mercoledì 29 ottobre 2014
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Era il 15 dicembre 1964. In una gelida mattinata, dal cielo comunque terso e soleggiato, dal poligono di Wallops Island – sulla costa orientale degli Stati Uniti – un razzo vettore esile si arrampicava nel cielo della Virginia. Il suo obiettivo era di collocare in orbita terrestre un satellite dalla forma quasi sferica. Il razzo americano utilizzato per lanciare satelliti di piccole dimensioni, lo Scout, aveva messo in orbita il San Marco 1, il primo satellite italiano. Quel lancio fece dell’Italia la terza nazione al mondo a disporre di un proprio satellite in orbita, dopo le due superpotenze spaziali Stati Uniti e Unione Sovietica. Il San Marco 1 era anche il primo satellite costruito in Europa, ed era frutto di una collaborazione tra Italia e Usa per la ricerca scientifica e la sperimentazione nello spazio. Iniziava così la storia dell’Italia nello spazio. Una storia che è proseguita, e che oggi fa del nostro Paese il terzo in Europa per impegno in campo spaziale.  Quel lancio avvenne proprio nel periodo in cui entrava nel vivo la gara per la conquista della Luna tra le due superpotenze. Due mesi prima del lancio del primo satellite italiano, i russi avevano inviato in orbita la prima navicella con a bordo più di un cosmonauta: erano addirittura in tre a bordo della Voskhod 1, e per la prima volta c’era uno scienziato di professione, il medico Egorov. In questo scenario, l’Italia diventava anch’essa, con quel primo San Marco con bandierina tricolore, una protagonista e, nel suo piccolo, saliva sul 'podio spaziale' mondiale. Il San Marco 1 era una piccola sfera di alluminio al cui interno era stato collocato uno strumento, denominato 'bilancia', che consentì di registrare istante per istante le lievi forze che agivano sulla superficie del satellite in orbita. Il primo satellite italiano funzionò perfettamente, fornendo indicazioni inedite sulla densità degli strati più alti dell’atmosfera che avvolge il nostro pianeta, centrando uno degli obiettivi principali di quel programma: studiare a fondo l’atmosfera terrestre, in un’epoca in cui si conosceva ben poco dell’ambiente che l’uomo proprio in quel periodo iniziava a esplorare e, successivamente, ad “abitare” in modo permanente. Lo 'Sputnik italiano' era il primo di un programma avviato dal Centro ricerche aerospaziali di Roma, frutto di un accordo tra l’Università di Roma e l’Aeronautica Militare, sotto la guida del professor Luigi Broglio, il vero padre del programma nonché pioniere delle attività spaziali italiane. Broglio, scomparso l’11 gennaio 2001, aveva iniziato a sperimentare i primi lanci alla base militare di Perdasdefogu, in Sardegna, ed era stato tra i promotori dei primi enti europei, Esro ed Eledo, che con una successiva fusione formeranno l’Agenzia spaziale europea Esa. Il continuo rallentamento, soprattutto finanziario, dei programmi di potenziamento della base e delle attività spaziali a essa collegate lo avevano poi portato, nel 1993, a ritirarsi a vita privata.  Quel primo, storico San Marco fu l’unico a essere lanciato da una piattaforma di lancio non italiana, perché i successivi satelliti verranno tutti spediti nello spazio dalla piattaforma San Marco, che si trova a nord di Malindi, sulla costa occidentale del Kenya (affiancato dal Centro spaziale Luigi Broglio). La piattaforma è stata ricavata da un vecchio pontone militare americano, situato in mare a sei chilometri dalla costa, e dedicato a san Marco, il patrono dei marinai. A seicento metri di distanza c’è anche la piattaforma Santa Rita, sulla quale è ricavato il bunker di controllo. Fu il San Marco 2 il primo a partire, il 26 marzo 1967, dalla piattaforma off-shore del Kenya; l’ultimo, il San Marco 5, venne lanciato il 25 marzo 1988. Ma la piattaforma è stata utilizzata per altri lanci, come i tre satelliti della serie Sas (Small Astronomy Satellite), dedicati allo studio del cielo nei raggi X e gamma, oltre ai satelliti britannici Uk e all’Uhuru (che in swahili significa 'libertà') il primo satellite per lo studio di sorgenti celesti in raggi X. Nel 1993 è stato creato il Centro ricerche programma San Marco, una struttura dell’Università La Sapienza di Roma, che assieme al coordinamento dell’Asi, ha posto le basi per potenziare la base come stazione di telerilevamento, raccolta dati e telecomando per supporto alle fasi di lancio, di telerilevamento per raccolta di dati e immagini dai satelliti, e per la costituzione di una base di ricerca su geofisica, rilevamenti meteo, e dati magnetici, ionosferici con lancio di palloni sonda. Attualmente, il Centro spaziale Luigi Broglio ospita un attivo centro di raccolta dati da satelliti in orbita, molti dei quali di realizzazione italiana.
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