venerdì 11 giugno 2021
Emigrato in America, l’artista combina elementi del passato e del presente componendo un bestiario impegnato in una lotta senza fine. Una mostra tra Palazzo Vecchio e Museo Bardini
Ali Banisadr, “Beautiful Lies”

Ali Banisadr, “Beautiful Lies” - -

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L’artista iraniano Ali Banisadr (classe 1976) realizza le proprie opere come un regista teatrale mette in scena un dramma o un direttore musicale orchestra le voci intrecciate dei vari strumenti. Nei suoi dipinti non c’è un punto focale. Ogni parte ha una sua valenza. Non c’è gerarchia nella saturazione visiva provocata da numerose micro-esplosioni segniche che determinano una perdita 'anarchica' e definitiva del centro. Così che la rappresentazione delle forme e delle innumerevoli figure rimane ambigua e un senso di smarrimento pervade lo spettatore che si trova a dover fare i conti con un mondo, un po’ Hieronymus Bosch un po’ Pieter Bruegel, che pare un fitto bestiario impegnato in una lotta senza fine. «L’opposizione e il confitto sono al centro del mio lavoro», ha dichiarato tempo fa l’artista. E non può essere altrimenti se consideriamo gli eventi che segnano la sua infanzia a Teheran, semidistrutta dai bombardamenti in seguito al conflitto Iran-Iraq, da dove fugge con la famiglia all’età di sedici anni.

Riparato negli Stati Uniti, Banisadr entra dapprima in contatto con la scena artistica di San Francisco e poi con quella di New York, dove tuttora vive e lavora, iniziando a elaborare il metodo creativo che ancora oggi contraddistingue la sua ricerca. Fondato sulla combinazione in simultanea di intuizioni e percezioni tra memoria visiva, suoni, impressioni, ricordi profondi, immaginazione, è come se la costruzione formale delle sue opere derivasse dall’elaborazione di un processo sinestetico di simultaneità multisensoriale in cui convivono astratto e figurativo, il linguaggio modernista e l’immaginario medievale. Tutto ciò si ambienta molto bene negli spazi che in questi giorni ospitano la sua prima mostra in uno museo pubblico in Italia. È allestita a Firenze per iniziativa del Museo Novecento con la cura del suo direttore Sergio Risaliti, tra il Museo Bardini, dove le opere dell’artista entrano in dialogo e confronto con i marmi, i tappeti antichi, le opere rinascimentali della collezione, e Palazzo Vecchio che ospita alcuni dipinti site-specific ispirati dalla Divina Commedia da cui è tratto il titolo della mostra Beautiful Lies (fino al 29 agosto), ovvero la 'bella menzogna', espressione usata dall’Alighieri per parlare delle sue opere.

Il coloratissimo caos apocalittico dei lavori di Banisadr esplode in questi ambienti dominati dalla penombra e dal silenzio. La sua visione è come presa dall’alto a volo d’uccello e inquadra masse di esseri bizzarri e mostruosi, grotteschi e alieni che, come quando si gira su una giostra, appaiono e poi cominciano a sfocarsi in relazione alla velocità e quindi ricomparire. Tutto è in movimento, le diverse zone dei dipinti si agitano a velocità diverse, ora le figure se stanno impietrite ora sono frenetiche, come fossero consapevoli di essere prima o poi spazzate via da un cataclisma di immense proporzioni.

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