venerdì 11 marzo 2016
La Hoolywood anni ’50 degli irriverenti fratelli Coen
COMMENTA E CONDIVIDI
In uno studio cinematografico di Hollywood, negli anni ’50, il povero Eddie Mannix trascorre tutto il giorno a risolvere problemi, a ripulire l’immagine delle star macchiata dagli scandali, a placare crisi isteriche di attori, registi e pericolose giornaliste di gossip. Le cose si complicano quando l’attore protagonista di un film a sfondo biblico viene rapito sul set da un gruppo di comunisti. I fratelli Coen raccontano splendori e miserie ai tempi della golden age della Babilonia di cartapesta, fabbrica di sogni tanto meravigliosi quanto effimeri, e lo fanno attraversando con irriverente ironia e senza alcuna nostalgia i diversi generi cinematografici con relativi cliché, dal musical al dramma, dal western al peplum. Di tanto in tanto il divertissement cade nel fatuo, soprattutto nelle scene in cui George Clooney, ostaggio di intellettuali comunisti alle prese con un assurdo piano per cambiare le sorti del mondo, sfodera un repertorio di smorfie un po’ stucchevoli. Ma il più delle volte l’intelligenza dei registi del Minnesota costringe lo spettatore a una continua e non banale riflessione sui meccanismi che stanno dietro la costruzione della finzione e del mito. Il tip-tap di Channing Tatum ci restituisce tutto il fascino del cinema che fu e il passaggio di un attore cane dal western al dramma sociale riserva le migliori risate.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: