martedì 14 aprile 2020
La casa amatissima dove abitò tra 1937 e 1943 potrebbe essere demolita per un condominio di lusso. Eppure è uno dei luoghi più alti della storia europea
Etty Hillesum

Etty Hillesum - Wikipedia common images

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La casa di Amsterdam nella quale Etty Hillesum abitò dal 1937 al giugno 1943 potrebbe essere presto abbattuta per far posto a sei appartamenti di lusso. Se il progetto verrà realizzato, non rimarrà più alcun elemento tangibile per immaginare la giovane Etty che apre il portone, sale le scale ed entra in casa.

L’edificio si trova al numero 6 della Gabriël Metsustraat, al secondo piano, e si affaccia sul Museumplein, la “piazza del museo”, di fatto un grande prato verde. Dalla finestra dell’appartamento della scrittrice si scorgeva il Rijksmuseum e a poca distanza da lì sorge, dal 1973, il Museo Van Gogh. Alzando la testa dal quaderno, Etty Hillesum poteva inoltre vedere davanti a sé la sede della collezione comunale di arte moderna, il Stedelijk Museum, progettata dallo stesso architetto che aveva disegnato il palazzo della Gabriël Metsustraat ora minacciato.

Lo stabile ha attualmente un enorme valore economico. Il Comune di Amsterdam ne ha già approvato la demolizione, mentre la richiesta di costruzione del nuovo edificio, già depositata, attende la risposta dell’Ufficio tecnico municipale. Da oltre un anno, però, i comitati di quartiere e i cittadini nella zona hanno formalizzato la loro contrarietà. La giurista Annemieke Bieringa, che abita in zona, spiega che le obiezioni, anzitutto di carattere tecnico, rischiano purtroppo di essere aggirate, sia pure nel rispetto delle norme. L’edificio in questione, infatti, non gode della qualifica di “bene di valore storico-architettonico”. Per il proprietario, il magnate Ronald Egger, la via sembra dunque spianata. Secondo Wouter van Elburg, storico dell’architettura e docente all’Università di Amsterdam, l’isolato avrebbe già dovuto essere sulla lista dei monumenti protetti.

La casa della Gabriël Metsustraat fa parte del tessuto della memoria di Etty Hillesum e dello stesso ebraismo europeo alla quale appartengono la casa natale della scrittrice a Middelburg e quella in cui visse a Deventer, entrambe custodite con cura. È molto nota la fotografia di Etty alla scrivania nel suo appartamento di Amsterdam, in quello che lei considerava «il miglior posto del mondo». Da lì, racconta per esempio nel Diario, riconobbe un giorno uno dei suoi professori, Willem Bonger, che camminava lungo la pista di pattinaggio allestita nel prato durante l’inverno. Etty si precipitò a parlargli, chiedendogli se avesse senso scappare, ma lui le rispose che i giovani avevano il dovere di restare. Il giorno dopo sarebbe iniziata l’occupazione nazista, di cui Bonger fu una della prime vittime.

Questo è solo un esempio della ricostruzione che si sarebbe potuta proporre in una mostra permanente se in Gabriël Metsustraat fosse stata istituita la casa museo di Etty Hillesum. In passato, già le abitazioni di suo padre e dei suoi nonni sono state cancellate dall’evoluzione urbanistica

Tra meno di un mese, il 5 maggio, l’Olanda ricorderà il 75° anniversario della Liberazione. Sarà una celebrazione in tono minore per via del Covid–19, ma la ricorrenza dovrebbe far riflettere le autorità competenti di Amsterdam, a partire dalla sindaca progressista Femke Halsema, in carica dal 2018. Per salvare la casa di Etty Hillesum, in ogni caso, si sono già mobilitati il Centro Studi di Middelburg, il Centro Etty Hillesum di Deventer e la stessa Fondazione Etty Hillesum di Amsterdam. Hanno aderito le associazioni intitolate alla scrittrice in Canada, Colombia, Italia, Francia, Portogallo e Spagna, ed è in preparazione una petizione internazionale.

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