venerdì 21 maggio 2021
Dopo lunghi lavori apre le porte il museo del borgo veneto cinto da due chilometri di mura medievali. Un percorso di arte e fede che parla anche del presente
Veduta aerea del borgo murato di Cittadella

Veduta aerea del borgo murato di Cittadella - Iat Cittadella

COMMENTA E CONDIVIDI

Domani il Museo del Duomo di Cittadella (Pd) riapre i battenti, con una veste totalmente rinnovata e in spazi inediti. Il museo infatti sorge contiguo al Duomo e congloba anche quanto rimane della precedente chiesa medioevale, con i suoi preziosi affreschi.

Il Museo, voluto dalla Parrocchia del Duomo, viene inaugurato dopo un lungo percorso. L’allestimento è stato affidato allo studio dell’architetto Gianni Toffanello che, in accordo con l’Ufficio diocesano per i Beni culturali e il Museo diocesano di Padova, ha selezionato alcune tra le opere raccolte lungo i decenni precedenti, inserendole in un percorso di arte, storia e teologia.

La scelta dei curatori è stata privilegiare la qualità sulla quantità, per offrire pitture e sculture – ma anche esempi di arti applicate – che risultino effettivamente “eccezionali” per livello o per significato, come Cena in Emmaus, capolavoro datato 1537 di Jacopo da Ponte detto Bassano, o la Flagellazione (fine XVI secolo) di particolare intensità già attribuita a Palma il Giovane ma più verosimilmente riconducibile ad Andrea Vicentino. O ancora la tavola raffigurante il Compianto sul Cristo morto, capolavoro della pittura veneta di metà Quattrocento, attributo da Federico Zeri ad Andrea da Murano.

Andrea da Murano, 'Compianto sul Cristo morto', seconda metà del XV-secolo, tempera sua tavola

Andrea da Murano, "Compianto sul Cristo morto", seconda metà del XV-secolo, tempera sua tavola - Cittadella, Museo del Duomo

Cittadella è una città murata medievale (la cinta è oggi percorribili lungo i quasi due chilometri del Camminamento di Ronda) di forma ellittica, al cui cuore è collocata la chiesa di Sant'Antonio abate. L’attuale è di epoca neoclassica, ma quella primitiva non è scomparsa e conserva architetture e preziosiss affreschi di età medievale: una duecentesca Madonna con il Bambino e Santa Margherita, una Crocifissione trecentesca di sapore giottesco, i monumentali Sansone e Golia e quel che rimane di un ciclo affrescato da Jacopo Bassano tra il 1537 e il 1539.

Tra gli esemplari di arti applicate si trovano un rarissimo Parato in terzo, impreziosito da ricami di raffinata fattura (secolo XVI); il reliquiario quattrocentesco opera di Bartolomeo da Bologna; lo Stendardo processionale dedicato a san Girolamo; il maestoso Apparato per le Quarant’ore, in legno intagliato e dorato, che domina una delle sale del nuovo Museo.

«In queste sale si intrecciano due storie», sottolinea monsignor Luca Moretti, arciprete del Duomo. «Una antica, che parte dal 1220 e racconta di opere d’arte belle e importanti. Una più recente, fatta di passione e volontariato, che ha ridato luce e splendore alla storia antica. Chi visita il museo può in qualche modo entrare in contatto con queste due storie. Con chi ha avuto la fortuna di costruire, abbellire, ornare, curare la nostra chiesa. E con chi ha ereditato un compito forse meno affascinante, ma non meno importante: custodire e tramandare quanto di bello e prezioso ha ricevuto. Credo questo sia il compito del nostro tempo».

Jacopo da Ponte, 'Cena in Emmaus', 1537, olio su tela

Jacopo da Ponte, "Cena in Emmaus", 1537, olio su tela - Cittadella, Museo del Duomo

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: