sabato 23 agosto 2014
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La Vuelta a España che prende il via oggi dall’Andalusia, presenta un cast eccezionale, degno appunto di un grande Giro. Ci saranno tutti, proprio tutti, ad eccezione del numero uno assoluto, il nostro Vincenzo Nibali che, dopo il trionfo alla Grande Boucle, ha deciso di concentrarsi sulla sfida iridata di Ponferrada, in calendario il 28 settembre. Rispetto alla Grande Boucle manca il siciliano, ma in compenso ritorna tutto il podio del Giro: Nairo Quintana, Rigoberto Uran e il nostro Fabio Aru, grande speranza italiana per le corse a tappe, che sta crescendo presto e bene all’ombra del compagno di squadra Nibali. «Sono curioso di vedere come andrò in questo mio secondo Grande Giro – ci dice il sardo –. Non conosco la Vuelta, non l’ho mai corsa e soprattutto non ho mai corso nella stessa stagione due grandi Giri di questa portata. Voglio vedere come reagirà il mio fisico e se sono stato bravo a programmare un altro picco di forma dopo quello del Giro. Insomma, vado in Spagna pieno di buone intenzioni, ma anche consapevole del fatto che non sarà facile e dovrò imparare ancora tanto». E di professori, dai quali imparare, ce ne sono più d’uno. Da Froome a Contador, passando per Rodriguez, Valverde ed Evans. Arrivando fino al francese Pinot, altro giovane di sicuro avvenire che è salito sul terzo gradino del podio nel recente Tour. Mancherà, invece, il “nonno” Chris Horner, che doveva essere al via con numero 1 sulla schiena, in quanto ultimo vincitore della corsa iberica. Il 42enne corridore statunitense è stato escluso dalla sua squadra - la Lampre - perché sofferente per una bronchite che lo ha costretto a sottoporsi a un trattamento farmaceutico a base di cortisone. Il suo posto sarà preso da un giovanissimo di buon avvenire: il romano Valerio Conti. Fabio, finalmente si torna a correre…«In verità a correre ci sono già tornato al Giro di Polonia. Speravo di andare meglio, ma mi mancava ancora un po’ di lavoro, che ho fatto subito dopo per rifinire la preparazione in vista della corsa spagnola».Facciamo però un passo indietro: come è stato questo lungo periodo dopo il magnifico terzo posto al Giro?«Prima dieci giorni di vacanza, non tanti. Poi, sono andato in Kazakistan (corre per l’Astana, la stessa formazione di Nibali, ndr) per alcuni incontri istituzionali con gli sponsor e il Governo kazako. Una volta tornato sono stato ad Albenga, a casa di Valentina, la mia fidanzata. Poi, mi sono rimesso subito al lavoro».Tanta salita, tanto lavoro a Sestriere…«Esatto. Ho affittato un appartamentino e con Valentina ci siamo isolati dal mondo. Con me c’era anche Paolo Tiralongo, mio compagno di squadra e grande amico, oltre al massaggiatore Oscar Saturni. Per farti capire. Dal 1° giugno, giorno in cui è terminato il Giro ad oggi sono stato a casa 7 giorni a Ponte San Pietro, vicino a Bergamo, e un giorno e mezzo a Villacidro in Sardegna».Alla vigilia di questo grande appuntamento come sta?«Mi sento bene, penso di poter essere tra i grandi protagonisti anche in questa Vuelta».Obiettivo tra i primi cinque?«Sarebbe bello, lo considererei un risultato più che soddisfacente, ma lo ripeto: vado per imparare: ho appena 24 anni».Tanti i corridori da battere, tanti i campioni al via: chi è il suo favorito?«Per me è Nairo Quintana, il colombiano vincitore del Giro d’Italia. Poi, appena sotto metto Froome, Contador e Joaquin Rodriguez…».Ha parlato con Vincenzo?«Sì, certo, lui è il leader della nostra squadra e vuole sempre sapere come vanno le cose e, soprattutto, si interessa di come sto. Lui mi dice sempre che si rivede in me. Qualche anno fa Vincenzo cresceva all’ombra di Basso, ora ci sono io che sto cercando di rubare un po’ di mestiere. Da corridori di questo livello c’è solo da imparare».Ma lei si aspettava che potesse arrivare a vincere il Tour?«Ero certo che sarebbe finito sul podio, ma in cuor mio, vedendolo pedalare, sentivo che avrebbe fatto il colpaccio. Più si avvicinano i grandi appuntamenti e più Vincenzo si concentra e si tranquillizza. È incredibile, invece di farsi travolgere dalla tensione si calma».Lei pensa di essere come lui?«Sto imparando molto a staccare la spina. Diciamo che lui ce l’ha nelle sue corde: è fatto così. Io sto cercando di apprendere da lui questo approccio alle corse. Ma in una cosa siamo davvero uguali…».In che cosa?«Dormire. Sia io che lui dobbiamo dormire, e anche tanto. Il sonno non ci manca. E con questo siamo a metà dell’opera. Quando si dorme si recuperano energie».Quante ore deve dormire per stare bene?«Almeno nove».Torniamo a Nibali e al suo Tour: con Fromme e Contador come sarebbe andata a finire per Vincenzo?«Avrebbe vinto ugualmente, perché li aveva già staccati e non di poco».Il prossimo anno Vincenzo vorrebbe tentare di correre sia il Giro e il Tour…«Non ne abbiamo ancora parlato, ma se al Giro saremo io e lui sarà un bene sia per me che per lui».
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