martedì 10 marzo 2009
Con la crisi della pubblicità le reti generaliste hanno diminuito l’offerta gratuita per i ragazzi. E sul satellite e sul digitale terrestre sono nati 20 reti quasi tutte a pagamento dedicate ai più piccoli Il sociologo Airoldi: «La tv dei ragazzi finirà col diventare un vero lusso»
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In Italia ci sono ben 20 canali televisi per bambini, fra satellite e digitale terrestre. A voler essere pre­cisi sono 13 canali, più 6 slittati di un’ora. Comun­que sono tanti, molti di più di quelli degli Stati Uniti (una decina scarsa) che però ha una popolazione 5 vol­te superiore a quella italiana. E tutti questi canali rac­colgono quasi il 40% dei bambini fra i 4 e 14 anni. Non c’è mai stata tanta tv per ragazzi in Italia, a di­mostrazione che i bambini sono anche un bel busi­ness. Anche perché l’offerta è ampia, ma perlopiù a pagamento. La tv dei ragazzi, infatti, sui canali ge­neralisti cala drammaticamente. Da noi sono rima­ste alcune isole felici sui Raitre (con i pomeridiani Tre­bisonda, Melevisione e Gt ragazzi), Raidue con i car­toni mattutini e Italia 1 con cartoni e prime serate per famiglie il sabato. Come sottolinea la ricerca E­ducare e intrattenere con la tv - Proteggere non basta dell’Osservatorio Comunicazione dell’Università Cattolica e Corecom, il trand in Europa e America da 10 anni in qua è il «progressivo calo quantitativo del-­l’offerta per bambini e ragazzi presente sui princi­pali canali televisivi generalisti. Per contro l’offerta si sta spostando in modo massiccio sui canali digi­tali a pagamento e sui canali del digitale terrestre (sia free che pay)». Il rischio, come aggiunge Piermarco Aroldi, professore di Sociologia della comunicazio­ne della Cattolica di Milano «è una tv che viaggia a due velocità: una minoranza di famiglie che posso­no permettersi i canali a pagamento e la maggio­ranza che non può». D’altronde il motivo della riduzione della tv per ragazzi è chiaro, come aveva dichiarato Luigi Colombo, di­rettore generale marketing di Publitalia, la conces­sionaria di pubblicità di Mediaset: «Da qualche anno le grandi aziende del settore bambini specie quelle di giocattoli, hanno frenato i loro investimenti a causa della situazione economica generale del Paese». Di conseguenza, venendo a calare la pubblicità mirata sui bimbi, anche i programmi a loro dedicati perdo- no di interesse commerciale e vengono ridotti. Anche perché digitale e satellite di ascolti ne ruba­no, eccome, alla tv generalista. Basti pensare al caso di Boing, canale gratuito per bambini nato 4 anni fa da un accordo Mediaset e Turner e trasmesso uni­camente sul digitale. Non solo è il canale per l’in­fanzia più visto (ha battuto anche il colosso Disney Channel con 38.076 spettatori e il 10% di share sul target 4-14 anni, fascia oraria 7-22) ma si è appena piazzato come sesto canale più visto dell’intera tv dai bambini italiani (superando col 3,69% di share anche Rete4). Ma anche nell’ascolto medio delle 24 ore, con i suoi 53.178 individui (share 0,48%), a feb­braio Boing è risultata l’ottava rete più vista da tut­to il pubblico, piazzandosi, seppur a notevole di­stanza, dopo Rai, Mediaset e La7. Non è un caso che per lanciare la piattaforma digi­tale terrestre, Mediaset abbia puntato sui bambini, promuovendo da dicembre scorso 4 canali all’inter­no del pacchetto a pagamento Mediaset Premium Fantasy (Disney Channel, con la versione +1, Playhouse Disney, Cartoon network e il nuovo Hiro, fatto di cartoon giapponesi). Dal canto suo, anche su Sky dominano i grandi gruppi: Disney (Disney Chan­nel per i 7-14 anni, Playhouse Disney per il presco­lare e Toon Disney con i cartoon classici), Turner (Boomerang, Cartoon Network), Viacom-Telecom (Nickelodeon). Ci sono poi alcuni «indipedenti» di levatura europea ( JimJam, Jetix) e il nuovo DeAKids, lanciato dall’italiana De Agostini con una particola­re attenzione educativa. Senza dimenticare i canali Rai, RaiSat Smash e RaiSatYoYo. Una vera abbuffata di tv per i piccoli telespettatori, sempre più assue­fatti e sedentari, che oggi rischiano l’indigestione.
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