martedì 31 maggio 2016
Buddenbrook, anima tropicale
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Tra San Paolo e Rio si estende una costa frastagliata di insenature e di isole in pieno Tropico. Qui una rigogliosa vegetazione da foresta primaria con macachi, tucani e bejaflor, 'bacia-fiori' cioè colibrì, distese di mangrovie, un oceano addomesticato da baie e anfratti racconta il Brasile degli indios Tupi, i primi incontrati dai navigatori e poi dai conquistatori portoghesi. In questa costa, in un luogo che si chiama Ubatuba, cioè 'grande canoa' approdò naufrago Hans Staden a metà del 1500 e si salvò per un miracolo di furbizia dall’essere cotto e mangiato dai Tupi. A poca distanza i portoghesi fondarono una cittadina, Paraty che è ancor oggi intatta, un delizioso borgo coloniale, ma che per molto tempo fece funzione di porto per gli schiavi. Il territorio era ricco però di altre risorse, caffè e canna da zucchero.  Qui costruì una magnifica casa grande sul mare il padre di Julia Mann, quella che sarebbe stata la madre di Thomas e Heinrich Mann. Chiediamo di entrare nella 'marina' con porticciolo turistico che oggi occupa buona parte della piccola baia. Non c’è alcuna indicazione che ricordi la storia che si è svolta qui. Ma la Casa Grande è ancora in piedi, anche se malandata, elegantissima con le sue finestre bordate di pietra saponaria e il colore blu e bianco delle pareti e la balconata in legno che la percorre tutta al secondo piano che guarda il magnifico oceano increspato. Una spiaggetta popolata di palme e poi lontane le isole e i promontori che si disfanno nel blu della distanza. Spingendo una porta a pianterreno entriamo nel magazzino. E ci accolgono pieni di ragnatele gli enormi tini in cui fermentava la cachaça. Julia Mann che nacque in questo posto era figlia di Johann Ludwig Hermann Bruhns, fazendeiro di caffè e zucchero di Lubecca, e di Maria Senhorina da Silva, figlia di fazendeiro brasiliani di Angra do Reis, con sangue portoghese e indio. Nella sua biografia Julia fantastica così sulla sua nascita avvenuta nel 1851. La madre arrivata qui in portantina portata dagli schiavi viene «accomodata sotto gli alberi. Donne nere l’assistono e poco dopo presentano al padrone una neonata in mezzo al verso dei pappagalli, allo sguardo dei macachi curiosi e ai minuscoli beja -flor che sembravano raggi colorati che davano profumo alle ombre. La gente del posto la chiamò affettuosamente 'Dodò' e fu battezzata come Julia». Qui crebbe fino ai sei anni, fin quando la madre non morì di parto. Allora fu mandata in Germania, a Lubecca con quattro fratelli e una balia bra- siliana, la schiava Anna, che da allora visse con lei. Julia si sposò a diciassette anni con Thomas Johann Heinrich Mann, ministro dell’economia e delle finanze di Lubecca, unendo il suo temperamento latino ed esuberante e una bellezza scura ed esotica a un carattere prussiano, ordinato e razionale. Ebbero cinque figli, Heinrich, Thomas, Julia, Carla e Vicktor. Il piccolo Thomas ricordava da grande le ninna nanne in Tupi cantate dalla balia Anna. Il marito di Julia morì nel 1891 e lei si trasferì a Monaco con i figli. A cui trasmise un romanticismo appassionato e sensuale, e anche una nostalgia per il Sud che doveva filtrare nell’opera dei due figli scrittori. La sua vita fu però funestata da parecchi lutti, Carla e Julia si suicidarono seguiti in questo da due figli di Thomas, Klaus (anch’egli scrittore) e Michel. I biografi dei Mann hanno molto dibattuto su questi avvenimenti, e sul carattere morboso di molte relazioni all’interno della famiglia. Julia compare nei romanzi del figlio Thomas in varie eroine. Nei Buddenbrook ispirerà il personaggio di Gerda Arnoldsen, nel Doktor Faustus la moglie del Senatore Rodde, nel Tonio Kroger la madre, in Morte a Venezia la madre di Gustav Von Ashenbach. Julia Mann visse seguendo la carriera dei figli di cui era entusiasta sostenitrice, raminga tra vari hotel in cui amava soggiornare. Scrisse una autobiografia Aus Dodos Kindheit, dove descriveva la sua idillica infanzia in Brasile. Morì circondata dai figli in una camera d’hotel nel 1923. I critici dicono che nell’opera di Thomas Mann, ma anche in quella di Heinrich Mann, si respira questo sehnsucht (struggimento), questo bramare doloroso e allo stesso tempo il senso forte di una nostalgia del Sud mitico e sensuale. Prima che la Casa Grande cada su sé stessa, dimenticata dall’avanzare del turismo ricco speriamo che qualcuno la metta in salvo come testimonianza del legame che unisce alla letteratura dei Mann.
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