martedì 15 aprile 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
In questi giorni è stata diffusa qualche no­vità sul frammento di papiro conosciuto come “Vangelo della moglie di Gesù”, giun­to alla ribalta internazionale dopo un arti­colo di Karen N. King nel settembre 2012. Si tratta di un testo lacunoso in copto e intitola­to in modo improprio sia perché il genitivo oggettivo viene fatto coincidere con un genitivo possessivo, sia perché il frammento non pare derivare da un codice. Nessuna novità sui con­tenuti: nel testo si legge il nome «Maria» che se­condo la King potrebbe riferirsi alla Maddale­na (come negli apocrifi Vangelo di Maria Mad­dalena e Vangelo di Tommaso) forse chiamata in causa per la sua dignità di testimone e di­scepola; poi la parola «madre«, che può essere attribuita allo Spirito (come nel Vangelo degli Ebrei) o alla storica madre di Gesù. Al rigo 4, al­l’inizio di una frase attribuita a Gesù, si legge anche «Mia moglie…» (tahime in copto) e, naturalmente, qui sta l’interesse: secondo la King il testo sarebbe stato redatto nel seno di un gruppo protocristiano che s’interrogava su un Gesù o coniugato in senso spirituale come nel Vangelo di Filippo o in senso letterale, in di­scussioni legate al matrimonio, al celibato e al­la castità. Le novità di oggi, primavera 2014, ri­guardano, come riportato dalla «Harvard Theo­logical Review» (vol. 107, n.2), le analisi con­dotte sul papiro che lo darebbero come auten­tico sembrando contraddire l’opinione di quanti – coptologi, papirologi, storici – hanno avanzato dubbi sulla sua au­tenticità, fra cui Hur­tado, Davila, Watson e Bernhard. Le anali­si scientifiche lo da­terebbero, dunque, con margini di dub­bio, fra il VI e il IX se­colo. Il testo origina­rio, del quale il papi­ro sarebbe copia, vie­ne collocato conget­turalmente dalla King fra il II e il IV se­colo. Niente che pos­sa aggiungere alla conoscenza del “Ge­sù storico”: quelle 14 linee presenti sul frammento (in parte illeggibili) potrebbe­ro servire agli studi sui dibatti riguardanti ce­libato e matrimonio nelle comunità protocri­stiane. La King ne è convinta: il frammento fa­rebbe riconsiderare l’importanza dello stato di vita di Gesù in quelle prime controversie cri­stiane. Tuttavia, fra gli altri, Larry Hurtado si domanda perché considerare il reperto (am­messo sia autentico e lui dubita: ci sono molti modi di falsificare) una “scoperta sensaziona­le”. Forse la risposta è semplice: ogni anno, ver­so Pasqua, come spesso s’è notato, si annun­cia qualche clamoroso segreto nascosto nelle origini cristiane. A volte il coup riesce, altre no e in tal caso rimane circoscritto nel dibattito degli specialisti. Questa vicenda potrebbe es­sere più significativa per lo studioso della reli­giosità contemporanea che per lo studioso di cristianesimo antico. Di una cosa possiamo star certi: il caso non è chiuso. Se gli elementi ma­teriali che costituiscono il papiro possono es­sere autentici (così pare per l’inchiostro data­to fra VI e IX secolo) il testo presenta fortissi­me criticità, per una serie di motivi già antici­pati da Alberto Camplani sull’«Osservatore ro­mano » a fine settembre 2012 e oggi ripresi, tra gli altri, da Davila, Hurtado e pure, con toni caustici, dal papirologo Leo Depuydt, talmen­te convinto della falsità del reperto per conte­nuti e analisi paleografica – troppo simile al Vangelo di Tommaso - da considerarlo «pron­to per uno sketch dei Monthy Python». E dun­que che cos’è realmente questo testo, ammes­so che sia autentico? Non un vangelo, forse un amuleto o un esercizio di scrittura. Nonostan­te la questione sia stata di nuovo riaperta, la battaglia di storici e scienziati è appena ini­ziata.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: