venerdì 20 gennaio 2017
In anteprima l'ascolto dei brani che parteciperanno alla 67ma edizione della kermesse. Favorita la Mannoia, con un inno alla vita, tornano Masini e Zarrillo, colpisce Ermal Meta, lanicta Elodie
Fiorella Mannoia in gara al Festival con "Che sia benedetta"  (foto L. Carcavale)

Fiorella Mannoia in gara al Festival con "Che sia benedetta" (foto L. Carcavale)

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Ventidue brani ascoltati tutti d’un fiato per avere un’idea musicale del prossimo Festival di Sanremo (7-11 febbraio). Così Carlo Conti, direttore artistico e conduttore della kermesse quest’anno insieme a Maria De Filippi, ha presentato alla stampa oggi i brani dei Big in gara. Il primo ascolto dovrà poi essere confermato dalle performances dal vivo, perdipiù accompagnate dall’orchestra, che potrebbero cambiare molte carte in tavola. Ma già un’idea ce la si può fare: tutto in linea con la tradizione, senza scossoni polemici e senza eccessivi guizzi, con molto amore (disperato) fra i temi, ma anche riflessioni sul senso della vita con una spruzzata di impegno sociale. Eccovele seguendo l'elenco degli artisti in ordine alfabetico


1) Al Bano (Di rose e di spine). Una romanza che sta fra Puccini e Mascagni, dove a trionfare sono il «ti amo» e l'ugola ancora strepitosa di Al Bano Carrisi. Maurizio Fabrizio garantisce eleganza alla composizione, che, c'è da aspettarselo, provocherà standing ovation all'Ariston e trionfi nelle tournée in Russia. Da esportazione.

2) Bianca Atzei (Ora esisti solo tu). Il pezzo di Kekko Silvestre dei Modà canta la felicità per la scoperta dell'amore giusto su un gioioso passo da balera. Più apparenza che sostanza.

3) Alessio Bernabei (Nel mezzo di un applauso). Ci riprova costantemente l'ex leader dei Dear Jack ad affermare la sua carriera da solista all'Ariston. Non si capisce dove vada a parare la canzone, ma in radio funzionerà. Ritmata.

4) Michele Bravi (Il diario degli errori). L'ex ragazzo di X Factor esordiente a Sanremo sfoggia la firma di Cheope/Abbate/Anastasi per un pezzo delicato sulla confusione sentimentale ed esistenziale. Voce interessante.

5) Clementino (Ragazzi fuori). Il rapper partenopeo, aiutato dall'amico amico Marracash, torna all'Ariston raccontando con rimo più pop i ragazzi ai margini, quelli a cui «la vita ha servito pane col veleno», quelli che non vogliono tornare in galera o ricadere nel tunnel della droga. Sociale e sincero.

6) Lodovica Comello (Il cielo non mi basta). La ragazza della Disney vuol dimostrare di essere cresciuta, ma questa canzoncina d'amore, non sostenuta da una voce abbastanza matura, scivola via troppo in fretta. Senza traccia

7) Gigi D'Alessio (La prima stella). Una canzone dedicata alla mamma che non c'è più, che rivolge gli occhi al cielo e a Dio. A tratti sincera e toccante, a tratti furba con un paio di riferimenti piazzati lì a chi muore in mare e alle maternità surrogate. Strappacore.

8) Elodie (Tutta colpa mia). Insidia la Mannoia sul podio questa "figlia" di Maria De Filippi con un brano d'amore piuttosto tradizionale studiato a tavolino dall'altra ex Amici Emma. Molto ma molto sanremese.

9) Giusy Ferreri (Fa talmente male). Mentre fuori piove, lei non sta più ad osservare le ingiustizie. Bye bye amore. Lo canta con voce sicura e sfacciata su un ritmo ballabile assai. Radiofonica.


10) Francesco Gabbani (Occidentali's karma). Lo si attendeva alla prova del nove il vincitore 2016 tra i Giovani con Amen. La parte musicale è meno riuscita, ma puntando tutto sulla dance anni 80 se se la gioca bene sul palco può funzionare. Interessante critica surreale del mondo ai tempi del web e dell'umanità virtuale. Neoapocalittico.

11) Chiara Galiazzo (Nessun posto è casa mia). Sta cercando una sua cifra stilistica, l'artista padovana, e forse l'ha trovata in una canzone elegante prodotta da Mauro Pagani, anche se si fatica a ricordare la melodia. Innamorata.

12) Fiorella Mannoia (Che sia benedetta) L'artista, che manca da sanremo dal 1988, torna all'Ariston da superfavorita, e non senza ragioni. Sfoggia la consueta gran classe in un coinvolgente inno alla vita (scritto tra gli altri da Amara), che è perfetta per quanto assurda e complessa. E nel ritornello riecheggia il Padre Nostro «e se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona/che sia fatta adesso la sua volontà». Solare.

13) Marco Masini (Spostato di un secondo). L'artista fiorentino compie una virata verso uno stile musicale contemporaneo, grazie anche ai coautori Zibba e Diego Calvetti. E punta anche lui al podio graffiando a tutta voce un amore che fa rima con gli schiaffi della vita da cui comunque ci si rialza sempre. Efficace.

14) Ermal Meta: (Vietato morire). Se la gioca con la Mannoia e Masini per la canzone più bella del festival. Autore pluripremiato e fattosi notare l'anno scorso fra i giovani, Meta racconta, su un ritmo contemporaneo, storie di vita vissuta, un omaggio alla madre, difesa dalla violenza familiare da un bambino coi pantaloncini corti. Una donna capace di insegnare al figlio a reagire con l'amore. Una botta di verità

15) Fabrizio Moro: (Portami via). Canzone d'amore in crescendo, nello stile di questo bravo cantautore che qui però manca di un graffio musicale. Testo come sempre interessante sull'ipocondria, il male di vivere e la capacità di accettare «la vita così com'è» nonostante gli errori. Introspettivo.

16) Nesli & Alice Paba (Do' retta a te). Occasione sprecata per questo duetto giovane che però non ingrana per impasto vocale. Messo da parte il rap, si resta sui binari della tradizione e del sentimentalismo. Vecchiotto


17) Raige e Giulia Luzi (Togliamoci la voglia). Questo è invece un duetto giovane che funziona. Attacca con una chitarra blues alla Personal Jesus dei Depeche Mode e invita a cogliere l'attimo, che l'amore magari poi arriva davvero. Sound internazionale

18) Ron (L’ottava meraviglia). Se la vita è «come una candela» che brucia «lasciando la cera», Rosalino Cellamare riscatta la malinconia attraverso la riscoperta dell’amore da uomo maturo. Testo positivo più ficcante del tappeto musicale già sentito. Da riascoltare.

19) Samuel (Vedrai). Il leader dei Subsonica si presenta da solista e resta sempre un Subsonica, meno elettronico. Ma la canzone ha ritmo divertente, da club, e invita a non scoraggiarsi tanto tutto passa. Iperballabile.

20) Sergio Sylvestre (Con te). Nonostante la firma del testo di Giorgia, il vocione soul del vincitore di Amici 2016 meritava qualcosa che valorizzasse di più le sue corde vocali. Amore e niente più. Timido.


21) Paola Turci («Fatti bella per te»). La cantautrice convince con deciso giro di chitarra rock invitando le donne a non abbattersi, a preoccuparsi di sé a farsi del bene con un testo deciso. Viva l'autostima.

22) Michele Zarrillo (Mani nelle mani). Sempre in linea con se stesso, coadiuvato da Giampiero Artegiani, il cantautore romano sfoggia la ben conosciuta capacità di scrittura per il suo ritorno al pubblico festivaliero da cui è molto amato. Un ritornello che funziona mitiga la malinconia dell'oggi ricordando gli amori di gioventù. Iperomantico.


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