti. Il tema dell’ascolto viene declinato nella letteratura, nella moda, nel disegno, nel “suono verdiano” (festeggiando anche i 150 anni della nascita di Toscanini), nel digitale. Il centro storico accoglierà un “eco museo urbano” e sorgerà un distretto del cinema nel nome di Bertolucci.

 

pistoia.jpgPISTOIA

In Toscana sono due le rivali. Pistoia è la città dei festival (dal “Pistoia blues” alle rassegne di antropologia “Dialoghi sull’uomo” o delle trasformazioni urbane “Leggere la città”). Nell’anno della Capitale è in agenda una mostra sullo scultore Marino Marini e poi verrà messa a fuoco l’eredità del gesuita missionario Ippolito Desideri, profeta del dialogo interreligioso. Previsto il recupero dell’antico ospedale del Ceppo, delle mura urbane e lo sviluppo di Palazzo Fabroni come centro d’arte.

 

Pisa_47646761.jpgPISA

Per Pisa la partita della Capitale della cultura è la premessa per superare l’assunto che la identifica come “città della torre pendente”. Terra di università e di istituti di ricerca, ma anche antica Repubblica marinara e culla di Galileo, Fibonacci e Fermi, scommette sul tema «Navigazione fra tradizione e innovazione». Ideati un percorso 3d in piazza dei Miracoli, il festival degli artisti di strada, le mostre sui pre-raffaelliti e sulle certose. Poi la Cittadella galileiana sommerà cultura e scienza, mentre il Polo delle arti contemporanee ospiterà le residenze per artisti.

 

spoleto_47646763.jpgSPOLETO

Derby anche in Umbria. Spoleto si lancia come «città ideale» prendendo a prestito le visioni di Gian Carlo Menotti che qui ha voluto il Festival dei due mondi. Il dossier ha per titolo «Spoleto porta delle culture. Città modello di pace e civiltà» e, ispirandosi alla Gerusalemme celeste, articola l’itinerario in dodici porte attraverso cui transitano altrettanti ambiti: ad esempio, la porta della giustizia richiama il carcere o quella dei talenti la formazione, la lotta alla povertà e la scuola. Di fatto Spoleto vuole essere un prototipo in cui la cultura è il motore di ogni scelta.

 

Terni_47646765.jpgTERNI

«Visita l’Umbria. Sperimenta a Terni» è il motto della città in cerca di un nuovo modello di sviluppo dopo quello caratterizzato dalla grande fabbrica con i suoi poli siderurgici e chimici. L’intuizione è far poggiare la nuova polis creativa sulle atmosfere industriali. Così i tre assi del programma culturale sono il ferro, l’acciaio e il titanio che diventano spunti per parlare di archeologia, universo femminile, occupazione (con il Festival del lavoro), cinema (nell’ex stabilimento di Papigno dove è stato girato il film Oscar “La vita è bella”).

 

taranto_47646764.jpgTARANTO

Altra capitale dell’acciaio in corsa è Taranto, già scesa in campo per il titolo del 2019. Prefigurando la sua «risurrezione», eleva a simbolo del riscatto il recupero del Borgo antico con il suo Palazzo Delli Ponti, sigillo della Taranto vecchia, in cui nascerà un hub culturale. Fondata dagli spartani e fra le maggiori colonie della Magna Grecia, ha varato il brand «Taranto città spartana». Radici che verranno rievocate con mostre, manifestazioni sportive, kermesse fra cui lo “Spartan festival” (fra musica, poesia, arte e teatro). Anche il creato troverà il suo spazio nei “Viaggi verdi” fra natura e mito o nel Festival della dieta mediterranea.

 

Ercolano_47646758.jpgERCOLANO

Scavi, Vesuvio e ville sono le icone di Ercolano. «La storia è il futuro», slogan della candidatura, mostra l’intenzione di rinascere con interventi culturali «creativi e sostenibili» che leghino archeologia, mare, tradizioni e tecnologia. Diventa simbolo di questo disegno il Museo archeologico virtuale insieme con l’Osservatorio vesuviano, la più antica specola vulcanologica del mondo.  

 

LA GARA FRA MUNICIPI

Una Capitale italiana della cultura per ciascun anno. L’idea di eleggere una città a simbolo della Penisola era venuta all’allora premier Enrico Letta sulla scia del percorso che aveva mobilitato 21 Comuni italiani per la sfida della Capitale europea della cultura del 2019. Un progetto ripreso dall’attuale ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e divenuto realtà grazie alla legge Art Bonus che concede un milione di euro alla vincitrice. Per il 2015 il titolo è stato assegnato “ex aequo” alle cinque finaliste della competizione europea (sconfitte da Matera): Ravenna, Siena, Perugia, Cagliari e Lecce. Per il 2016 e il 2017 si sono candidate 24 città. Dieci sono quelle che hanno superato il prima selezione. La giuria designerà la Capitale del 2016 entro il 30 ottobre e quella del 2017 entro il 15 dicembre.

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