sabato 15 ottobre 2022
Un convegno a Milano ne rilancia l'attribuzione. Ma tra gli studiosi c'è ancora dibattito
Il "Cristo di Lecco", particolare

Il "Cristo di Lecco", particolare - Pascal Cotte 2021

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Un nuovo Leonardo? Negli ultimi anni si è assistito a una corsa all’attribuzionismo in particolare per quanto riguarda le due celebrities della storia dell’arte: l’artista toscano (il caso del Salvator Mundi è da manuale, anche per un corso di scrittura creativa in spy story) e Caravaggio, più spesso a torto che a ragione. I media e il mercato impazziscono. Ma gli storici dell’arte (e il buon senso) preferiscono i proverbiali piedi di piombo – anche perché nella disciplina più che le scoperte sono all’ordine del giorno le “disattribuzioni” storiche. È per questo che va osservato con molta cautela l’annuncio lanciato venerdì a Milano al Palazzo delle Stelline nel convegno “Epistemologia della bellezza – Leonardo, un caso studio” che il disegno con un volto noto come “Ritratto di Lecco” o “Cristo di Lecco” – di proprietà della famiglia lecchese Gallo Mazzoleni, promotrice dell’evento – sia di mano dell’uomo di Vinci. Ne è certo Rolando Bellini, già docente all’Accademia di Belle Arti di Brera: “Per mia esperienza e conoscenza credo di poter sostenere e confermare che il reperto indagato rivela la presenza della mano maestra di Leonardo da Vinci. È pertanto, per mia opinione, un autentico testo grafico di Leonardo da Vinci”. Con Bellini nel convegno sono intervenuti tra gli altri Fabio Minazzi ordinario di Filosofia della Scienza all’Università dell’Insubria; Pier Enrico Gallenga, ordinario di Clinica Oculistica all’Università di Chieti-Pescara; l’architetto Marco Marinacci e in collegamento dal Brasile Atila Soares Da Costa Filho, storico dell’arte.

Il Ritratto di Lecco, una sanguigna su carta databile tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo e di evidente ambito leonardesco, è tutt’altro che una novità. I collezionisti lecchesi l’hanno presentato per la prima volta il 19 dicembre 2019 in una conferenza stampa tenutasi a Lecco presso il Palazzo Falck sede della Confcommercio e poi ancora nel 2020 (a Lecco) e nel 2021 a Milano da Annalisa Di Maria, una storica dell’arte. Bellini e Soares Da Costa Filho ne hanno già sostenuto l’attribuzione leonardesca. I diversi annunci avevano suscitato qualche dibattito tra gli studiosi. Martin Kemp, lo storico dell’arte già docente a Oxford al quale si deve l’attribuzione del Salvator Mundi, sul Telegraph si era detto dubbioso. Pietro Marani e Chiara Rostagno, tra i massimi esperti vinciani, intervistati dal “Sole 24Ore” avevano respinto l’attribuzione. È dunque certamente di Leonardo il Cristo di Lecco? Solo la possibilità di un confronto accademico di riconosciuto livello internazionale con il supporto della visione diretta può aiutare ad articolare un dibattito adeguato alla questione.

Il 'Cristo di Lecco'

Il "Cristo di Lecco" - Pascal Cotte 2021

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