venerdì 20 febbraio 2009
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Adesso che diventa provincia insieme a Monza (le elezioni sono a giugno), la Brianza ci tiene a mostrare il suo vestito buono: quello delle feste (cultura, svaghi, religione, persino turismo) e non solo il già risaputo abito feriale dei commerci, dell’imprenditoria, insomma di ciò che da queste parti una volta si chiamava laurà e oggi si pronuncia come in Cina, business. Opera forse un po’ tardiva per una zona che fu verde e adesso viaggia a targhe alterne come qualunque hinterland industriale, almeno in gran parte... Per questo suonerà volenteroso ma piuttosto anomalo che proprio qui, dove la natura deve quotidianamente spintonare il cemento e l’asfalto delle «grandi opere», sia sorto un nuovo «Cammino» da pellegrinaggio, a somiglianza di quelli – antichi – verso Compostela o della Via Francigena e che si vuole intonato alle orme dello spirito ma anche (dov’è ancora possibile) ai silenzi dell’ambiente e alla pacificazione degli occhi di un buon panorama. Stavolta si viaggia sulle tracce di un intellettuale maghrebino (già, come lo catalogherebbero certi padani?) che pure andò d’accordissimo col fondatore stesso della tradizione ambrosiana e che si dice abbia soggiornato appunto da queste parti – per la precisione a Cassago Brianza – poco prima del battesimo: sant’Agostino. A lui s’intitola infatti il Cammino che si presenta oggi alla Borsa Internazionale del Turismo a Milano e che i Lions e l’associazione Brianze sponsorizzano tra 25 santuari mariani della Brianza, per altrettante tappe pedestri o ciclabili (in totale 14 giornate di viaggio) e complessivi 352 km. Un’altra particolarità è infatti che il Cammino lombardo, a differenza degli altri finora noti, assume un andamento circolare, a partire da quello che è il più emblematico santuario mariano della Brianza (la Madonna delle Grazie a Monza) e ivi ritornando dopo un sinuoso percorso che si estende verso nord a lambire le Prealpi incuneate tra i due rami del Lario. Tale caratteristica è simbolica (richiama infatti la «cintura» che la Madonna donò a santa Monica, madre del vescovo di Ippona, e che poi divenne oggetto di culto per il movimento agostiniano) ma facilita pure un’eventuale suddivisione del pellegrinaggio in tronconi da compiere anche «a rate» – ipotesi da non sottovalutare per i locali che vogliano riscoprire la loro terra sotto una diversa visuale – e comunque tornando ogni sera in un punto d’albergo centrale. Appunto. Tra le richieste che giungono al sito ufficiale dell’iniziativa (http://www.camminodiagostino .splinder.com/), magistralmente organizzato dagli efficienti brianzoli con una puntuale esposizione degli itinerari, c’è proprio quella di predisporre alcuni posti di tappa per il ristoro e il ricovero dei viandanti, per il momento affidato al sacco a pelo e alla benevolenza dei privati o delle parrocchie; d’altronde il «Cammino» è stato appena aperto (la presentazione ufficiale risale al novembre scorso, l’inaugurazione è prevista per maggio) e non c’è da dubitare che crescerà presto anche nell’offerta. Un agriturismo dell’erbese, ad esempio, propone già i suoi asinelli per trasportare gli zaini, mentre qualcuno chiede se sarà predisposta una cartellonistica ad hoc... Esistono già, invece, la «patente» su cui apporre i bolli per ogni meta raggiunta, e il simbolo, che è una composizione di tre corone: le 12 stelle azzurre «mariane» dell’Europa, 25 stelline gialle per altrettanti santuari brianzoli, infine la Corona ferrea conservata nel Duomo di Monza. Entro marzo dovrebbe essere disponibile anche una guida a stampa, in cui saranno indicati anche i luoghi di interesse storico, naturalistico, artistico. Che non sono poi pochi: dal romanico della basilica di Agliate, di San Vincenzo in Galliano o di San Pietro al Monte, al neoclassico di parecchie ville nobiliari settecentesche; dai paesaggi dei laghi prealpini alle vedute dall’alto delle colline moreniche; dall’autodromo nel parco di Monza al traghetto di Leonardo sull’Adda. Insomma, bisogna cercarle bene, però la «corona» brianzola qualche gemma ancora la conserva; e l’iniziativa agostiniana vorrebbe appassionatamente che «cintura» – da queste parti – non fosse soltanto il grigio sinonimo di un sobborgo metropolitano. La facciata del santuario di Santa Maria delle Grazie a Monza, da giugno capoluogo di una nuova provincia
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