giovedì 19 novembre 2009
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Considerando la storia di Billy the Kid, il fuorilegge americano del quale ricorrono i 150 anni della nascita, avvenuta a Manhattan il 23 novembre 1859, vien fatto di pensare che la notorietà di un personaggio sia sempre legata alla potente forza dei mezzi di comunicazione. Certo, ai tempi di Billy non esisteva la tv, ma sicuramente ci metteva del suo la carta stampata e lo dimostra il fatto che il fuorilegge restò un «signor nessuno» fino a quando non venne pubblicato il libro che, facendo leva sul sensazionale, dava in pasto ai curiosi la sua rocambolesca vita. Il libro, L’autentica vita di Billy the Kid, era stato scritto da Pat Garrett, lo sceriffo della Contea di Lincoln che aveva messo una taglia di 500 dollari sulla testa di Billy e che aveva organizzato un gruppo di volontari per dargli la caccia. Che si concluse con la morte del temuto fuorilegge per mano di Garrett il 15 luglio 1881.Billy (McCarty di cognome) aveva solamente 21 anni e secondo una leggenda che ha resistito per 50 anni avrebbe ucciso 21 uomini, uno per ogni anno della sua vita. Le cose invece non stanno così. Sembra che le sue vittime siano solamente 3, ma del resto a mettere il naso nella burrascosa vita di Billy si scopre che molti episodi sono stati gonfiati per non dire di altri che non sono mai accaduti.Perfino la biografia che ha creato il personaggio nasconde un peccato d’origine. Garrett, infatti, conclude la sua prefazione con un eloquente «dubiti chi vuole», ma il dubbio non investe solamente la vita del giovane bandito, bensì pure la paternità stessa della biografia. Nel frontespizio figura solamente il nome di Pat Garrett, ma il libro fu scritto a quattro mani perché Garrett si avvalse dell’aiuto del cronista Marshall Ashmun Upson. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che Garrett fosse analfabeta e si servisse di Upson come scrivano, ma la biografia di Billy è da considerare un lavoro congiunto.Bill era un ragazzino vivace, molto attaccato alla madre, servizievole e difensore dei deboli. Dotato di una vivace intelligenza, fu anche un bravo scolaro. Purtroppo quando si arrabbiava, e a quanto pare doveva accadere abbastanza spesso, si trasformava e diventava una furia. L’iconografia tradizionale lo mostra sempre vestito elegantemente, in nero, con stivali lucidissimi e con in testa un gran sombrero con un nastro verde.Difficile stabilire quale fu l’occasione che lo trasformò in fuorilegge, ma sta di fatto che la vita del ragazzo divenne presto una leggenda e molti registi la tradussero in film. Cominciò King Vidor con Billy the Kid nel 1930, poi il Pat Garrett & Billy the Kid (1973) di Sam Peckinpah, famoso per la colonna sonora di Bob Dylan, che vi ebbe pure una particina. Anche Paul Newman dette il volto a Billy in Furia selvaggia (1958) di Arthur Penn.Billy fu sepolto nel cimitero militare di Fort Summer e Garrett assicura che «vi si trova a tutt’oggi intatto», a dispetto degli imbroglioni che hanno sempre mostrato teschi, dita o altre parti del corpo spacciandole per reliquie di Billy the Kid. Fra quanti hanno incontrato Billy troviamo anche una missionaria italiana, originaria di Cicogna (Ge) e conosciuta come suor Blandina o «la suora del West» (al secolo Rosa Maria Segale). Quando seppe della morte di Billy scrisse nel suo diario: «Povero Billy the Kid, termina così la carriera di un giovane che cominciò a scendere la china all’età di 12 anni…». Poco prima aveva scritto che «aveva un’espressione innocente, se non fosse per la ferrea fermezza di propositi, buoni o cattivi che siano, che gli si legge nella coda dell’occhio». Con uno sguardo la suorina del West aveva capito tutto di Billy the Kid.
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