mercoledì 22 marzo 2017
Arriva in sala «Dall'altra parte» del croato Zrinko Ogrest, candidato all’Oscar per il film straniero. A 25 anni dal conflitto
Il cinema e le ferite dei Balcani
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«Questo è un film sul perdono, e sul riuscire a perdonare senza ferire gli altri». Mantiene fede alla sua promessa il regista croato Zrinko Ogresta che con il suo Dall’altra parte è riuscito a guadagnare una menzione speciale al Festival di Berlino del 2016 e a essere candidato tra i film stranieri agli ultimi Oscar.

Il film, che sarà presentato in anteprima italiana a Roma il 23 marzo, uscirà nelle sale il 30 marzo, pochi giorni prima del 5 aprile, venticinquennale dell’assedio di Sarajevo, distribuito da Cineclub Internazionale Distribuzione. Perché la grande questione oggi è come risanare quella terribile ferita ancora fresca nel cuore dell’Europa e, soprattutto, in quello di milioni di cittadini dell’ex Jugoslavia reduci da uno dei più feroci conflitti etnico-religiosi della storia. Il regista ha deciso di affrontare il problema da una prospettiva inedita e quantomai intrigante, quella del giallo psicologico.

La protagonista è Vesna (una commovente Ksenija Marinkovic), una donna che lavora come infermiera a domicilio a Zagabria, città dove vive con i suoi tre figli ormai adulti. Vent’anni prima, durante la guerra, risiedeva a Sisak, una città industriale della Croazia: nel tentativo di salvare la propria famiglia dagli eventi che la stavano distruggendo, decise di trasferie tutti nella capitale. Una vita aparentemente tranquilla, che l’inquieta regia di Ogresta però fa intuire nascondere qualcosa. O qualcuno. E un segreto tenuto nascosto per 20 anni riaffiora proprio all’inizio del film, attraverso una misteriosa telefonata. È Zarko (Lazar Ristovski, coproduttore serbo del film), il marito che l’ha abbandonata alla vigilia del conflitto, per essere poi condannato per crimini di guerra commessi in Croazia e in Bosnia. I due non si parlano più da 20 anni, i figli non vogliono più saperne di lui, ma l’uomo, uscito dal carcere, cerca una riconciliazione con la famiglia in cui vorrebbe rientrare. Ed è Vesna a dovere sopportare, decidere, mediare coi suoi figli, in una serie di telefonate tipo thriller, attentamente sceneggiate e riprese. La responsabilità e la difficoltà del perdono ricadono sulle spalle di questa donna buona, generosa, che quotidianamente tratta i malati con cura e umanità.

La lunga solitudine riaccende in lei l’amore per il marito, ma come conciliare il perdono personale con il rischio di travolgere la tranquillità della famiglia così faticosamente conquistata? Come non compromettere il futuro dei suoi figli, che rischiano di essere travolti dalla vergogna e dalle accuse dei tanti parenti delle vittime di Zarko che si presentano a casa loro? Il tema è di grande profondità e attualità, trattato con una serie di colpi di scena. Perché purtroppo è vero che le colpe dei padri ricadono sui figli, ma può esserci una via d’uscita? Una speranza? Vesna ci prova con tutte le sue forze, come in questi anni ci hanno provato i diversi paesi della ex Jugoslavia, sempre in bilico sull’orlo di un passato difficile da dimenticare, sull’onda di nuove spinte di odio. E il passato può purtroppo sempre ripetersi. «Ho cercato di adottare un atteggiamento umanitario, che credo tutti noi che viviamo qui nei Balcani dovremmo adottare, se abbiamo intenzione di continuare a vivere come vicini di casa – aggiunge Ogresta che sarà presente alla proiezione del 23 marzo alle 21 al cinema Apollo di Roma – Ma parla anche di complessità umana, di tutti gli stati della personalità che sono complicati e si sovrappongono». Un film per riflettere su come gli errori di ieri possano ripetersi purtroppo anche oggi.

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