sabato 1 settembre 2018
A Venezia piace il film in gara del regista francese, con Juliette Binoche e Guillaume Canet coppia attiva in campo editoriale e televisivo che s'interroga sul futuro della società ai tempi del web
Una scena del film “Double vies” di Olivier Assayas, con Juliette Binoche e Guillaume Canet

Una scena del film “Double vies” di Olivier Assayas, con Juliette Binoche e Guillaume Canet

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Quanto le tecnologie stanno cambiando le nostre abitudini a partire dal modo di leggere? I libri verranno sostituiti dai supporti digitali? Le biblioteche chiuderanno? Come dovranno cambiare le case editrici e i giornali? Queste ed altre domande affollano la ricchissima sceneggiatura di Double vies, commedia dalla profonda leggerezza tutta francese di Olivier Assayas in concorso alla 75ª Mostra del cinema di Venezia, che in Italia uscirà col titolo Non fiction il prossimo gennaio. «Volevo fare un film sul cambiamento dal punto di vista umano operato dalla rivoluzione digitale e sulle nostre capacità di adattamento – ha detto ieri il regista al Lido –. Qui la riflessione è su tutti gli aspetti della società, la trasformazione operata dalla rivoluzione digitale è una cosa che ha le stesse conseguenze in tutte le culture. Mi sono concentrato sul mondo delle case editrici perché è quello più sensibile a questo cambiamento ».

Il pregio di Assayas è la capacità d fotografare un momento di cambiamento e di profonda crisi del mondo dell’editoria (che implica riflessioni serie e approfondire sulla circolazione delle idee, sulla veridicità dell’informazione e sullo sviluppo del senso critico del lettore) col tono apparentemente leggero della commedia. Seguiamo difatti la vicenda di Alain (Guillaume Canet), un editore parigino di successo che fatica ad adattarsi alla rivoluzione digitale e che non è convinto del nuovo manoscritto di Léonard (Vincent Macaigne), autore con cui collabora da lunga data, trattandosi dell’ennesima opera autobiografica. Selena (una naturalissima Juliette Binoche), moglie di Alain e affermata attrice teatrale, è di parere opposto. A fare da contor- noValérie (Nora Hamzawi), fidanzata di Léonard e addetta stampa di un noto politico di cui deve curare l’immagine, e la giovane rampante Laure (Christa Teret) assunta da Alain per sviluppare la sezione digitale della sua casa editrice.

Doppie vite, si intitola in origine il film, perché, come dice il regista, «oggi ci si ritrova ad avere una vita pubblica online e una privata a casa nostra», ma anche perché i personaggi hanno tutti una doppia vita sentimentale che però non li soddisfa e che li riporterà alla fine alla realtà vera dei propri affetti. «C’è qualcosa di eterno nelle relazioni umane, regolate però oggigiorno anche dagli inevitabili cambiamenti del conbattito testo intorno ad ognuno di noi – aggiunge il regista –. Cambia la nostra percezione dell’ambiente e comunichiamo in modo differente. Nel film volevo discutere degli effetti sulla società ma di come, allo stesso tempo, i sentimenti tra le persone rimangono invariati». Il tono divertente e divertito della commedia aiuta, come escamotage cinematografico, a veicolare un argomento apparentemente da addetti ai lavori, ma che invece interessa tutti. Nelle loro cene a casa o nei loro incontri nelle presentazioni letterarie, nelle librerie parigine sempre meno frequentate, i protagonisti si interrogano con un fuoco di fila di spunti che sono al centro del di- di ogni giorno.

Lo scrittore Léonard deve fare i conti con gli attacchi della ex moglie su twitter che creano un polverone sul suo libro; Alain si ritrova quasi senza lavoro perché il suo capo ha deciso di vendere la casa editrice a una compagnia telefonica; mentre la giovane Laure cerca di convincerlo che in futuro la scrittura sarà del tutto smaterializzata e quindi addio biblioteche e addio libri. «Rischiamo di essere tagliati fuori?» si domanda Alain che resta però fermamente convinto nel valore delle idee e del pensiero contro gli eccessi di una globalizzazione digitale che pensa solo al profitto. «Anche se la chiesa è vuota, il sacerdote continua a celebrare la messa: è una questione di fede» dice alla ragazza. E il finale ci riporta alla realtà e alla concretezza della vita, con un sorriso ampio e convinto di speranza nell’essere umano.

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