venerdì 17 maggio 2013
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Il Giro ha perso l’argenteria. Bradley Wiggins e Ryder Hesjedal sono tornati a casa. Il trionfatore del Tour de France e il vincitore del Giro dello scorso anno hanno fatto le valigie dopo l’arrivo a Treviso. Inutile continuare a trascinare la bici sotto l’occhio impietoso delle telecamere. Hanno un’immagine da difendere e più niente da chiedere a questo Giro. Chiederanno altrove spazio e attenzioni. E altrove ci sono solo le strade assolate e meno insidiose del Tour de France. Wiggins ha già annunciato la sua partecipazione: il Tour ringrazia, il fedele Chris Froome molto meno. Il compagno di squadra, infatti, era destinato a guidare la corazzata “Sky” nella Grande Boucle, finalmente libero dai compiti di gregariato ai quali si era sottoposto fino allo scorso anno, rinunciando alle proprie ambizioni nonostante avesse dimostrato, in molte occasioni, di andare anche più forte del capitano.Il Giro ha perso l’argenteria ma non il suo fascino. E non ha perso valore la maglia rosa. Due dei maggiori favoriti sono andati ko, ma restano Nibali ed Evans, e la muta di segugi che li braccano. E tante montagne da scalare. Tante da ribaltare più volte la classifica.Ma prima di iniziare a salire c’è una tappa da fare di volata e da concludere in volata, in un giorno particolare. Gli atleti sono tutti superstiziosi, come gli attori, ma provate a chiedere a Mark Cavendish se lo è ancora. Di sicuro non nutrirà più diffidenza verso il venerdì 17, dopo che in questo giorno “disgraziato” ha vinto la sua quarta volata sulle quattro disputate. La sua vittoria più bella in questo Giro d’Italia. “Cannonball” ha calato il poker senza avere assi nella manica, senza l’aiuto dei compagni di squadra. Nel rettilineo d’arrivo il velocista inglese si è destreggiato come ai bei tempi, quando non era ancora un campione viziato ed era abituato a fare tutto da solo. È saltato da una ruota all’altra fino ai 350 metri, quando ha innestato il turbo e ha sgommato in faccia ai rivali. Un’interminabile apnea, una volata inconsueta per chi ha nelle gambe un cannone a corta gittata. Il suo scatto è devastante negli ultimi 100 metri, oltre non dà garanzie. O, meglio, non dava. Perché qualcosa è cambiato in queste due settimane. Cavendish ha trovato l’affiatamento con i compagni e ritrovato la serenità personale. Ha trovato dentro di sé la forza per superare, nel finale, le gobbe della tappa più lunga. Ora troverà anche il coraggio per affrontare le montagne e il freddo per arrivare a Brescia e sfoggiare la sua maglia rossa della classifica a punti.Adesso i velocisti si fanno da parte e si immergono nei complicati calcoli per non andare fuori tempo massimo. Sono arrivate le Alpi. Si inizia a salire e si rischia di trovare la neve e non trovare il traguardo. Le prossime due tappe, infatti, dovrebbero arrivare sullo Jafferau, il monte sopra Bardonecchia, e sul mitico Galibier, in Francia. Il condizionale è d’obbligo perché la neve può rivoluzionare il percorso, anche se gli organizzatori non hanno predisposto una soluzione d’emergenza. Si improvviserà sul momento, così come improvviseranno i corridori nella caccia alla maglia rosa. Nibali parte in difesa ma può anche decidere di attaccare. Tutti gli altri, invece, non hanno alternative all’assalto. E di scalatori pronti a mostrare i polpacci ce ne sono tanti, a cominciare da Scarponi e Evans, poi ci sono Uran, Henao e Betancur, un trio di colombiani abituati a pedalare in quota. 

L’ordine d'arrivo1. Mark Cavendish (Gbr)2. Giacomo Nizzolo (Ita)3. Luka Mezgec (Slo)4. Brett Lancaster (Aus)5. Elia Viviani (Ita)6. Manuel Belletti (Ita) 7. Daniele Bennati (Ita)8. Filippo Pozzato (Ita)La classifica:1. Vincenzo Nibali (Ita)2. Cadel Evans (Aus) a 41"3. Rigoberto Uran (Col) a 2'04"4. Robert Gesink (Ola) a 2'12"5. Michele Scarponi (Ita) a 2'13"6. Mauro Santambrogio (Ita) a 2'55"7. Przenyslaw Niemiec (Pol) a 3'35"8. Benat Elorriaga Intxausti (Spa) a 4'05"9. Domenico Pozzovivo (Ita) a 4'17"10. Rafal Majka (Pol) a 4'21"13. Carlos Alberto Gomez Betancur a 5'26"
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