venerdì 25 giugno 2021
Il Teatro Romano di Verona con “Aida” ha inaugurato una 98ª stagione del Festival lirico davvero speciale: scenografia unica, fissa, tecnologica scelta per tutti gli allestimenti
il bozzetto di “Aida” in forma scenica che ha inaugurato il 98° Festival Lirico di Verona

il bozzetto di “Aida” in forma scenica che ha inaugurato il 98° Festival Lirico di Verona

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Le note dell’Intermezzo della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, quelle che raccontano la mattina di Pasqua. Poi una processione, di quelle che in Sicilia fanno memoria della Resurrezione, dell’incontro di Maria con il Signore Risorto. Eccola, la processione, nel disegno del Pélegrinage des Saintes-Maries de la Mer custodito nella Biblioteca apostolica vaticana. Disegno che prende vita nel paesaggio della Valle dei Templi di Agrigento. Una foto in alta definizione e un disegno. Immagini che dialogano, si intrecciano e si materializzano sul grande ledwall di 400 metri quadrati che abbraccia il palcoscenico dell’Arena di Verona. Scenografia unica, fissa, tecnologica e in 3D, scelta per tutti gli allestimenti del festival lirico numero novantotto, inaugurato sabato da un’Aida in forma di concerto da Riccardo Muti, che stasera entra nel vivo mandando in scena la prima opera. Anzi, le prime due, perché nell’anfiteatro romano è in cartellone la classica abbinata Cav&Pag, Cavalleria di Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo: Marco Armiliato sul podio, Sonia Ganassi è Santuzza e Murat Karahan Turiddu (ma non c’è l’annunciato ritorno in Arena di Katia Ricciarelli prevista nei panni di Mamma Lucia), Marina Rebeka è Nedda e Yusif Eyvazov Canio.

Per rispettare il distanziamento in Arena al massino 6mila persone rispetto alle 13mila e 500 di prima del Covid. «Per noi non è una ripartenza perché l’Arena non si è mai fermata, nemmeno lo scorso anno, in piena pandemia, quando abbiamo proposto una serie di concerti con l’orchestra collocata su un palco costruito al centro dell’anfiteatro » dice Cecilia Gasdia, sovrintendente e direttore artistico della fondazione lirica veronese. «Direi una nuova partenza. Mai vista. Perché ci siamo inventati una nuova formula per fare l’opera in forma scenica, rispettando tutte le regole di distanziamento ancora in vigore. Non possiamo proporre i nostri spettacolo kolossal, mettendo duecento persone sul palco, ma quella che potrebbe sembrare una limitazione l’abbiamo fatta diventare una risorsa» spiega il soprano veronese, dal 2018 alla guida del teatro lirico della sua città. Un grande ledwall per le scenografie virtuali che resta fisso per tutta la stagione, pochi elementi di scena che cambiano a seconda delle opere in cartellone. «Una struttura agile, che ci consente di cambiare titolo ogni sera, senza movimentare troppo il retropalco. E di proporre sei nuovi allestimenti » spiega Cecilia Gasdia che ha voluto affidare questo grande progetto alla squadra artistica dell’Arena. «Scendiamo in campo con le forze di casa. Abbiamo confermato la stagione estiva a marzo, in piena seconda ondata. Una sfida. E per raccoglierla occorrevano persone che conoscessero a perfezione la macchina areniana, per realizzare in pochi mesi allestimenti che solitamente richiedono due anni di preparazione».

Niente nomi di registi, scenografi e costumisti in locandina, ma Cavalleria e Pagliacci, Aida, Nabucco e Traviata di Giuseppe Verdi e Turandot di Giacomo Puccini portano la firma collettiva di una squadra tutta areniana – dipendenti e collaboratori che da sempre affiancano gli artisti nella preparazione degli spettacoli – capitanata dalla stessa Gasdia. «In questa avventura abbiamo voluto coinvolgere musei e siti archeologici, creando una rete tra le istituzioni culturali italiane che hanno sofferto a causa del Covid. Durante gli spettacoli, sul grande ledwall, in alcuni momenti delle opere scorreranno immagini di capolavori custoditi in diversi musei italiani. Elaborati, come le scenografie virtuali disegnate per i nostri allestimenti dal gruppo D-Wok» spiega la sovrintendente. Così i disegni custoditi nei Musei vaticani contrappuntano le note di Cavalleria, mentre per Pagliacci, immaginati in un teatro di posa, l’Arena ha chiesto la collaborazione del Museo nazionale del cinema di Torino e del Fellini museum di Rimini che ha messo a disposizione il primo disegno di Gelsomina fatto dal regista romagnolo per La strada.

Inevitabile la presenza del Museo egizio di Torino per Aida, Nabucco mostra le immagini drammatiche del Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, mentre in TraviataVioletta ha il volto dell’Alaide sdraiata di Giovanni Boldini, ritratto custodito agli Uffizi. Non solo opera, per la Messa da Requiem di Verdi ci saranno le immagini di Paestum e Pompei e per la Nona di Beethoven le foro della fondazione Alinari di Firenze. Il tempo delle favole della Turandot è ricostruito attraverso i disegni dei paraventi del Museo d’arte cinese ed etnografico di Parma. «Abbiamo dipinto sui led, animando le figure del museo e disegnando gli ambienti ispirandoci alla pittura cinese» racconta Paolo Gep Cucco che guida la squadra di D-Wok. Lo studio torinese (che ha firmato le proiezioni delle ultime prime della Scala, Attila e Tosca, ma anche il gala A riveder le stelle dello scorso dicembre insieme al regista Davide Livermore) è l’unico nome in locandina in questa stagione veronese. «Il ledwall in alta definizione di 400 metri quadri che abbiamo progettato porta per la prima volta la tecnologia sul palco dell’Arena. Una tecnologia che ci consente di realizzare una scenografia completamente virtuale e digitale, ricostruendo in 3D gli ambienti come si fa al cinema con gli effetti speciali».

Pagliacci
è ambientato nello Studio5 di Cinecittà, Aida (in scena da domani con protagonista Angela Meade e Diego Matheuz sul podio) si apre con l’immagine di un deserto avvolto dalla tempesta, Nabucco è trasportato in piena Seconda guerra mondiale «con edifici che abbiamo disegnato ispirandoci all’estetica dell’immaginario architettonico creato in Germania per le Olimpiadi di Berlino del 1936» spiega Cucco convinto che «oggi l’opera ci parla più che mai: Verdi è politicamente attuale e Puccini scrive in modo cinematografico». Perfetti, dunque, per dialogare con la tecnologia che D-Wok ha usato nell’opera per la prima volta per un’Aida nel 2018 all’Opera di Sidney. «L’abbiamo poi portata alla Scala, dove la impiegheremo anche il prossimo 7 dicembre per il Macbeth di Verdi che aprirà la stagione – anticipa Cucco – . Affineremo ulteriormente l’uso della realtà aumentata già messa in campo per il gala dello scorso anno, per coinvolgere sempre di più chi guarda l’opera in tv e per dare a chi è in sala uno spettacolo totale». Spettacolo totale che è, da sempre, il marchio di fabbrica dell’Arena.

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