giovedì 9 settembre 2010
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La storia è una di quelle che da sempre mettono alla prova sceneggiatori e registi: un uomo imprigionato in un destino autodistruttivo dal quale vorrebbe evadere, trova la forza di farlo grazie all’amore per una donna. E qui al Festival di Venezia è arrivata fuori concorso l’ennesima variazione sul tema, The Town di Ben Affleck, thriller su rapinatori e poliziotti, amicizia e tradimento, amore e speranza e sulle colpe dei padri che ricadono sui figli. Un film di genere come tanti altri, una di quelle pellicole che vai magari a vedere al cinema, ma non c’è bisogno di scoprire a un Festival come Venezia.Evidentemente in un Lido in crisi d’astinenza da star, l’arrivo di Ben Affleck e Rebecca Hall, salutato da un’accoglienza più che generosa, è una boccata d’ossigeno per fotografi e passerelle. Alla seconda regia dopo Gone Baby Gone, Affleck dichiara di essersi addirittura ispirato a Gomorra. «Quando ho iniziato a girare – ha detto il regista e attore – ho portato con me alcuni film che ho amato molto e che mi hanno ispirato. Tra queste c’è il film di Garrone, tratto da Saviano. Credo infatti che alcune storie non possano prescindere dal luogo dove si svolgono, per questo ho fatto di Boston uno dei personaggi del film».Tratto dal romanzo Prince of Tieves di Chuck Hogan, il film è ambientato in un sobborgo di Boston chiamato Charlestown che ha prodotto più rapine in banca e a furgoni portavalori di ogni altro miglio quadrato nel mondo (300 colpi all’anno). E il luogo dove sorge un celebre monumento che ricorda la guerra  d’indipendenza è divenuto teatro di guerriglie urbane tra poliziotti e malviventi, fieri di tramandare ai propri figli la passione per le rapine a mano armata. Doug ha avuto la sua occasione per sfuggire al percorso criminale di suo padre, ma non ce l’ha fatta ed è diventato il capo di una banda di spietati rapinatori. Ma durante l’ultimo colpo Claire, la dirigente di banca, ha visto qualcosa e Doug decide di conoscerla per scoprire se la ragazza stia collaborando con l’Fbi. I due finiscono per innamorarsi e nel bandito emerge sempre più forte il bisogno di cambiare vita, altrove, prima che sia troppo tardi. E nel pubblico cresce il desiderio di vederlo salvo, un po’ come accade nel film su Vallanzasca. «Ho cercato di non glorificare un criminale – ha detto Affleck, consapevole dei rischi a cui va incontro il film – ma credo che il pubblico sia abbastanza intelligente da capire quali sono i comportamenti da condannare anche quando per necessità drammaturgiche bisogna raccontare personaggi controversi cercando di comprendere la loro umanità».
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