giovedì 12 maggio 2022
Da oggi a fine mese la manifestazione entra nel vivo con incontri nelle diocesi di Treviso, Adria-Rovigo, Verona, Vittorio Veneto, Padova e Vicenza. Dialoghi e meditazioni sull’attualità mondiale
Immagine dall Apocalisse di Treviri, secolo IX, Stadtbibliotheck, Cod. 31

Immagine dall Apocalisse di Treviri, secolo IX, Stadtbibliotheck, Cod. 31 - Archivio

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Pandemia, guerra, spostamenti di massa, per non parlare delle piaghe sempre presenti di carestie, povertà, violenza in tante parti del mondo. Ma anche progresso scientifico, in particolare per le esplorazioni dello spazio, e azioni nel segno della responsabilità e del bene comune che schiudono orizzonti di speranza. Non è un panorama fosco, ma al contrario, fa intravedere la luce quello che si vede anche oggi sotto la cupola del cielo. Non a caso “e vidi un nuovo cielo e una nuova terra” (Ap 21,1) è il titolo scelto dalla 18ª edizione del Festival Biblico, che entra nel vivo da oggi, a sfatare la 'leggenda nera' di libro della fine del mondo come catastrofe che l’ultimo “capitolo” della Bibbia si porta dietro. All’appuntamento, promosso dalla diocesi di Vicenza e dalla società San Paolo - e al quale aderiscono le diocesi di Verona, Padova, Adria-Rovigo, Vittorio Veneto e Treviso - i tanti segni della rivelazione delle cose ultime (il vero senso etimologico dell’Apocalisse) saranno declinati sotto quattro prospettive principali: biblico-esegetica, antropologico- filosofica, geopolitica, linguistica e del pensiero critico. Nella consapevolezza che l’Apocalisse è un libro che offre delle chiavi interpretative per decifrare questo presente ambivalente, con coraggio, senso di responsabilità e con uno sguardo di speranza. Con uno sguardo al mondo, vista la presenza di molti ospiti internazionali.

«Abbiamo voluto, in questa edizione più che in altre, creare un clima di mondialità: il Biblico che ospita il mondo, con le tensioni e le complessità che lo caratterizzano. Per questo, tra i vari ospiti, molte saranno le voci europee ed extraeuropee. Ci è parso opportuno ribadire che i confini nazionali non sono sufficienti per capire il tempo che stiamo vivendo», spiega la direttrice generale del Festival Roberta Rocelli. Dopo gli eventi preparatori nelle province del Triveneto, da oggi la manifestazione accende i motori con la fase nelle diocesi. Si parte a Treviso, dove sarà presentato il progetto di edizione italiana del poema epico dell’autore triestino Theodor Däubler, “L’aurora boreale”. Un testo di oltre trentamila versi, scritto in gran parte durante i viaggi dell’autore in Italia, ricco di immagini e riferimenti filosofici, dai quali verranno evidenziati i concetti riferibili all’Apocalisse. Ne parlerà il presidente della Fondazione Cassamarca Luigi Garofalo, ordinario di Diritto romano e di Fondamenti del diritto europeo nell’Università di Padova. La serata vedrà, poi, la lettura integrale del libro biblico, accompagnata da musica dal vivo e da una scenografia visiva di grande impatto, proiettata sull’episcopio e realizzata dall’artista delle multivisioni, Francesco Lopergolo. Il programma proseguirà con meditazioni, mostre, dialoghi. Su temi come il confronto tra scienza e fede “Tra fisica e metafisica. Le nuove frontiere aperte dopo il lancio del telescopio spaziale James Webb” con don Alessandro Omizzolo (astronomo della Specola vaticana). O sulla dimensione escatologica nell’ebraismo e nell’islam, con il teologo Brunetto Salvarani. Il dialogo dell’ultimo giorno, domenica, sarà interreligioso, con la partecipazione di Luciano Meir Caro (rabbino capo di Ferrara), Yahya Sergio Pallavicini (imam e presidente del Coreis) e il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi. Domani al via anche il programma di Adria-Rovigo, dove al centro ci sarà ancora il dialogo tra scienza e fede. Ad aprire il Festival a Rovigo, infatti, sarà il fisico Roberto Battiston, già presidente dell’Agenzia spaziale italiana, in dialogo con il teologo Giorgio Bonaccorso, sul rapporto tra conoscenza, fede e speranza. Temi che caratterizzeranno anche la meditazione serale presso l’Osservatorio astronomico “ Vanni Bazzan” e l’incontro di dopodomani tra lo statistico Roberto Volpi e il teologo Simone Morandini. Un’altra prospettiva indagherà il linguaggio simbolico con molte proposte artistiche, come quella di Marta Cuscunà, che con i suoi “corvi meccatronici” racconterà la caduta dell’umanità nell’orrore della guerra. Infine, il filone del bene comune, con il racconto di esperienze del passato (le “Riduzioni” gesuite nel Paraguay tra Seicento e Settecento, con Giampaolo Romanato) e del presente grazie a Emilio Casalini, giornalista e conduttore della trasmissione televisiva “Generazione Bellezza”. Non mancheranno racconti sulla guerra in Ucraina, con Giorgio Cella, che aiuterà ad analizzare i fenomeni che hanno portato al conflitto. Domenica chiuderà il programma il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii, che proporrà “Il contagio del desiderio”, come via per rimettere in moto la speranza nel tempo del Covid. Dal 18 al 22 maggio tappa a Verona. La corsa alla conquista dello spazio sarà al centro dell’incontro di apertura “E vi fu battaglia nel cielo (Ap 12,7). Le guerre stellari sono diventate realtà?” con l’astronauta e astrofisico Umberto Guidoni e l’ingegnere aeronautico Marcello Spagnulo. Il 21 lo scrittore Eraldo Affinati parlerà di come educare a una nuova umanità “Nel sogno della Gerusalemme celeste”. Dal 20 al 22 a Vittorio Veneto saranno gettati “Sguardi sul futuro del Pakistan. La speranza nel dialogo” (domenica 22 maggio) con Francesco D’Alfonso (direttore dell’Ufficio pastorale diocesano per la carità, segretario del Shahbaz Bhatti Memorial Trust) e Paolo de Stefani, docente di geopolitica all’Università di Padova. E si terrà un dialogo sulla vita del futuro alla luce del Big Bang, con il teologo don Costantino Rubini e l’astrofisico Piero Benvenuti.

Sono dedicati ad arte, migranti e donne tre degli appuntamenti che caratterizzeranno la kermesse a Padova, dal 27 al 29 maggio. La teologa Nadia Munari e il filosofo Umberto Curi sabato 28 analizzeranno “L’Apocalisse di Giusto de’ Menabuoi nel Battistero di Padova. Il cinema e le narrazioni apocalittiche”. Mentre Monica Mazzucato (Comunità di Sant’Egidio) e il gesuita Alberto Remondini ( direttore del Centro Antonianum) lo stesso giorno parleranno dei migranti come “profeti di speranza”. I “ Volti di donne. Tra profezia e apocalittica” saranno al centro della riflessione della storica Adriana Valerio e della biblista Benedetta Rossi. Infine, domenica 29, la meditazione in cattedrale del vescovo Claudio Cipolla sul versetto di Apocalisse (7, 16-17) “Non avranno più fame, né avranno più sete”. Dal 26 al 29 maggio la manifestazione approda a Vicenza, dove dopo due anni di pausa tornerà lo spazio del 'dAbar', il café culturale del Festival Biblico. Si partirà giovedì 26 con il primo degli “incontri biblici giorno e notte” condotti da Gabriella Caramore. Per il format “Geografia delle fedi” tre gli incontri in programma: su Centrafrica. con la presenza del cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, Ucraina/Russia e Colombia, con Jairo Agudelo Taborda, docente di Relazioni internazionali all’Università del Norte a Barranquilla. Lo spazio delle meditazioni sabato 28 e domenica 29, vedrà infine protagonisti rispettivamente l’abate della Comunità monastica di San Miniato al Monte, padre Bernardo Francesco Maria Gianni, sul concetto di fedeltà e sul senso che può avere in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, e la scrittrice e storica Benedetta Tobagi sulla figura della "Bestia" e sul ruolo della speranza.

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