martedì 28 ottobre 2014
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Romano Montroni ha capito di essere sulla strada giusta quando ha ricevuto la visita di un vigile urbano della sua città, Bologna. «Era il comandante in persona, ma non si era scomodato per notificarmi una multa – scherza –. Ci teneva a dirmi che avrebbe partecipato anche lui, come volontario, alla nostra iniziativa». Libraio di lungo corso, responsabile prima della catena Feltrinelli e poi, più di recente, delle Librerie Coop, da qualche mese Montroni è il presidente del Centro per il libro e la lettura, l’organismo istituito dal ministero dei Beni e delle attività culturali con l’intento di accorciare la distanza, ancora abissale, tra gli italiani e la parola scritta. E da dove cominciare, si è domandato Montroni, se non dalla scuola? Così, sull’onda dell’entusiasmo e insieme dell’urgenza (le ultime statistiche relative agli indici di lettura collocano l’Italia al penultimo posto in Europa), è nato il progetto “Libriamoci”: tre giorni di letture a voce alta, da domani a venerdì, che coinvolgeranno gli istituti di ogni ordine e grado in tutto il Paese, non senza qualche sconfinamento all’estero. «Guardi, lo so benissimo che la proposta in sé non ha nulla di rivoluzionario – ammette Montroni – e non solo perché già gli antichi leggevano ad alta voce. È quello che raccomandava anche Daniel Pennac in Come un romanzo, un saggio che risale ormai a più di vent’anni fa. Ed è quello che si accade normalmente in molti Paesi d’Europa, dove quella del “lettore scolastico” è una figura professionale riconosciuta a pieno titolo. In Italia, tanto per cambiare, siamo in ritardo, ma non possiamo arrenderci alle difficoltà, anche di natura burocratica, che rendono macchinoso l’adeguamento. Per questo “Libriamoci” punta anzitutto sui volontari e, nello stesso tempo, rappresenta una prima forma di collaborazione tra i due dicasteri naturalmente coinvolti: quello della Cultura e quello dell’Istruzione».Con il beneplacito congiunto dei ministri Franceschini e Giannini, dunque, le scuole aprono le porte ai volontari della lettura, che sono a loro volta lettori forti. Al di là del gioco di parole, la strategia è molto chiara: «Non mancheranno i nomi noti – spiega Montroni –, dal regista Pupi Avati a giovani scrittori come Giuseppe Catozzella e Fabio Geda, ma il dato più interessante consiste nella partecipazione di moltissime persone appassionate della lettura, che cercheranno di contagiare i ragazzi donando un po’ del loro tempo. Non dimentichiamo che l’Italia dispone di un nucleo di lettori forti più vivace e determinato rispetto a quello di molti altri Paesi: davvero non potevamo fare a meno di ricorrere al loro aiuto».Organizzato a ritmi serrati, “Libriamoci” coinvolge realtà già ben strutturate quali il Salone internazionale del Libro di Torino e la Fondazione Bellonci di Roma, ma non è ancora riuscita a inserirsi nel fitto reticolo di Circoli dei Lettori presenti in molte città d’Italia. «Consideriamo quella di quest’anno come l’edizione zero – ribadisce Montroni – che, di fatto, avrà il suo coronamento a primavera, quando celebreremo l’ormai tradizionale “Maggio dei libri”. L’importante, però, era mandare subito un segnale, ricordare che la lettura è un bene di tutti e che tutti devono prendersene cura. In questa prospettiva abbiamo chiesto ai sindaci un contributo ben visibile: nei prossimi giorni molti di loro saranno nelle scuole, con tanto di fascia tricolore, per dare il buon esempio». Che è molto, non si discute, ma purtroppo non può bastare.Tra le questioni aperte una sta particolarmente a cuore a Montroni: «Negli ultimi anni – osserva – ci si è concentrati sui supporti di lettura tecnologici, dal tablet all’e-reader, con il presupposto che fossero più adatti alle nuove generazioni. Ma in questo modo si salta un passaggio fondamentale, quello della familiarità con il libro di carta. Oggi più che mai, per molti ragazzi la scuola rappresenta la prima e forse l’unica occasione per maneggiare un volume, sfogliarlo, imparare a consultarlo, magari innamorarsene. Non fosse che per questo, abbiamo il dovere di tornare a investire sulle biblioteche scolastiche, troppo spesso cadute in abbandono. Si possono pensare a forme di integrazione con le biblioteche locali, certo, ma è fondamentale che in ogni classe ci sia uno scaffale con i libri a disposizione».Quello di un maggior coordinamento è, del resto, uno degli obiettivi che Montroni considera prioritari per il Centro da lui presieduto. «Manifestazioni come il Festivaletteratura di Mantova o l’imminente BookCity a Milano dovrebbero, se non altro, essere accompagnate dal nostro logo», auspica. Il resto potrebbe venire con il tempo, una pagina dopo l’altra.
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