giovedì 8 febbraio 2018
Nel 2016 ad Assisi il teorico della “modernità liquida” incontrò Bergoglio: uno scambio intenso tra personalità molto diverse con un forte punto di convergenza. La testimonianza di Andrea Riccardi
Bauman a papa Francesco: «Sei la luce in fondo al tunnel»
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Anticipiamo qui sotto alcuni stralci del saggio di Andrea Riccardi che chiude il volume "La luce in fondo al tunnel. Dialoghi sulla vita e la modernità" di Zygmunt Bauman, a cura di Mario Marazziti e Luca Riccardi, in uscita per San Paolo (pagine 144, euro 10,00).
Si tratta di una raccolta di testi inediti, sia gli interventi di Bauman a varie conferenze e convegni, sia l'intervista al sociologo di Mario Marazziti.


Ad Assisi, il 20 settembre 2016, si celebravano i trent’anni della Giornata Mondiale per la Pace, che Giovanni Paolo II aveva convocato ad Assisi nel 1986 [...]. Il movimento dello “spirito di Assisi” è una realtà che ha investito varie comunità religiose nel mondo, anche non cristiane, diventando un simbolo del contributo delle religioni alla pace e al dialogo. E, con lo scorrere del tempo, si è visto con chiarezza come le religioni abbiano un ruolo importante nelle relazioni tra i popoli, specie nell’era globale, quando si verificano nuovi accostamenti di popolazione di etnia e religione diversa o quando si ripropongono identità etnico-religiose in maniera conflittuale. Si comprende bene come papa Francesco, nel 2016, abbia voluto celebrare con la sua presenza i trent’anni del cammino di Assisi, in un incontro che la Comunità di Sant’Egidio aveva organizzato con i francescani e la Chiesa di Assisi [...]. Zygmunt Bauman era presente all’incontro dello “spirito di Assisi” del 2016 e ascoltò il messaggio di Francesco. Ma perché il professore polacco assisteva a questa riunione di leader religiosi? Frequentava numerosi convegni in Italia e il suo nome era divenuto molto popolare negli ambienti della cultura. Era stato anche invitato nel 2014 a Perugia dal cardinale Bassetti. Ma soprattutto, nel 2015, aveva partecipato all’incontro di dialogo interreligioso ad Anversa, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, e ne era rimasto molto interessato e coinvolto, specie per l’insistenza sui temi del dialogo globale.

Così era volentieri venuto a celebrare il trentesimo di Assisi, insieme alla sua compagna, Aleksandra Kania, sociologa polacca e già sua allieva. La storia di Bauman e di Aleksandra, dopo una lunga conoscenza degli anni Cinquanta, è divenuta un “amore” a più di ottant’anni per entrambi. La Kania – pur essendo figlia del leader comunista polacco Boleslaw Bierut – è cattolica. Proprio il 20 settembre 2016, ad Assisi, è avvenuto l’incontro fra Bauman e papa Bergoglio, nell’antico convento francescano, il cosiddetto Sacro Convento, inaugurato nel XIII secolo dopo la beatificazione di San Francesco, a lato della basilica dove sono conservate le spoglie del santo. Il papa, che aveva mangiato al refettorio del convento con i leader religiosi e le varie personalità, incontrò personalmente alcuni di essi, tra cui il patriarca Bartolomeo. Tra le personalità che ebbero un colloquio personale con Bergoglio c’erano anche Bauman e Aleksandra Kania [...]. Il colloquio personale tra Bauman e il papa, ad Assisi, è stato perciò molto intenso, come hanno anche testimoniato Aleksandra Kania e altri presenti. Il sociologo ha detto a Francesco la sua simpatia e prossimità per quanto andava dicendo e facendo nel mondo con la sua consueta maniera asciutta e concreta. Non era una novità assoluta, perché aveva già espresso un simile apprezzamento in pubblico, per esempio due giorni prima in una conferenza al meeting di dialogo interreligioso ad Assisi. Il professore non ha nascosto il suo “pessimismo” sulla situazione e l’evoluzione del mondo contemporaneo.

E, in conclusione al colloquio con Francesco, Bauman ha aggiunto: «Ho lavorato tutta la vita per rendere l’umanità un posto più ospitale. Sono arrivato a 91 anni e ne ho viste di false partenze, fino a diventare pessimista. Grazie, perché lei è per me la luce alla fine del tunnel». Il papa è rimasto molto sorpreso. Gli ha risposto così: «nessuno mai mi ha detto che ero in fondo a un tunnel». E Bauman ha concluso: «Sì, ma come una luce». Il papa è stato colpito dalla lucidità del suo interlocutore, come ha confessato ai suoi collaboratori. Un incontro intenso tra due personalità molto diverse che, però, hanno un forte punto di convergenza. Per Bauman, spiccio e accademico, non aduso ai complimenti, era chiara la volontà di esplicitare una simile convergenza. Il messaggio di Francesco era una “luce” alla fine del “tunnel” della “globalizzazione negativa”, che ha caratterizzato i primi due decenni del XXI secolo. Il suo “pessimismo” si esprimeva in una critica severa alla globalizzazione, caratterizzata da una serie di paure susseguentesi, come verso il millennium bug, la mucca pazza, il terrorismo e via dicendo. La collana di questi eventi è tra le cause principali dell’“incertezza” del cittadino globale e, soprattutto, del suo ripiegamento su se stesso e sul presente, che lo spinge a non guardare con speranza al futuro, anzi a innalzare “muri” contro l’altro.

Da parte sua, Francesco ha continuato ad interessarsi al pensiero dello studioso polacco, tanto che nell’estate 2017 ha chiesto di avere alcuni suoi libri per studiarli. Sempre nel corso del 2017, in visita alla Terza Università di Roma, il papa ha tenuto un lungo discorso a braccio, con molti spunti critici sull’attuale società globale e ha citato esplicitamente Bauman. In quel discorso ha parlato in termini positivi della prospettiva di una «globalizzazione poliedrica, in cui ogni cultura conserva la sua identità», riprendendo le tematiche della “società liquida” di Zygmunt Bauman e citandolo. E poi, a partire da questo, ha mosso una critica dura all’economia liquida soprattutto a causa della disoccupazione giovanile. Come si spiega il mutuo interesse tra il sociologo polacco ex comunista e il papa argentino e gesuita? Bauman era troppo lucido, nonostante l’età, per lasciarsi andare ad affermazioni sentimentali. Egli aveva identificato un punto di convergenza con il papa, su cui successivamente questi ha continuato a riflettere e lavorare. Qui sta la “luce in fondo al tunnel”, che Bergoglio viene a rappresentare.

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