giovedì 16 settembre 2010
La doppietta dello svedese maschera le lacune ancora evidenti dei rossoneri. Boateng fra i migliori in campo.
- La Roma non esce dal tunnel
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Ieri nell’Inter, oggi nel Milan, domani chissà. Quando le cose vanno storte date la palla a Zlatan Ibrahimovich: qualcosa di straordinario inventerà. Così, in perfetto stile nerazzurro di un paio di stagioni fa, lo spilungone svedese ha inventato il successo rossonero con una doppietta che trasforma nel migliore dei modi il debutto in Champions e maschera le lacune ancora evidenti di un Milan che prima del terrificante uno- due brancolava in uno stato confusionario accompagnato da sonori fischi. Mettiamola così: la stagione è appena partita, il Milan pseudo-stellare è un cantiere, l’acuto di Ibrahimovich regala sorrisi e proietta tutti quanti nel futuro. Esaurite lodi e giustificazioni, prendiamo atto che per la  squadra di Allegri non sono tutte rose e fiori. Che i rossoneri, intesi come insieme e non genialità di un singolo (Ibra), sono lontano e non poco dal minimo sindacale. La squadra più titolata al mondo, definizione patronale, non ne azzeccava una in Champions a San Siro da tre anni. Tanti.Stavolta ce l’ha fatta. Ma non è sembrata un fulmine di guerra, attanagliata nei propri difetti (strutturali) che i nuovi arrivati (il meglio a parte Ibra è offerto da Boateng subentrato all’infortunato Ambrosini, Robinho è partito dalla panca) per il momento non hanno risolto, almeno sul piano della coralità e dell’efficacia dei reparti. Va da sé che il Milan dei tanti, troppi giocolieri patisca all’inverosimile le incursioni avversarie. Ma con lo svedese che in pratica gioca da solo e da solo  risolve le partite, nulla è precluso:in questo senso il  Milan delle stelle è un ipotesi non lontana da certezze. Nel conto finale l’Auxerre in 90’ di sane e oneste corse, accompagnate da indicibili strafalcioni (clamoroso l’errore di Langil a 2 metri da Abbiati, ma c’è anche un legno di Coulibaly), ha fatto più o meno come l’anti-Inter di casa nostra. Prima del vantaggio acuti e potenzialità balistiche si sono registrati  con evidente pressapochismo. Spicca l’eccezionale combinazione terminata con doppia conclusione di Boateng e Pato. Nella ripresa Pirlo stava per metterla da lontano, ma siamo sempre nel campo delle confusioni capitalizzate in qualche lampo. Tornando ad Ibra, il nuovo fenomeno rossonero sembrava non pervenuto. Pochi palloni, nessuno in porta, movimenti ridotti all’osso, generosità vicino allo zero. Lui è fatto così. Quando pare sparire d’improvviso riappare con invenzioni geniali, inaspettate, in controtendenza rispetto alla squadra e alla sua stessa prestazione. Minuto 21: assist di Boateng, lo svedese insacca sotto porta. Qualche istante dopo: contropiede fulmineo di Ronaldinho, palla ad Ibra, gran colpo felpato e diagonale preciso su cui il portiere francese non può nulla. Il Genio è tornato a Milano.
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