venerdì 18 febbraio 2022
Due mostre nella Capitale, e poi altre due a Lucera e Anticoli, raccontano la vicenda di Emanuele e Giuseppe, l’uno artista poliedrico, l’altro fotografo di vaglia del secondo dopoguerra
Emanuele Cavalli, “Figura (rosso)”, particoalre, 1943 Collezione privata

Emanuele Cavalli, “Figura (rosso)”, particoalre, 1943 Collezione privata

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Un progetto intrecciato che unisce l’opera di due fratelli, un viaggio incrociato che lega diverse forme espressive: un’importante serie di mostre che unisce Roma, Anticoli Corrado e Lucera permette di riscoprire le figure di Emanuele Cavalli, pittore e fotografo tra i maggiori autori della Scuola Romana, e del suo gemello Giuseppe, protagonista della fotografia italiana del secondo dopoguerra. In questo ampio progetto espositivo la Galleria Nazionale di Roma prosegue il lavoro di approfondimento sul fervido contesto capitolino tra le due guerre (iniziato con la bellissima mostra di Antonietta Raphaël) con una mostra, sintetica ma molto ben definita, dedicata a Emanuele Cavalli (Lucera 1904-Firenze 1981).

La mostra è curata da un giovane storico dell’arte come Manuel Carrera al quale si devono diversi contributi scientifici su quella che, con una formula ampia ed efficace, è stata definita "Scuola Romana", che lega artisti differenti ma segnati da un clima comune. Carrera, tra l’altro, dirige molto bene il Civico Museo di arte moderna e contemporanea di Anticoli Corrado (cittadina dove l’artista ha vissuto tra il 1935 e il 1946), spazio che si segnala da diverso tempo per la qualità delle sue proposte storico-critiche e che a marzo dedicherà una mostra proprio alla produzione fotografica di Emanuele Cavalli. La mostra di Anticoli è curata da un’altra ottima storica dell’arte come Ilaria Schiaffini, in un significativo e più ampio approfondimento dell’intensa, ma necessariamente ridotta, sezione fotografica della mostra alla Galleria Nazionale. Schiaffini, tra l’altro, cura (con Arianna Laurenti e Alessia Venditti) anche un’importante mostra parallela dedicata alla fotografia di Emanuele Cavalli e di suo fratello Giuseppe al Museo laboratorio di arte contemporanea della Sapienza di Roma (catalogo De Luca editore), dando un ulteriore contributo a un progetto intelligente che mette in rete musei dei luoghi dove gli artisti hanno vissuto e lavorato e che arriverà fino alla nativa Lucera, nella cui Biblioteca comunale 'Ruggiero Bonghi' sarà ospitata, a partire dal mese prossimo.

La volontà è quella di riportare alla luce il patrimonio degli archivi dei due fratelli che hanno lavorato sulla fotografia in modo simultaneo e senza subalternità, rimettendo così il giusto accento anche sulla produzione di Giuseppe Cavalli (Lucera 1904-Senigallia 1961), uno dei maggiori interpreti della fotografia italiana del secondo dopoguerra, protagonista e ispiratore del gruppo 'La Bussola' con Finazzi, Leiss, Vender, Veronesi e successivamente anche del gruppo 'Misa' a cui aderì anche Mario Giacomelli.

La mostra alla Galleria Nazionale è tra l’altro legata alla donazione dell’archivio di Emanuele Cavalli al museo romano e parte dai suoi studi con un pittore molto influente come Felice Carena, fino a toccare i rapporti con altri artisti come Giuseppe Capogrossi e Roberto Melli, con cui firma il Manifesto del primordialismo plastico del 1933. In questo contesto la pittura tonale di Cavalli si lega alle istanze di purismo 'classico' di altri artisti, tra cui spicca Corrado Cagli, in una visione che fonde i 'primitivi' italiani a Piero della Francesca e alla pittura pompeiana e che ha suscitato l’interesse di un grande critico come Waldemar George, che in una mostra parigina del 1933 parla per la prima volta di una 'Scuola di Roma'. Nei suoi quadri maturi Emanuele Cavalli rivela dunque tutta la finezza di una visione che combina la sapienza dei toni cromatici e la raffinatezza di una materia pittorica con cui l’artista costruisce le opere di figura e le sue composizioni più impegnative.

Nel percorso espositivo risaltano le opere tra gli anni Trenta e Quaranta, in cui il pittore, contrario al fascismo, sceglie di isolarsi ad Anticoli Corrado con la moglie Vera Haberfeld, distillando uno stile in cui gli enigmi esoterici si stringono alla realtà in un’atmosfera sospesa e dominata dalla luce cristallina che aleggia sulle scene 'minime' della vita quotidiana. Si apprezzano infine anche le nature morte del periodo finale, quando l’artista sceglie di insegnare e vivere a Firenze, in cui Emanuele Cavalli trova una nuova qualità del colore che accende la brillante presenza degli oggetti.

Roma, Galleria Nazionale
Emanuele Cavalli e la Scuola Romana
Fino al 20 marzo

Roma, Museo laboratorio di Arte contemporanea La Sapienza
Emanuele e Giuseppe Cavalli
Fino al 9 marzo

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