sabato 15 ottobre 2011
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Fa uno strano effetto sentire Silvia Calandrelli, dallo scorso luglio direttore di Rai Educational (dunque, anche di Rai Scuola e Rai Storia) parlare di informatica, aule digitali, iPad e iPhone nelle classi, formazione in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca proprio nei giorni in cui gli studenti sono scesi sul sentiero di guerra per criticare una scuola che, sempre più spesso, non ha neanche banchi e sedie su cui seguire le lezioni. Ma lei, impegnata nel lancio della nuova programmazione di Rai Scuola (disponibile nella piattaforma gratuita TvSat, sul canale 806 di Sky e via web sul sito Rai.tv) non sembra turbata dall’apparente scollamento tra la realtà e i suoi progetti televisivi: «Non sottovalutiamo la fatica di studenti e professori in questo periodo, ma pensiamo di poter essere utili proprio a chi ha meno strumenti. Le aule digitali sono, se non il presente, sicuramente il futuro del Paese. Il nostro obiettivo è contribuire a rafforzare il sistema scuola e aiutare i ragazzi a muoversi in un mondo digitale in continua evoluzione».E cosa c’entra la televisione?Questo discorso si concentra proprio in Rai Scuola. Il mondo digitale ha cambiato la didattica degli insegnanti e noi ci mettiamo a loro disposizione per aiutarli. Oggi i ragazzi hanno una soglia di attenzione più bassa rispetto a quella che avevamo noi perché sono abituati a mezzi di comunicazione veloci. Il loro tempo medio di concentrazione è di circa otto minuti. Poiché tutti i ragazzi a casa hanno un pc, i professori possono utilizzare i nostri contenuti a seconda delle esigenze. Un esempio?Glielo faccio subito ma, prima, una premessa: per parlare di televisione per i giovani non possiamo più limitarci all’apparecchio televisivo. La fruizione di contenuti deve essere presente su più piattaforme e i ragazzi devono poterla condividere tra di loro. Perciò, va bene la tv ma solo se affiancata da web, smartphone e iPhone. In questo senso, ecco l’esempio, sul sito di Rai Scuola noi avremo un’area dedicata alla letteratura e i contenuti avranno la forma di percorsi integrati di durata variabile. Potrà esserci l’intervista integrale allo scrittore, magari tratta dalle Teche Rai, ma anche una "pillola" con lo stesso scrittore che legge un piccolo brano su un tema specifico: l’amore, la follia, il destino. Aggiungo un altro esempio: stiamo pensando ad applicazioni su iPad e iPhone per Rai Storia.Nell’era di internet e di You Tube ha davvero ancora senso parlare di tv per i giovani?Assolutamente sì. Non possiamo rinunciare a parlare di televisione educativa né continuare a considerarla un tabù. Perché i media alimentano i nostri figli. Lo dico non solo da direttore di Rai Educational ma anche da madre di un bambino di sei anni. Nel nostro Paese c’è una forte esigenza di formazione e questo ci affida una grande responsabilità. Nell’era della convergenza delle reti, la televisione educativa non solo mantiene il suo ruolo ma lo accresce. Purché sia in grado di integrarsi con le nuove tecnologie. Non a caso Paesi emergenti come Cina o India stanno investendo moltissimo sulla tv educativa perché hanno capito il valore di quello che, in gergo, chiamiamo long life learning, cioè l’apprendimento permanente.
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