martedì 19 settembre 2017
Non solo intrattenimento. La serie creata da Robia Rashid racconta di Sam, 18enne autistico che decide di approcciarsi al mondo dei sentimenti con tutto ciò che ne consegue...
Atypical, su Netflix l'autismo è affrontato con ironia
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Le serie tv stanno riscrivendo il loro rapporto con il pubblico non più costruito solo sull’intrattenimento ma su argomenti che possano indurre anche una riflessione, seppur trattati con ironia. Tutto ciò non si può non tenere in considerazione parlando di Atypical, serie tv Netflix che ha debuttato quest’estate: composta da otto puntate, è stata creata da Robia Rashid e racconta di Sam, 18enne autistico che decide di approcciarsi al mondo dei sentimenti con tutto ciò che ne consegue. La trama si sviluppa intorno alle persone più vicine a Sam, perché il suo desiderio di indipendenza fa i conti con quello delle persone più coinvolte nel suo quotidiano. Da una parte la madre, protettiva, che approfitta inconsapevolmente di questo momento per riscoprire a sua volta il significato di indipendenza. Dall’altra il padre, sfuggito ai primi anni di vita di Sam, che cerca di riconnettersi alla realtà del figlio. In mezzo la sorella di Sam, Casey, combattuta tra il bisogno di evadere dal suo senso di responsabilità verso il fratello e la necessità di sentirsi figlia, ricevere attenzioni e sentire di avere qualcuno che si occupi di lei, nonostante l’apparente senso di autonomia mostrato all’esterno.

«A volte mi piacerebbe essere normale», dice Sam dopo una delusione d’amore, ma un amico di sua sorella gli risponde: «Nessuno è normale». In questo dialogo è racchiusa l’essenza di Atypical, serie tv dolce, stravagante, piena di speranza e semplicità, giocata soprattutto sui travisamenti di Sam nel suo prendere tutto alla lettera. In Atypical l’elemento autistico si traduce in occasione per riconsiderare quindi il tema della normalità e del rapporto con essa, attraverso momenti commoventi, realistici, dettagliati anche in un lessico specifico, e momenti iperbolici, esagerati, con un umorismo fine ma anche grossolano. Non è un caso che a Sam piaccia l’Antartide, perché «non è quello che sembra». Non ci sono, però, solo le dinamiche familiari ma anche quelle con il mondo esterno, le amicizie che sottolineano come le persone nello spettro autistico possano instaurare relazioni e rapporti sociali, ma soprattutto ci sono le dinamiche con il senso di solitudine: «A volte non capisco di cosa parlano le persone e mi fa sentire solo, anche se c’è altra gente intorno a me».

Atypical sa però essere coinvolgente nella sua imprevedibilità, proprio come la vita insieme a una persona autistica. Ed è nella sua stranezza e non conformità che lo show riesce a ritagliarsi uno spazio di insegnamento attraverso uno humour illuminante. «A volte penso alle cose che non riuscirò a fare», dice Sam, ma poi spiega l’amore su misura di animale e basta questo per regalare un sorriso spontaneo, proprio come l’abbraccio che da a suo padre nel finale della prima stagione.

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