sabato 21 dicembre 2013
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Questo è il mio primo disco di Natale ed il vero committente è mio figlio Giorgietto di un anno». Anche per Giovanni Allevi, pianista abituato a riempire i teatri di mezzo mondo con tifo da stadio, è arrivato il momento di fare i conti con il Natale. Come per ogni star che si rispetti, prima o poi, l’album strenna arriva immancabile, anche perché le musiche classiche delle feste assicurano vendite anche in tempi di crisi. Per Allevi, però, l’idea nasce non tanto (e non solo) come strategia commerciale (il suo Christmas for you, Bizart/Sony Music, verrà lanciato in Europa, Stati Uniti, Giappone e Australia), ma anche da motivazioni più intime. Parte del ricavato della vendita dell’album, inoltre, sarà devoluta a Save the Children mentre vedremo Allevi anche fra i protagonisti del Concerto di Natale registrato all’Auditorium della Conciliazione e in onda su Raidue il 24 alle 21.10. Allevi, scusi, in che senso il committente del disco è suo figlio?Questo è il mio primo disco di Natale, è stato bellissimo e quasi inevitabile anche se non me lo sarei aspettato. Tutto è iniziato da una pecora di peluche con cui si addormenta il mio bimbo di un anno, Giorgetto. Se la premi nel pancino emette una musica natalizia con un timbro che è un po’ metallico. Allora ho detto a Giorgetto: "Te la riregistro io come si deve, con un pianoforte bello con un suono più dolce". Da lì mi sono divertito nel mettere le mani su questi grandi classici della tradizione natalizia, reinterpretandoli secondo la mia attitudine. Appena registrato l’ho fatto sentire per primo a lui: gli è piaciuto, e io mi ritengo soddisfatto».Nel farlo, però, ha pensato anche al mercato internazionale.«Certo, anche perchè tengo concerti in tutto il mondo. Per ogni paese ho scelto il brano natalizio di riferimento, proponendo una sorta di viaggio: O Tannenbaum per la Germania, Feliz Navidad per il Sudamerica, Green sleeves per l’Inghilterra, Santa Claus is comin’ to town per gli Stati Uniti rivisitata in jazz, mentre White Christmas è davvero internazionale».E per l’Italia?«Ho scelto Adeste fideles, il brano che io cantavo da piccolo nel coro polifonico. Ho cominciato intorno agli 8-9 anni, e crescendo sono passato dai soprani come voce bianca ai contralti, da adolescente ai tenori fino ai bassi. Poi per tanto tempo, intorno ai 25 anni, ho diretto nel paesino di Maltignano (Ascoli Piceno) un coro polifonico grandissimo livello e di grande tradizione. Dirigevo la grande musica sacra, dalla Messa di Lorenzo Perosi all’Alleluja di Händel. Ricordo che cercai di introdurre il gospel e questo creò un problema: da una parte c’era l’entusiasmo dei giovani coristi e dall’altro la ritrosia più tradizionalisti. Diciamo che è un po’ il mio destino».Con questo disco di Natale diventa un tradizionalista anche lei?«Col senno del poi, oggi mi rendo conto la tradizione non va cancellata. Credo che nella musica natalizia si possa trovare un equilibrio fra tradizione e modernità. Non una modernità straniante, bensì la tradizione viene avvolta da una ritmica che rende questa musica ancora più vicina agli adolescenti. L’apoteosi è in Silent Night, il brano più dolce che ci sia che io espongo in maniera iperclassica, mentre nella traccia successiva ne propongo una versione furibonda stile rock progressive».Ma il Natale di Giovanni Allevi bambino com’era?«Assolutamente speciale, magico, era la festa in famiglia. Mi svegliavo la notte di Natale con mia sorella per andare a scartare i regali appena messi sotto l’albero. Li portava Babbo Natale, poi seppi che era mio zio, ma per me Babbo Natale esiste sempre. E poi c’era la Messa di mezzanotte. Siccome ero sempre occupato dell’animazione musicale, le messe di Natale me le sono fatte tutte. Poi c’era il concerto di Natale col coro che era il top. Nel coro cantava insieme a me anche mia madre. Lei era la solista, è stata una cantante lirica specializzata nel repertorio barocco. È stata la mia prima maestra. Mentre cucinava, cantava Monteverdi».La musica natalizia, però, non dimentichiamolo dovrebbe elevare l’animo verso il divino?«Per me il Natale è musica. È stato sempre un momento di dolcezza, di calore e vorrei che questo arrivasse alle famiglie in questi giorni di festa anche attraverso il mio pianoforte. Oggi posso dirlo con certezza, la musica è una tensione verso l’alto, noi siamo schegge di Paradiso cadute sulla terra e lassù dobbiamo tornare. Ogni manifestazione artistica vuole inseguire quella luce che abbiamo dentro di noi nascosta e che origina da una luce molto più grande». Come sarà, allora, il Natale della famiglia Allevi?«Un albero l’ho comprato, i regali pure e il presepe non manca mai. Ma, soprattutto, passerò tutto il mio tempo con i miei figli, Giorgio, appunto, e Leonardo di tre anni. Purtroppo per lavoro spesso non li posso vedere: santi nonni e santi zii, ma non vedo l’ora di abbracciarmeli e di giocare tantissimo. Mi trasformerò anche io in un bambino, che poi non è tanto difficile».A proposito di famiglia, lei ha suonato davanti a papa Francesco in piazza San Pietro proprio in occasione della Giornata della Famiglia. Che emozione è stata? «Sono stato invitato all’ultimo a suonare l’Ave Maria di Gounod davanti al Papa. Una emozione pazzesca. Due aspetti mi hanno colpito. Il suo carisma, innanzitutto: papa Francesco è una persona alla quale è impossibile non volere bene. L’ho salutato dopo il concerto, è stato molto cordiale. E poi mi ha colpito la gente. Mentre suonavo l’Ave Maria, che nel mio cuore dedicavo a tutte le mamme, 200mila persone mi hanno ascoltato con un silenzio e un’attenzione che non mi sarei mai potuto immaginare. Io voglio bene a tutte queste persone».Una composizione sacra nel cassetto lei ce l’ha?«Certo. Io ho scritto una cantata sacra e una toccata e fuga per organo a canne che rientra nel mio sentimento di glorificazione del divino, secondo le mie umili possibilità. Sto lavorando alle partiture per farne un lavoro organico».Un augurio per questo Natale alle famiglie italiane?«Sento che questo Natale ha un significato particolare. Auguro alle famiglie di stringersi nei propri affetti, per poter poi ripartire con più slancio ad affrontare la vita con tutte le sue ombre e le sue luci».
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