La sede e le dateLa 28ª edizione del Salone Internazionale del Libro si tiene al Lingotto Fiere (via Nizza 280, Torino) da giovedì 14 a lunedì 18 maggio, con orario 10-22 (10-23 nei giorni di venerdì e sabato).
Il tema“Le meraviglie d’Italia” è lo slogan dell’edizione 2015, che si focalizzerà sul paesaggio italiano, i monumenti e i tesori Unesco, l’innovazione, l’eccellenza italiana nei tanti campi della creatività storica e contemporanea e il suo posto nell’immaginario del nuovo planisfero globalizzato.
Il bigliettoL’intero costa 10 euro, mentre per il ridotto si scende a 9 euro.
In reteDal sito della manifestazione (www.salonelibro.it) è possibile scaricare la “app” che permette di consultare tutto il programma, la mappa, il catalogo espositori e di costruirsi il proprio programma di eventi e visite personalizzato. Il Salone è presente anche su Twitter, all’indirizzo @SalonedelLibro.
Il motivo che portò Don Quijote ad andare fuori di senno e ad intraprendere le sue mirabili quanto folli e inutili avventure era stato la lettura. Anzi, per esser corretti, quella era la questione centrale della sua particolarità e il si poteva intuire sin dal titolo El Ingenioso Hidalgo Don Quixote De La Mancha, compuesto por Miguel de Cervantes Saavedra. Cervantes pubblicò il romanzo in fasi successive dal 1605 al 1615, l’anno prima di morire settantenne. Ebbe egli la fortuna di vivere quel momento particolare della storia occidentale nel quale la rapida evoluzione della stampa aveva portato la diffusione del libro ad una dimensione numerica che nessuno, un secolo prima, si sarebbe potuto immaginare. La follia del Quijote nasce proprio in queste innovative circostanze. Passa egli il tempo nella sua residenza a leggere tralasciando ogni impegno serio: «Se daba a leer libros de caballerías con tanta afición y gusto, que olvidó casi de todo punto el ejercicio de la caza, y aun la administración de su hacienda… Con estas y semejantes razones perdía el pobre caballero el juicio». Ciò che è sorprendente nella descrizione di Cervantes è che oggigiorno la medesima descrizione si potrebbe adattare alla passione di alcuni signori maturi che dimenticano i piaceri della vita terrena per perdersi in internet. Dimenticarsi quasi del tutto l’esercizio della caccia per un Hidalgo del Siglo de Oro era cosa impensabile, come per un cinquantenne d’oggi dimenticarsi la partita della domenica per farsi fagocitare dalla navigazione cibernetica. Internet ha inventato, a dire il vero tuttora con poco successo, il cosmo di Second Life, un mondo parallelo dove tutto si può fare, anche guadagnare danari illusori come in un sogno rappresentato e vissuto. Tutto ciò perché nei meandri della biblioteca infinita cartacea, compresa quella di Babele che fantasticava Borges, così come nel cuore della biblioteca virtuale, l’infinita quantità di stimoli genera le vertigini. Eppure pochi anni prima che il Quijote iniziasse la sua perversa avventura, nel cuore della Francia l’umanista Michel Eyquem de Montaigne aveva già avvertito la questione quando sosteneva: «Mieux vaut une tête bien faite qu’une tête bien pleine». La testa del Quijote è ben piena ma tutto il racconto picaresco che la descrive lascia intendere che non fosse del tutto ben fatta. Viviamo oggi un’epoca feconda della quale non abbiamo ancora percepito la radicale forza innovativa. Le biblioteche pubbliche della città di Milano contano, tutte messe insieme, dai due milioni e mezzo a tre milioni di libri; la Library of Congress a Wahington, oggi la maggiore del mondo, raccoglie 37 milioni di libri, oltre a 3.5 milioni di dischi e nastri, 14 milioni di fotografie, 7 milioni di fogli di musica e 69 milioni di manoscritti ma è in realtà battuta in dimensione dal sistema integrato delle università di California, le quali contano tutte assieme oggi circa un centinaio di milioni di libri e fascicoli, tutti classificati. Già oggi molti di questi libri sono passati sotto lo scanner e sono leggibili sullo schermo del computer: Galica, il sistema numerico della «Tgb», la Très Grande Bibliothèque parigina, ne offre alcune centinaia di migliaia a libera consultazione; la Library of Congress alcuni milioni ma solo per chi ha la chiave di accesso. Nella Fiera del Libro di Francoforte del 2004 Google annunciava il proprio progetto di scannerizzazione dei libri. Promette ora di fornire entro la fine della presente decade, avendo già per ora superato 30 milioni di libri scannerizzati, il numero incredibile di 130 milioni di testi da consultare. Ovviamente si tratta qui sempre di testi con i diritti d’autore già scaduti, quindi pubblicati circa più di settant’ anni fa. Ma questo vi consente di leggere la prima edizione della Monadologie di Leibniz e scoprire che è scritta in francese. Siamo alle soglie d’una nuova ipotesi di follia per una masnada infinita di Don Quijote? Assolutamente no! I diritti d’autore sono per il momento ancora rispettati e ciò consente la sopravvivenza degli autori. La quantità infinita di testi sta però generando una nuova intelligenza e un nuovo meccanismo d’apprendimento. I ragazzi d’oggi non sono più tenuti a sapere la data esatta del Trattato di Vestfalia ma solo a percepirne l’importanza fondamentale per gli Stati d’Europa: in ogni momento possono conoscere di più digitando il telefonino. Torna fondamentale la questione della «tête bien faite». Tutta la didattica di domani, Università compresa, dovrà prenderne atto. È questa la prossima rivoluzione dell’insegnamento e del sapere. E siccome la cornucopia dell’ informazione non è monolinguistica, il sapere sempre di più sarà riservato a chi, con una testa ben fatta, sarà pure in grado di paragonare i testi e le informazioni in più d’una lingua. Ma nondimeno il buon vecchio libro cartaceo resiste. Ha esso una curiosa forza fisica e magnetica. Più d’una volta mi è capitato di aprire un libro per caso e di cadere sulla pagina che mi serviva, spesso in un volume che neanche ben sapevo da dove mi era pervenuto. Aprire a Milano in una serata calda e piena di zanzare un volume dell’opera omnia di Goethe in una bella edizione guglielmina e cadere sul «Coro degli Insetti» del Faust, dove in modo onomatopeico il grande tedesco le descrive queste zanzare appunto nel «Chor der Insekten», può succedere solo con il libro in casa. E usare questa domestica scoperta per stupire il pubblico in una conferenza tenuta in un giardino ancor più assediato dagli stessi animaletti estivi diventa gioco dell’ intelletto. «God is in details», dicono gli inglesi, e rimane una curiosa Provvidenza nelle pagine dei libri che accompagnano da secoli la nostra contorta civiltà.