martedì 27 ottobre 2020
Lo scrittore dedica al musicista un volume tra biografia e autobiografia, saggio critico e storia d’amore. Si entra nelle stanze di una musica senza generi in cui lo stupore è il tono fondamentale
Un momento del concerto di Franco Battiato in piazza del Plebiscito per inaugurare l'edizione 2017 del Napoli Teatro Festival

Un momento del concerto di Franco Battiato in piazza del Plebiscito per inaugurare l'edizione 2017 del Napoli Teatro Festival - Ansa/Ciro Fusco

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Il Franco Battiato di Aldo Nove (Sperling & Kupfer, pagine 246, euro 17,90) è un viaggio suggestivo nell’“universo-Battiato”, orchestrato, quasi musicalmente, in 50 brevi capitoli. Ogni capitolo ha un titolo ('La facoltà dello stupore', 'Il potere del canto', 'Lettera a Franco Battiato'...) ed è una 'nota' per avventurarsi nel mistero-Battiato e insieme nel variegato spartito di questo libro. Sì, perché Aldo Nove ha costruito un testo godibile e mai banale, critico e narrativo, agile e insieme composito. Così il lettore viaggia da una parte in una ricognizione della produzione del musicista molto rigorosa, che, seguendo grosso modo un filo cronologico, attraversa la poliedrica opera battiatesca dagli esordi delle canzonette melodiche e malinconiche ( È l’amore, Fumo di una sigaretta) fino al recentissimo Torneremo ancora, con Battiato in absentia.

Dall’altro c’è molto più di un attraversamento per annos: ad esempio il desiderio di cogliere qualcosa dell’essenza dell’artista Battiato e qualcosa del segreto della sua musica. E poi c’è anche il racconto di come questa musica ha cambiato e visitato Aldo Nove stesso, nel corso della sua esistenza, infanzia compresa. E ai misteri dell’infanzia sono dedicate alcune delle pagine più belle del libro. Infatti è il Battiato bambino, che forse a 6, 7 o 9 anni (ma che importa, quando il tempo è trasceso?), nella sua Sicilia, vive una sorta di esperienza mistica, la Domenica delle Palme, fuori dalla chiesa, sentendosi preso ed elevato in «una meraviglia di vita, di esistenza», con le note di Johann Sebastian Bach in sottofondo. Ed è sempre un Franco bambino quello che inizia il suo tema con Io, chi sono?, già sigillo di un’«esistenza intesa come ricerca» e poi titolo omonimo di una canzone dell’album Il vuoto (2007).

Ma anche il bambino Aldo Nove, un pomeriggio, su Rai TV, ascoltando «per caso» alcune note di Sequenze e frequenze dall’album Sulle corde di Aries, vive un primo misterioso 'incontro' con Battiato: «Difficile oggi raccontare quanto quell’esperienza mi toccò a fondo. I suoni erano inauditi, ma facevano parte di me. Rarefazioni che avevo pur vissuto, anche se mai trovate espresse nel panorama musicale che mi circondava. Come un viaggio in abissi che contenevo. In un altro spazio. In un altro tempo». Uno dei meriti del libro di Nove è proprio questo: di abbordare coraggiosamente e con levità insieme il nucleo mistico e spirituale della musica di Battiato, di cogliere questo filo d’oro, vedendo come esso operi anche in chi ascolta. Per diretta esperienza. Ecco allora che la sua musica può portare istanti di «tempiternità » per dirla col grande Raimon Panikkar, filosofo e teologo indocatalano ben noto a Battiato. Su questo carattere epifanico e nomadico insieme della ricerca musicale di Franco, dove è al centro «l’evocazione e non la narrazione»,

Nove torna con pregnanza in vari punti. È una poetica dello stupore, della meraviglia quella vissuta da Battiato e trasmessa all’ascoltatore, del rasa ('emozione') di cui parla lo yoga del Kashmir, che apre ad altri 'mondi' ad altre dimensioni e vibrazioni, esistenti non solo fuori ma anche dentro la realtà fenomenica. La stessa continua e proteiforme sperimentazione presente in tutta l’avventura musicale del Battiato maturo, capace di coniugare alto e basso, silenzio e cantabilità, avanguardia elitaria e pop spirituale, musica classica e leggera, gioco e impegno, serietà e ironia, in una commistione mirabile, è giustamente ricondotta da Aldo Nove anche (pur se non solo) «all’induismo non-duale ( neti neti, 'né questo né quello') alla base del Battiato esoterico».

Tra i tanti spunti del libro, citiamo la bella intuizione sulla complementarietà del nostro con «il gemello celeste» Juri Camisasca, le preziose note sulla performance teatrale Baby Sitter, poco conosciuta ma così importante per Battiato stesso, la 'selva oscura' esistenziale dei primi anni Settanta, da cui l’artista uscirà rinnovato. Così il libro è in grado di soddisfare il conoscitore esperto, ma anche chi è alla ricerca di un’iniziazione alla musica del Siciliano. Manca forse qualche rilievo critico e demitizzante: probabilmente neppure il 'mito-Battiato' è del tutto immune da alcune logiche della 'società dello spettacolo', nel senso di Guy Debord. Ma il libro non è mai agiografico e promana amore, conoscenza e ammirazione grandi per l’artista siciliano. E le ragioni del cuore conoscente e della mente innamorata, per così dire, hanno sempre ragione. Alla fine Aldo Nove ci racconta «una lunga fedeltà» a Battiato, e ci ricorda un debito di gratitudine che molti di noi hanno per un artista capace di donare preziosi momenti di essere e di risveglio. Segnali di vita.

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