sabato 13 giugno 2009
Ieri sera da Piazza di Siena a Roma è partito il «Gran concerto Q.P.G.A». Un maxischemo da 4 piani, brani del passato e spezzoni del film tratto dal suo romanzo.
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La chiave del Granconcerto Q.P.G.A. con cui Claudio Ba­glioni ha varato ieri sera a Piaz­za di Siena a Roma il suo monumen­tale tour estivo sta dietro ad una fra­setta buttata là a caldo dopo la pro­va generale di giovedì: «Sono sei an­ni che non incido un nuovo cd di i­nediti, ma forse questo rifacimento di Questo piccolo grande amore che mi appresto a portare nelle piazze c’è più voglia di cambiare di quanta non ne abbia un nuova produzione. Anche perché il concetto di 'inedito' an­drebbe forse ripensato, legandolo al­la forza innovativa che si porta die­tro; e oggi viviamo in un’epoca di consolazione in cui la voglia di osare e di sperimentare è davvero poca». Ed è proprio questa voglia di rimet­tersi in gioco che spinge il cantore della maglietta fina a rileggere ora fra le grida dei mercati di Roma ora die­tro alle vetrate di una cattedrale il suo album più famoso, tre milioni di co­pie vendute in trentacinque anni e passa di trionfi. L’impresa è titanica come il palco che il divo Claudio si porta dietro, domi­nato da un maxischermo a bassa de­finizione alto come un palazzo di quattro piani su cui prende vita la sto­ria di Giulia e Andrea in una girandola di flashback, suggestioni, ricordi, in­seguiti tra spezzoni del film portato nelle sale a febbraio dal regista Ric­cardo Donna, lacerti del romanzo da­to alle stampe a marzo, e febbrili pa­norami romani girati col pensiero al Kooyaanisqatsi di Godfrey Riggio. Tutto nell’attesa dell’album, sul mer­cato ad ottobre con inediti, rielabo­razioni, e «graffiti» lasciati tra le can- zoni di Questo piccolo grande amore da una cinquantina di colleghi del mondo della musica e del cinema. «Amici come come Giovanni Allevi, Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Da­nilo Rea, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Stefano Di Battista e tanti altri anco­ra » spiega il diretto interessato, fra cui dovrebbero figurare quasi sicura­mente pure Fiorello, Laura Pausini e Antonello Venditti. «Dei cinquanta ti­toli del disco in questo show fra bra­ni editi, pezzi inediti ed interludi ne affiorano solo una trentina. Ho scrit­to alcune cose e ne ho recuperate di­verse altre perché quando uscì nella sua versione originale il materiale di Questo piccolo grande amore venne tagliato di circa un quarto. Io non fia­tai perché ero disposto a tutto pur di vederlo finalmente nei negozi. In viaggio, il pezzo con cui apro lo spet­tacolo – spiega –, fu accantonato ad esempio dal direttore della Rca di al­lora Ennio Melis ritenendolo troppo legato al clima di antagonismo post sessantottino che si respirava al tem­po negli ambienti studenteschi. In Germania, poi, abbiamo ritrovato ul­timamente alcune mie vecchie regi­strazioni su nastro a sedici piste di Questo piccolo grande amore e ci sia­mo basati pure su quelle». Il 20 giugno Baglioni parteciperà al­l’Olimpico con Zero, Fossati, Vendit­ti ed altri ancora a Corale per il popolo d’Abruzzo, il concertone a sostegno dell’opera di ricostruzione dell’uni­versità de L’Aquila. «Penso che sia dif­ficile rendersi conto di come stanno realmente le cose per i terremotati se non vai in Abruzzo» ammette. «Io ho visitato tre o quattro campi e sono stato felice di firmare autografi, can­tare coi terremotati e ballare con u­na nonna di 98 anni che di nome fa Bettina. Ma noi artisti siamo solo i trombettieri, quelli che suonano la carica, il lavoro vero lo fanno gli altri. Anche se impegnarsi in progetti con­creti è importante. Ad esempio il di­sco Domani andava fatto, come van­no fatti i concerti pro Abruzzo del 20 giugno all’Olimpico e del 21 a San Si­ro, anche se forse sarebbero utili un paio di esibizioni anche in autunno, soprattutto per non dimenticare».
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