venerdì 14 novembre 2014
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Servono poche settimane, a cavallo tra il 1958 e il 1959, per aggiungere pietre miliari alla storia del cinema. Alfred Hitchcock gira Intrigo internazionale e consegna ai manuali della settima arte la scena in cui il pubblicitario Roger O. Thornhill (Cary Grant) cammina in pieno giorno su una strada isolata in aperta campagna mentre viene attaccato da un misterioso aereo adibito all’irrorazione dei campi.  E mentre Sir Hitch firma una delle sue opere migliori, il suo meno famoso ma pluripremiato collega, William Wyler, mette a punto per il film Ben Hur  (ispirato dal romanzo di Lew Wallace del 1880) un set costosissimo per ricostruire, in una scena che vuole grandiosa e serrata ma non disancorata dalla realtà, la corsa delle quadrighe al Circo di Gerusalemme in cui è protagonista il principe ebreo Giuda Ben-Hur (Charlton Heston) ormai in conflitto con il tribuno Messala, suo ex amico d’infanzia; la sequenza diventa una delle più spettacolari mai proposte dal grande schermo. Il film vince 11 Oscar e mantiene il record di premi per 38 anni quando è affiancato, con lo stesso numero di statuette, da Titanic  (1997) prima, e da  Il Signore degli anelli Il ritorno del Re  (2003) dopo. Lo sforzo della Metro Goldwyn Mayer per il colossal storico è enorme. La produzione consente a Wyler (già vincitore di due Oscar alla regia per La signora Miniver, 1942, e per I migliori anni della nostra vita, 1946), oltre che di ingaggiare Heston (i due hanno già lavorato insieme), anche di abbondare in cellulosa (il film durerà 220 minuti!). Ecco perché il solo accostamento di un titolo sacro come Ben Hurad un remake, suona quasi come un’eresia. Quasi. Perché se l’eresia è sposata da produttori del calibro di Metro Goldwyn Mayer e Paramount Pictures, se nel cast figura un certo Morgan Freeman (Oscar in Milion Dollar Baby), se a dirigere il film è il regista russo Timur Bekmambetov che, dopo una serie di successi in patria, al debutto a Hollywood con Wanted - Scegli il tuo destino, (con James McAvoy e Angelina Jolie), ha sbancato i botteghini di mezzo mondo, e se, ancora, la sceneggiatura, inizialmente affidata a Keith Clarke è stata poi revisionata dal premio Oscar John Ridley (12 anni schiavo), allora forse è lecito guardare all’operazione remake con la dovuta serietà. Oltre che con l’interesse di chi è parte in causa, visto che il film sarà interamente girato in Italia: gli esterni in quel naturale set a cielo aperto rappresentato dai rioni Sassi di Matera, gli interni a Roma Cinecittà. Toccherà al 31enne attore inglese Jack Huston, star della serie Boardwalk Empire nei panni di Richard Harrow nonché nipote del regista John Huston, impersonare il delicatissimo ruolo del protagonista che fu di Heston; Toby Kebbel sarà Messala mentre la parte di Ponzio Pilato dovrebbe essere coperta da Pedro Pascal mentre la madre di Ben Hur sarà l’israeliana Ayelet Zure, già protagonista di In Treatment e Munich di Spielberg.  Dalle prime informazioni che circolano pare che, rispetto alla fortunata pellicola del 1959, il nuovo film, che dovrebbe uscire nelle sale di tutto il mondo nel 2016, offra una nuova prospettiva sulla storia ambientata in una Gerusalemme non ancora conquistata dall’impero romano e nella quale in cui Ben Hur cresce. Il protagonista, inizialmente amico di Messala, incontra Gesù e si converte al cristianesimo; l’opera approfondirà la fase adolescenziale di Ben Hur e di Messala, due grandi amici destinati a diventare nemici. «Solo venerdì scorso abbiamo finito di girare, sempre a Matera, il film Christ the lorddel regista Cyrus Novrasteh, un’altra produzione internazionale», dichiara ad Avvenire il produttore esecutivo italiano del remake di Ben Hur, Enzo Sisti , che conosce a memoria la città dei Sassi anche per essere aver ricoperto lo stesso ruolo in The Passion di Mel Gibson, 10 anni fa. «Ogni regista che arriva qui si prepara a uno scenario incantevole – riprende Sisti –. Ma quando lo tocca con mano se ne innamora al punto di non avere un attimo di esitazione. È stato così anche per il nuovo Ben Hur. Non posso dire  tanto. Se non che abbiamo iniziato lo scouting, definito in linea di massima location e ambientazioni. Artisti, anche locali, ormai esperti, stanno lavorando alla scenografia. Sarà un film importante. La produzione hollywoodiana non ha bisogno di presentazione. E per un’opera del genere non saranno lesinate risorse. Inutile dire che le ricadute per Matera e per il territorio circostante saranno notevoli, anche a livello di indotto. Decine di persone del posto lavoreranno con noi per molti mesi a tempo pieno. Gireremo in Italia tra febbraio e giugno del prossimo anno. Questa città è destinata ad ospitare stabilmente produzioni importanti, semplicemente perché, ovunque tu vada in cerca di location, non troverai mai nulla di simile». Un momento d’oro per il capoluogo lucano che si gode la fresca designazione a Capitale europea della Cultura 2019 e si conferma succursale di Hollywood nel vecchio continente.
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