sabato 15 aprile 2017
La sera di Pasqua, alle 20.00 su Rai 3, lo speciale di “La grande storia” sui novant’anni di Joseph Ratzinger Bizzarri: «Un racconto fra il chiostro e il mondo»
Benedetto XVI a Les Combes (2006) suona gli amati Bach e Mozart

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«Noi raccontiamo sempre personaggi storici, figure che sono ormai incarnate nella storia. Stavolta, in occasione di questa ricorrenza importante, abbiamo deciso di prenderci la responsabilità e il rischio di raccontare un personaggio della storia della Chiesa degli ultimi cinquant’anni che è ancora incarnato nella cronaca». A parlare è Luigi Bizzarri, responsabile de La grande storia di Raitre, e la ricorrenza importante cui si riferisce è quella dei novantesimo compleanno di Benedetto XVI. Per l’occasione, appunto, La grande storia ha pensato di fare un’eccezione alla sua linea editoriale e dedicare una puntata speciale al papa emerito (in onda domenica alle 20.00, su Raitre) intitolata semplicemente Benedetto XVI, la storia di Joseph Ratzinger e firmata da Nietta La Scala. Riassumere in poco più di cinquanta minuti novant’anni di una vita intensa come quella di Ratzinger è stata a dir poco un’impresa.

La scelta, spiega Bizzarri, è stata quella di seguire alcune linee conduttrici ben precise, avvalendosi del contributo di alcune testimonianze tra cui quella di padre Federico Lombardi, ex direttore della Sala Stampa Vaticana (che ha svolto anche il ruolo di consulente insieme ad Andrea Riccardi); monsignor Georg Ganswein, prefetto della Casa Pontificia nonché segretario di Benedetto XVI; monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea; monsignor Charles Scicluna, arcivescovo di Malta; il matematico Piergiorgio Odifreddi.

La prima linea di racconto è quella strettamente biografica. Trattandosi di un programma televisivo, si è cercato di trovare immagini inedite o, comunque, poco conosciute della vita di Benedetto XVI: «Gli spettatori vedranno Joseph Ratzinger quando insegnava teologia dogmatica all’Università di Tubinga – anticipa Nietta La Scala –. E lo vedranno nel giorno della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 29 giugno 1959 nella cattedrale di Frisinga. Le immagini dei genitori emozionati che assistono alla cerimonia suscitano grande tenerezza».

Il racconto biografico ci ricorda anche un giovanissimo Joseph Ratzinger alle prese con il nazismo quando, compiuti quattordici anni, fu iscritto alla Gioventù Hitleriana come previsto da un’apposita legge che obbligava ad arruolarvisi tutti i giovani di età compresa fra i 14 e i 18 anni. E, poi, il trentacinquenne Ratzinger, professore all’università di Bonn, che si recò a Roma per il Concilio Vaticano II come collaboratore del cardinale Joseph Frings, allora arcivescovo di Colonia nonché una delle voci più autorevoli della Chiesa di quel tempo. E, ancora, Joseph Ratzinger prima arcivescovo di Monaco e, poi, cardinale, fino al pontificato di Giovanni Paolo II, con cui aveva un rapporto di stima e di grande affetto. Accanto alla biografia, lo speciale affronta, poi, quello che Bizzarri definisce «il rapporto tra il chiostro e il mondo». Spiega: «Lo abbiamo definito così perché in Ratzinger vediamo, da un lato, il desiderio di una vita appartata, dedicata alla preghiera, allo studio e alla scrittura e, dall’altro, il servizio alla Chiesa che, certo, gli nega la riservatezza». Soprattutto da quando viene eletto al soglio di Pietro: «Abbiamo provato a pensare al suo pontificato come a una stazione della Via Crucis per tutto quello che ha dovuto affrontare».

E questo ci porta dritti all’ultima linea di racconto di questo speciale de La grande storia. Ancora Bizzarri: «Ad oggi sappiamo troppo poco di ciò che Benedetto XVI ha fatto realmente per la Chiesa anche per la riservatezza di cui parlavamo prima. Una vera valutazione potremo farla, forse, tra vent’anni. Certo è, ad esempio, che contro la piaga della pedofilia ha fatto forse più di tutti eliminando il segreto pontificio. Lo stesso vale per Vatileaks: ancora non conosciamo le vere motivazioni e i mandanti di quello scandalo, sarà la storia a dare il suo verdetto». Così come consegnata alla storia rimarrà la scelta di rassegnare le dimissioni, quell’indimenticabile 11 febbraio 2013: «Hanno pesato l’età, i problemi con la curia, le valanghe che gli sono cadute addosso. Ma colpisce la sua scelta di una vita orante e di una sorta di convivenza, dentro le mura Leonine, con il suo successore».

Nietta La Scala conclude: «Nel lungo lavoro fatto per realizzare questo speciale, ciò che mi ha colpito di più è stata l’umanità di Ratzinger. La timidezza, la riservatezza, l’amore per lo studio che però, quando serve, sanno lasciare il posto alla comunicazione. Certo, una comunicazione fatta non di gesti, come quella di chi lo ha preceduto e di chi lo ha seguito, ma di silenzio». Un esempio su tutti: «Come mi ha fatto notare la giornalista messicana Valentina Alazraki, che ho intervistato per questa puntata, alle Giornate Mondiali della Gioventù con Giovanni Paolo II i giovani cantavano, interagivano con lui. Wojtyla, insomma, sollecitava gesti. Alle Gmg con Benedetto XVI, invece, i giovani rimanevano in silenzio assoluto perché lui sollecitava l’ascolto. Anche questo fa parte della sua umanità ed è anche questo quello che abbiamo cercato di raccontare in questo documentario».

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