mercoledì 9 marzo 2022
L’evento in Università Cattolica con un monologo di Poretti. Il rettore Anelli: «Coniugare bellezza e meditazione». Il direttore Tarquinio: «Una luce che illumina la cifra dell’umano»
Un momento della serata per i 25 anni de "I luoghi dell'infinito"

Un momento della serata per i 25 anni de "I luoghi dell'infinito" - Nanni Fontana

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Una rivista nel segno della bellezza, una realtà capace di dare speranza. Così oggi sono stati celebrati nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano i 25 anni di Luoghi dell’infinito, il mensile di arte, cultura e itinerari di “Avvenire”. Un progetto nato nel 1997 come strumento di avvicinamento al Grande Giubileo del 2000 e che invece ha ampiamente superato quell’orizzonte temporale per incamminarsi nel pieno del nuovo millennio.

“Luoghi dell’Infinito – ha sottolineato il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli aprendo la serata – sono uno strumento importante perché ci consente di fermarci, di donarci una pausa dello sguardo e del pensiero sulla profondità della nostra eredità culturale e sulla bellezza dei luoghi. Con questa rivista sono i luoghi a venire da noi, a raggiungerci e indurci alla riflessione: perché la forza di Luoghi dell’Infinito è coniugare bellezza e meditazione, bellezza e ricerca del senso”. Bellezza che nonostante i tanti libri scritti resta un mistero filosofico, spiega Anelli: “Questi luoghi belli sono luoghi della trascendenza e quindi dell’infinito. E se non possiamo comprendere l’infinito qui possiamo almeno percepirne qualche luccichio”.

“Siamo qui per una festa – ha esordito Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, davanti a una Aula Magna gremita – per la quale devo innanzitutto ringraziare l’editore, il direttore che l’ha voluto, Dino Boffo, e il suo creatore Giovanni Gazzaneo.

“Luoghi” è stato all’inizio un unicum nel panorama italiano. E oggi è un lusso in una informazione sempre più ridotta a slogan. Ma un grazie speciale va ai lettori di Luoghi, in continua crescita e frutto interamente della sua capacità di attrazione. Girando l’Italia incontro tanti lettori che mi ringraziano per il nostro mensile”. Il motivo è individuato da Tarquinio “nella cifra peculiare” di Avvenire e di Luoghi: “Il tratto inevitabile è la cattolicità. Sembra scontato, e alcuni pensano sia un problema. Non è così. Siamo cattolici e per questo siamo capaci di parlare con tutti e ascoltare tutti, senza una modestia ipocrita. C’è una luce che può illuminare la cifra dell’umano. Accettando tutti i bagliori che arrivano da ogni luogo dell’infinito”.

Ha portato il suo saluto quindi Stefano De Alessandri, direttore generale di Ansa, partner dell’evento. “Luoghi dell’Infinito e Ansa sono accomunati dallo steso obiettivo, raccontare la realtà e aprire gli occhi dei lettori sul mondo, dare la voce a chi non ne ha. Questa nostra missione comune è anche il nostro migliore augurio per i prossimi anni di collaborazione”.

Al centro della serata il monologo teatrale "Una rondine dentro al cuore" di Giacomo Poretti (“Sono incredulo e imbarazzato nell’essere qui – ha esordito -, è un momento gravoso per i comici. Un mio collega più sfortunato di me è in prima linea”), una meditazione lirico-comica, come la definisce l’autore-attore, un’interrogazione su quella cosa misteriosa che abita dentro di noi e che pone le domande più scomode e decisive: l’anima.

Ha concluso l’incontro una tavola rotonda sul tema “Luoghi dell’Infinito, nel nome della bellezza”, parola chiave che ha costituito la stella polare della rivista fin dalla sua nascita. Come ha infatti sottolineato in un messaggio inviato per l’occasione il cardinale Gianfranco Ravasi, ricordando come 25 anni fa aveva partecipato alla riunione che aveva dato vita alla testata: «Ritornare ad amare la bellezza, a scoprirla e custodirla nella natura e nella vita umana – è stata e sarà l’opera culturale, sociale e spirituale attuata da Luoghi dell’Infinito. È un impegno che può diventare sorgente di fiducia, speranza e salvezza. Solo così si può ripetere in modo autentico l’abusato (e spesso stereotipato fino all’enfasi) asserto di Dostoevskij sulla «bellezza che salverà il mondo»”.

Per Giovanni Gazzaneo, fondatore e coordinatore della rivista, “insieme a coloro che vi hanno collaborato abbiamo cercato di raccontare lo splendore del’essere e la bellezza generata dalla fede, perché l’annuncio cristiano ha avito bisogno non solo di essere detto ma di essere visto. La bellezza è il volto più autentico dell’essere. È fragile è potente”. Il racconto di Luoghi, ha proseguito Gazzaneo, “è nel segno di dialogo. E di dialogo, pace e speranza abbiamo bisogno in questi tempi segnati dalla guerra”.

“Quando è nato Luoghi nella Chiesa italiana si pensava il progetto culturale, il declinare la forza e la bellezza del vangelo nella concretezza della storia - ha ricordato Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica – La rivista nasceva quasi come banco di prova, per capire se c’era una strada per far nascere una comunicazione nuova, che andasse oltre la cronaca e i linguaggi abituali. Un percorso innovativo che possiamo affermare si è concretizzato”. Luoghi, ha proseguito, è cresciuto “perché ha saputo intercettare un’esigenza, una domanda, come Poretti ci ha ben mostrato, di anima, di oltre. Lo dimostra un lettorato ben più ampio di un pubblico “cattolico””. Non ultimo la capacità di interpretare, attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale della chiesa, “un’esigenza di evangelizzare attraverso nuove strade, anche con una leggerezza di stile rara. Vincendo una sfida formidabile: raccogliere l’infinito e dargli un luogo. Un grande balsamo dell’anima”.

La prorettrice Antonella Sciarrone ha ringraziato per la scelta dell’Università Cattolica per festeggiare la rivista, “una scelta che nasce dal fatto che siamo due comunità compagne di strade proprio per il punto di vista di Luoghi dell’Infinito. All’interno della comunità universitaria abbiamo forte la percezione della bellezza come ricerca di senso e del religioso e della bellezza come spazio di relazione e costruzione sociale”. C’è anche un altro aspetto in comune: “La bellezza richiede cura ed educazione. Educare alla bellezza si può fare in molti modi, a partire dal fare esperienza di bellezza. E Luoghi dell’Infinito è un potente strumento educativo di bellezza”.“Le parole se ne vanno, gli oggetti sono sufficienti per dire tutto - ha osservato il poeta Guido Oldani – Anche in questa guerra la bellezza c’è, ed è un oggetto. È la bandiera bianca che salva”.

“Io faccio un mestiere che mi mette all’angolo – ha esordito Emilio Isgrò – perché tutti mi chiedono cosa sia la bellezza, come la si può afferrare. Ma è come chiedere a un teologo cos’è Dio e dove si trovi. Ma il senso comune ci dice che non si può dare un taglio netto tra ciò che è bello e ciò che è brutto. Neppure la morte del crocifisso è bella in sé, ma un credente la vede come una cosa bella, che gli dà speranza. Mi sento di dire che la bellezza è ciò che crea speranza, che crea prospettiva di futuro”. La Chiesa e papa Francesco hanno saputo rimettere al centro qualcosa che le società secolarizzate hanno rimosso: il dubbio. “Avvenire” e “Luoghi dell’Infinito” a mio avviso non danno risposte ma sanno porre domande”.

Il previsto intervento del teologo Pierangelo Sequeri, impossibilitato a presenziare, è stato invece letto: «L’impresa di “Luoghi dell’Infinito” testimonia che l’appassionata custodia della scintilla che tiene viva la brace non è un gesto di malinconica nostalgia per il tempo perduto, ma è capace di farsi comunità di affezione del tempo che resta, per riaprire il futuro. Quanti fanno parte di questa comunità – dei quali, ultimo, anch’io – non hanno alcuna intenzione di farsi partito: della devozione o della secolarizzazione, del culto o del sacro. L’intenzione è di prendere parte a quel prodigioso risveglio dei sensi incantati che genera lo struggimento dei sensi spirituali: ai quali nessun frammento della materia creata può considerarsi estraneo, o rimanere insensibile, o considerarsi alieno».

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