sabato 6 agosto 2022
Una corposa ricerca di Giancarlo Santi passa in rassegna la ricezione della riforma liturgica in materia di nuovi edifici per il culto nei cinque continenti
La chiesa della Madonna di Fatima nella diocesi di Novaliches, Filippine

La chiesa della Madonna di Fatima nella diocesi di Novaliches, Filippine - archivio

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Sarebbe fuori posto «voler richiamare l’attenzione dei passanti sul tempio mediante un linguaggio di forme eccentriche. Il nostro sforzo dovrebbe essere rivolto a esprimere attraverso le forme esterne dell’edificio sacro ciò che di profondamente diverso, di ultraterreno e divino avviene all’interno». Le Direttive per una configurazione della Casa di Dio secondo lo spirito della liturgia romana, diffuse nel 1948 dalla Chiesa cattolica in Germania, sorprendono per la loro lungimiranza. Furono redatte quindici anni prima che fosse promulgata la costituzione Sacrosanctum Concilium e, raccogliendo l’eredità del movimento liturgico che ebbe in Romano Guardini e Rudolf Schwarz due dei suoi più autorevoli esponenti, ne anticipano in parte le tematiche: la prevalenza dell’azione liturgica nel contesto della chiesa, la primazia dell’altare quale fulcro dello spazio, il rapporto di reciprocità tra presidente della celebrazione e comunità, il valore dello spazio libero davanti all’altare quale luogo dell’incontro tra l’umano e il divino, l’importanza di evitare il sovraffollamento di statue, confessionali, lampadari, altari laterali... Sul piano formale si invoca la moderazione, la ricerca della “nobile semplicità”. Tali Direttive sono riprodotte nel volume di Giancarlo Santi Nuove chiese dopo il Concilio Vaticano II nei cinque continenti( Vita e Pensiero, pagine 1.158, euro 50,00), un’opera monumentale che raccoglie i documenti promulgati allo scopo di dare attuazione alla riforma liturgica indicando come conformare le nuove chiese e come rivedere quelle esistenti per renderle coerenti con la liturgia postconciliare. Presentate in ordine cronologico, si trovano le elaborazioni proposte dalle Conferenze Episcopali in ogni parte del mondo, per ovvi motivi in particolare in Europa e nelle Americhe, insieme con alcune realizzazioni emblematiche delle diverse situazioni locali, quali chiese di recente progettazione africane o sudamericane, ben espressive delle culture locali. Come spiega Santi, scopo dell’opera «è di dare una prima e parziale risposta alla domanda: come è stata recepita la riforma liturgica promossa dal Concilio in materia di nuove chiese nelle diocesi dell’intero mondo cattolico». E il suo portato è evidente: la Chiesa vive nel dialogo tra due polarità, quella universale e quella locale, e nel confrontare i documenti che informano il modo in cui nei vari Paesi si concepisce il volto degli edifici di culto, si apprezza come dai principi universali, quali quelli enunciati nella Sacrosanctum Concilium, a cascata si ricavino suggerimenti ritagliati sulle propensioni e possibilità delle Chiese locali.

La Seliger Pater Rupert Mayer Kirche a Poing, Monaco di Baviera

La Seliger Pater Rupert Mayer Kirche a Poing, Monaco di Baviera - archivio

Per esempio, i documenti svizzeri prestano attenzione agli spazi ecumenici o ai problemi finanziari che altrove invece non sono presi in considerazione; i documenti portoghesi degli anni Sessanta si diffondono in indicazioni tecniche e di buon senso che potrebbero apparire scontate, ma evidentemente all’epoca non lo erano; i documenti italiani presentano una chiarezza e una sintesi esemplari; i documenti nordamericani e anglosassoni, relativamente recenti, sono enciclopedici e trattano temi vetero e neotestamentari, teologici, liturgici, architettonici, artistici, tecnologici, strutturali, logistici... insomma, di tutto. I testi sono presentati in successione cronologica, il primo è quello tedesco del ’49 e via via seguono quelli degli anni successivi; alcune Conferenze episcopali ne riprendono e rielaborano di nuovi in momenti diversi. L’imponente dotazione documentale del volume è accompagnata da un ampio corredo critico, rilevante per esempio nel rimarcare il pasaggio dalla situazione post-tridentina a quella attuale: l’autore, monsignor Giancarlo Santi, è uno dei massimi esperti in architettura e arte per la liturgia e questo gli consente di osservare con puntualità pregi e difetti di questi mondi. In particolare risalta quanto l’arte e l’architettura delle chiese sia rilevante ai fini dell’opera pastorale, ma pu- re richieda un grado di conoscenza, specializzazione e sensibilità che va al di là della formazione usuale dei pastori. Di qui i ripetuti richiami – contenuti in molti documenti di diverse Conferenze episcopali – all’importanza di coinvolgere varie figure specialistiche al momento in cui si decide di metter mano alla progettazione di una chiesa o del suo adeguamento liturgico; e soprattutto l’invocazione alla partecipazione delle comunità nelle committenze. Nel 2023 si celebreranno i sessant’anni dall’approvazione della Sacrosanctum Concilium. Questo volume consente di osservare il modo in cui il suo impulso si è diffuso e si è incarnato nelle diverse realtà. Riflettendo su questo sarà più facile concepire le opere che testimonieranno in futuro il tempo presente di quella che è sempre stata il maggiore committente di opere d’arte e di architettura al mondo, la Chiesa Cattolica.

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