giovedì 5 maggio 2016
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DI FELICE ALBORGHETTI Frontiere blindate, migranti bloccati. Non passa giorno in Italia che non suoni un allarme sul fenomeno migratorio. Da dieci anni invece in Lombardia, molto più di un corridoio educativo, ed indiscusso manifesto dell’accoglienza con lo sport, c’è Bergamondo, il torneo di calcio che coinvolge le comunità di stranieri che abitano nella provincia orobica. Ripartirà anche quest’anno domenica 8 maggio con Albania – Colombia; Moldova – Brasile; Ucraina – Bolivia e Romania – Ecuador. È davvero un Mondiale dell’integrazione nel mese di maggio, con i quarti di finale previsti per il 29 maggio, le semifinali il 5 giugno, e la finale in programma al Comunale di Zanica sabato 19 giugno. Si è dunque aperta, nell’anno della stella, la caccia alla corona di Bergamondo, torneo premiato dal Coni negli scorsi anni tra le migliori pratiche italiane sull’integrazione sportiva ed elogiato dalla Santa Sede, grazie al patrocinio del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Alla Casa dello Sport, in occasione dei sorteggi e della presentazione dell’evento, c’erano alcuni dei protagonisti del grande Mondiale multietnico. Il tre volte pallone d’oro Hamza Ryah, 24enne marocchino, studente all’Università di Bergamo, afferma: «È sempre un’emozione giocare in questo campionato perché è forte e radicato il legame con la terra d’origine. Speriamo di tornare a vincere insieme!». Immancabile il portiere del Ghana Antomab Thomas Christian, pronto a scendere in campo e deciso a conquistare per il terzo anno consecutivo il titolo di miglior portiere del torneo. «Bergamondo è un primo calcio al razzismo sotto il segno dello sport, facilita l’incontro, è una grande festa». Ancor più caldo il bomber Moumini Sare, maglia del Burkina Faso e quei sette gol di un anno fa che gli han permesso di iscrivere il suo nome nell’albo d’oro. «Senza i miei compagni non sarei nessuno, mi sento più italiano che burkinabé, Bergamondo è importante e mi piace perché incontro tanti connazionali ed è bello restare uniti». Tutti vogliono partecipare e vincere. Spiega Konate Dauda della Costa d’Avorio: «Abbiamo sempre partecipato, sette volte in semifinale e mai una vittoria perdendo 4 finali. Quest’anno dobbiamo vincere». Una dedica speciale quella dell’ecuadoregno Darwin Rosales: «Dedichiamo la nostra partecipazione al nostro Paese, dopo il terremoto che ha causato 500 vittime. Magari potessimo arrivare in fondo». Insomma, con diverse bandiere e lo stesso universale linguaggio del calcio è già tempo di gol a Bergamondo. Arriva alla decima edizione il campionato multietnico: 32 gare in programma, finale il 19 giugno. Tutti contro i detentori del Burkina Faso Un’azione di gioco dell’edizione 2015 di Bergamondo
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