giovedì 31 marzo 2022
I ricercatori dell'Università di Pisa sono riusciti a rivelare il contenuto di vasi e anfore di cosmetici della tomba di Kha e Merit senza aprirli: all'interno cera d'api, pesci essiccati e birra
Antica piccola anfora di alabastro

Antica piccola anfora di alabastro - Picryl

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Per la prima volta è stato possibile "annusare" i profumi dell'antico Egitto. I ricercatori dell'Università di Pisa hanno rivelato il contenuto di vasi e anfore della tomba di Kha e Merit al Museo Egizio di Torino risalenti a circa 3.500 anni fa. L'indagine è avvenuta senza aprire o intaccare i reperti grazie a una innovativa metodologia che ha permesso di registrare le tracce dei composti organici residui.

Nei contenitori in alabastro sono stati identificati resine e unguenti spesso insieme a cera d'api, uno dei materiali più rinvenuti perché usato sia come conservante sia come base per la preparazione di cosmetici. Nelle anfore i ricercatori hanno poi rintracciato pesci essiccati e molecole volatili la cui presenza potrebbe essere associata a farina d'orzo o addirittura birra come suggerito dalla presenza di composti volatili specifici della fermentazione dei cereali.

Il lavoro, pubblicato sul "Journal of Archaeological Science", è stato svolto dai chimici dell'Ateno pisano attraverso due campagne diagnostiche eseguite nel 2019 presso il Museo Egizio.

«Questo studio ha dimostrato la possibilità di impiegare questo genere di strumentazione direttamente nei musei, per ottenere informazioni importanti su numerosi oggetti in modo rapido e completamente non distruttivo - spiega la professoressa Ilaria Degano del dipartimento di Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa - un simile approccio potrà dunque essere impiegato in nuove campagne diagnostiche, ed eventualmente in futuro esteso anche all'indagine di materiali diversi provenienti dall'ambito dei beni culturali, quali ad esempio collezioni di oggetti d'arte moderni e contemporanei».

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