sabato 9 settembre 2017
I film proiettati al Lido mettono in scena il nostro pianeta malato, una società che dimentica gli ultimi, lo sfruttamento delle risorse e delle persone, i conflitti senza fine
Charlotte Rampling, vincitrice della Coppa Volpi (Ansa)

Charlotte Rampling, vincitrice della Coppa Volpi (Ansa)

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Se a vincere a Venezia è una favola romantica, per quanto “The shape of water” di Guillermo Del Toro sia una metafora fantasy sul valore della diversità, la Mostra del Cinema quest’anno ci ha immerso in un bagno di realtà e di inquietudini. È come se un sottile filo rosso corresse fra i film proiettati al Lido e le opere in questi giorni in mostra alla Biennale d’arte contemporanea, che letteralmente “mettono in scena” il nostro pianeta malato, una società che lascia indietro gli ultimi, lo sfruttamento delle risorse e delle persone, i conflitti senza fine che feriscono le famiglie come nell'israeliano "Foxtrot".

E se da regista George Clooney si fa beffe del razzismo nell’America anni ’50 (e anche di quella di oggi) in “Suburbicon”, il dramma vero dei rifugiati irrompe potente nelle nostre coscienze col documentario colossale “Human flow” di Ai Weiwei, che ci ha fatto fare il giro della disperazione del mondo in 140 minuti, ma ha anche sorpreso per tempismo il regista Andrea Segre che ne “L’ordine delle cose” denuncia gli abusi sui migranti in Libia.

Per fortuna, uno spiraglio di speranza arriva dai cortometraggi vincitori del premio Migrarti del Mibact che raccontano con naturalezza l’integrazione in Italia delle seconde generazioni. E non fatevi trarre in inganno dal passo arzillo sul tappeto rosso di grandi vecchi splendidamente in forma come la Coppa Volpi Charlotte Rampling e i colleghi Donald Sutherland, i Leoni d'oro Robert Redford e Jane Fonda, Helen Mirren e Judy Dench: sul grande schermo hanno portato la realtà della solitudine di tanti loro coetanei, che può spingere anche a conseguenze estreme.

Come sola è Maria, l’intensa Micaela Ramazzotti nel ruolo di una madre costretta a concepire e vendere i suoi figli, nel coraggioso e sottovalutato film di Sebastiano Riso “Una famiglia” che mette il dito nella piaga del commercio illegale di bambini. Una pellicola dura, che divide e fa discutere, ma che finalmente pone al centro del dibattito il corpo della donna. Al Lido, infine, è andato in scena il riscatto del Sud, amaro nella resistenza solitaria delle vittime del crimine in “Nato a Casal di Principe”, e dell Terra dei fuochi in “Veleno” e "L’equilibrio ". Ma anche capace di riscattarsi con la poesia ne “La vita in comune" di Edoardo Winspeare , con il cartone dark "Gatta Cenerentola” e con lo scanzonato musical “Ammore e Malavita” dei Manetti bros. La scena dei turisti americani in cerca di emozioni da fiction tra le vele di Scampia vale il film.. Seppellire la camorra con una risata si può.


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