giovedì 24 marzo 2016
Altro “colpo” del biologo americano Craig Venter. "Creato" il genoma più piccolo finora conosciuto. L'annuncio sulla rivista "Science"
Un mini-Dna sintetico, passo per la vita artificiale
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​“I premi Nobel sono premi speciali – ha detto una volta –, e sarebbe fantastico vincerne uno”. Con l’ulteriore passo compiuto verso la creazione di una primitiva forma di vita artificiale, Craig Venter si candida a ritirare l’onorificenza attribuita del Comitato di Stoccolma, malgrado le antipatie e le critiche che si è attirato negli anni. Il nuovo annuncio del biologo americano è arrivato con un articolo pubblicato sulla rivista “Science”. I ricercatori guidati dallo stesso Venter e da Clyde Hutchison hanno infatti progettato e sintetizzato in laboratorio un genoma batterico minimo, contenente solo i geni necessari per quella forma di vita, in tutto appena 473 (un essere umano ne ha circa 20mila). Un passo avanti dopo il 2010Lo stesso team nel 2010 aveva costruito la prima cellula batterica sintetica in grado di auto replicarsi, Syn 1.0. Si dimostrava così che un semplice genoma (l’insieme dei geni che contiene le istruzioni per sviluppo, mantenimento e replicazione di un organismo) può essere progettato al computer, assemblato chimicamente al bancone e trapiantato in una cellula ricevente, per produrre una nuova cellula autoreplicante controllata dal “nucleo” sintetico.  Nella versione finale resa nota il 24 marzo - registrata come “JCVI-syn3.0” - la cellula “sintetica” è dotata del più piccolo genoma conosciuto autonomamente in grado di riprodursi. Il genoma minimo assemblato in laboratorio è privo di molti geni condivisi da tutti i viventi, tra cui quelli che modificano il Dna, quelli di restrizione e quelli che codificano per le lipoproteine. Al contrario, quasi tutti i geni coinvolti nella lettura ed espressione delle informazioni genetiche nel genoma, nonché nella conservazione dell'informazione genetica tra generazioni vengono mantenuti. In sostanza, dalla cellula Syn 1.0., che conteneva 900 geni, si sono sottratti blocchi di Dna per provare quali fossero quei pochi essenziali. Dopo un numero altissimo di tentativi, si sarebbe giunti al risultato di Syn 3.0, con la ridottissima frazione di genoma che permette le funzioni vitali essenziali.I misteri del genomaÈ interessante notare però che le precise funzioni biologiche di circa il 31% dei geni di JCVI-syn3.0 rimangono ancora da scoprire. Diversi potenziali omologhi di un certo numero di questi geni sono stati comunque trovati in altri organismi. E ciò suggerisce che codifichino per proteine “universali”, ma con funzioni ancora da determinare. La “piattaforma” JCVI-syn3.0 rappresenta così – a parere dei ricercatori –uno strumento per indagare le funzioni fondamentali della vita e una specie di tavolozza sulla base della quale poter costruire altre sequenze efficaci di Dna. Va ricordato che nel 2010 il gruppo di Venter non creò una nuova cellula completamente artificiale nel senso intuitivo del termine. Gli scienziati infatti svuotarono il nucleo di una cellula già esistente e vi inserirono il materiale genetico sintetizzato in laboratorio creando una nuova forma del batterio Mycoplasma mycoides. Membrana, citoplasma e gli organelli, tutti elementi fondamentali per la vita, rimanevano naturali, provenienti dal batterio M. capricolum. E anche la nuova “creazione”, seppur molto sofisticata tecnicamente, è debitrice di elementi chiave non sintetizzati.Venter geniale e molto discussoIl fondatore del J. Craig Venter Institute, cui non difetta la genialità e la capacità di lavoro, è stato spesso al centro di discussioni, a partire dalla sua sfida “privata” al progetto pubblico di sequenziamento del Dna umano, condotta alla fine del secolo scorso e che portò all’annuncio congiunto del risultato nel 2000 alla presenza di Bill Clinton. Licenziato dalla Celera nel 2002, Venter, 69 anni, già infermiere nella guerra del Vietnam, ha proseguito la sua ricerca con altri ingenti finanziamenti privati ed è stato accusato da qualcuno di puntare soprattutto ai brevetti e allo sfruttamento commerciale delle scoperte più che all’avanzamento della scienza: ultimamente ha puntato anche sulla ricerca dei meccanismi dell’invecchiamento con l’obiettivo di allungare l’esistenza. La sua storia personale è raccontata, con qualche enfasi, nel volume “Il disegno della vita. Dalla mappa del genoma alla biologia digitale: il mio viaggio nel futuro”, pubblicato in Italia da Rizzoli.
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