lunedì 4 settembre 2017
Inaugurazione ieri alla Scala di Milano, stasera tocca a Torino: al Teatro Regio si replica "Quattro paesaggi". Con una sorpresa: la "Mezzanotte" di Anna Clyne
Al Festival MiTo tutte le emozioni della natura
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Parte con un'incursione dirompente nel XXI secolo il festival MiTo. Una sorpresa per il pubblico della Scala che domenica a sera ha assistito a "Quattro paesaggi", il primo dei 140 appuntamenti della rassegna musicale sul tema della natura che unisce Milano e Torino in un solido connubio dopo le aspre dispute generate, sul fronte dell'editoria, dal confronto a distanza tra il Salone internazionale del libro e Tempo di libri. Il concerto si replica stasera al Regio di Torino.

E la sorpresa, cioè l'emozione forte della serata, sta proprio nell'incipit del primo concerto: il brano, applauditissimo, This Midnight Hour, della trentaseienne compositrice londinese Anna Clyne, sperimentatrice delle nuove frontiere della acustica, un'opera del 2015 eseguita per la prima volta in Italia nell'interpretazione della Gustav Mahler Jugendorchester, la più prestigiosa orchestra giovanile del mondo, fondata da Claudio Abbado, diretta per l'occasione da Ingo Metzmacher. Un valzer anonimo e malinconico che comincia con i suoni gravi dei violoncelli e dei contrabbassi per stendersi, tra l'eco lontana di un violino, sussulti gioiosi e suoni quasi sinistri che si interrompono all'improvviso come lacerazioni d'animo. Potenza e dolcezza. Armonie e discordanze volute. L'ispirazione è poetica, c'entrano L'armonia della sera dai Fiori del male di Baudelaire e l'immagine di una donna che corre in libertà e a perdifiato nella notte evocata dal poeta spagnolo Juan Ramòn Jimenez, premio Nobel per la letteratura nel 1956.

Ma dall'ascolto si coglie anche un uso degli strumenti influenzato - dichiaratamente - dalla Sinfonia n. 2 di Čajkovskij, soprattutto nei primi passaggi. Il "paesaggio", qui, è quello urbano, colto nei minuti che seguono lo scoccare della mezzanotte. L'accordatura degli archi è volutamente sfasata rispetto a quella degli altri strumenti, tanto da creare un effetto fisarmonica. Dodici minuti di musica coinvolgente in cui gli assoli si innestano in momenti cameristici e sinfonici, spesso impetuosi e trascinanti. Una sorpresa gradita al pubblico. Poi, il programma comprende tre classici: l'ouverture da concerto opera 91, Nel regno della natura, di Dvorak, azzeccato nel tema della rassegna ma forse un po' fuori registro rispetto alla comune tensione alla modernità delle altre proposte, il jazz and musical di stampo newyorkese del sempreverde Gershwin con il suo concerto per pianoforte e orchestra (esecutore, Jean-Yves Thibaudet) e la Suite n. 2 dal balletto Dapnhis et Chloé di Ravel.

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