mercoledì 16 marzo 2022
Il premio Carlo Scarpa per il Giardino 2022 va al parco urbano Schöneberger Südgelände. Latini: «È un progetto collettivo in cui la mano dell’essere umano opera insieme con la natura»
Berlino, Schöneberger Südgelände

Berlino, Schöneberger Südgelände - Marco Zanini/Fondazione Benetton

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«Non c’è un singolo autore. È un progetto collettivo in cui la mano dell’essere umano opera insieme con la natura»: Luigi Latini, architetto paesaggista e presidente del Premio Carlo Scarpa per il Giardino presenta così il parco naturale urbano di Schöneberger Südgelände a Berlino. È questo «il vincitore della 32ª edizione del Premio che viene indetto dalla Fondazione Benetton sin dal 1990» spiega Patrizia Boschiero, coordinatrice delle ricerche che consentono al comitato scientifico di individuare a chi conferire il riconoscimento. È un parco noto agli addetti ai lavori, nota Latini, ma merita maggiore attenzione in quanto «esempio di come affrontare al meglio il problema del verde urbano» senza ricadere nel funzionalismo tipico del secondo dopoguerra o nell’eccesso di progettazione e artificiosa diffusione di piante conosciuto più recentemente. A Berlino il lavoro della scuola universitaria di ecologia urbana e la disponibilità della pubblica amministrazione hanno permesso che si realizzasse un sistema di parchi, di cui Schöneberger Südgelände è il prototipo, in cui natura e costruito divengono «punto di incontro tra le aspirazioni degli abitanti, la cultura contemporanea del paesaggio e l’attenzione per l’ecologia in ambito urbano».

Berlino, Schöneberger Südgelände

Berlino, Schöneberger Südgelände - Marco Zanini/Fondazione Benetton

Berlino si è sviluppata sin dall’800 attorno ai suoi molteplici scali ferroviari e alle circostanti zone industriali. I binari poggiavano su distese di ghiaia disposta sopra i campi agricoli per garantire la continuità di livello necessaria al passaggio dei convogli. Col secondo dopoguerra queste vaste aree sono rimaste abbandonate. E pian piano la natura è tornata: piante non solo autoctone, come le betulle, ma anche altre specie estranee, come la robinia americana. E tra binari e capannoni si sono diffusi i boschi selvaggi.

Berlino, Schöneberger Südgelände

Berlino, Schöneberger Südgelände - Marco Zanini/Fondazione Benetton

Dagli anni ’80 è cominciata un’opera di mappatura delle specie vegetali e dopo la caduta del Muro, riferisce Ingo Kowarik, docente di Ecologia alla Technische Universität di Berlino, si è visto che «la natura selvatica era strettamente collegata con le rovine del paesaggio ferroviario, in una sintesi affascinante di natura e tecnologia». E la città ha deciso di elaborarla in un nuovo parco naturale metropolitano, accogliendo anche il lavoro del gruppo di artisti Odius. Si è deciso di mantenere quanto l’evoluzione spontanea aveva portato ma definendo tre tipi di zone destinate a convivervi: radure (aperte a specie di animali e vegetali rari), boschetti (per evitare l’eccessivo infittirsi di alberi) e foreste (lasciate alla natura selvaggia). Il parco è aperto alle visite lungo i tracciati delle vecchie ferrovie dove gli artisti hanno elaborato sentieri sopraelevati così da permettere lo sviluppo dei prati. Seguendo quei percorsi che attraversano tutti i 18 ettari del parco i visitatori godono si scorci sulle rovine industriali e possono osservare da vicino le centinaia di specie floreali che vi si sono insediate, passeggiando in panorami totalmente naturali ma allo stesso tempo completamente urbani. Dal 13 maggio a Treviso negli spazi Bomben si apre la mostra dedicata al parco Schöneberger Südgelände; seguiranno convegni, la premiazione e la proiezione di un documentario di Davide Gambino. Per informazioni: www.fbsr.it.

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