domenica 28 febbraio 2021
Emerge un foglio del poeta vergato sulla soglia epocale, un passaggio purificatore, una crisi che richiede una risposta concreta: è il tempo di portare in salvo l'essenziale
Il poeta Mario Luzi

Il poeta Mario Luzi

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TERZO MILLENNIO

Terzo millennio, la tua porta è ancora chiusa
c’è una parola per passare il segno?
un motto di malleveria sovrana?
C’è, non sai chi lo pronunzia
e nemmeno chi lo giudica, ma c’è.
La mente umana greve e insoddisfatta
lo desidera, dura, contro di sé:
sfrondare di frivolezza e vanità lo scibile,
portare in salvo l’essenziale opera
di bellezza e conoscenza, alleggerire il carico
della presuntuosa fatuità...
Da questo purgatoriale rogo
uscirà l’uomo, spero, spoglio proteso
al meglio: al lavoro costruttivo,
alla pace, alla fraternità.

Mario Luzi

Mario Luzi, la parola che genera

di Giovanni Gazzaneo

In Luzi la parola accade. Come in un risveglio apre lo sguardo al mondo e a noi stessi. Illumina questo scomposto agitarsi di ombre, questa frenetica danza di immagini, questo vuoto chiacchiericcio a perdere. La poesia di Mario Luzi viene dal silenzio e nel silenzio ritorna. Non aggiunge, sottrae: via la superficie, via l’ansia, via il sotto, via il sopra. In questo sottrarre, in questo farsi necessaria, unica, gravida, la parola libera. Torna a essere viva. Di più: a essere vita. E genera. Come la più bella e la più buona delle madri.

Mario Luzi non era un maestro della parola. Era un servitore della Parola. L’amava profondamente. E viveva con lei e per lei quasi eremita inebriato di bellezza, tra il Lungarno di Firenze, la città della vita, e la Val d’Orcia, il paesaggio prediletto. «Un eremita che però apriva la porta a tutti, in particolare ai giovani», ricorda con affetto l’amico e segretario Nino Petreni. Amava l’essenziale fino alla privazione. Nella casa di Pienza, dove trascorreva tutte le sue estati, possedeva solo due pentole. Sapeva che l’abbondanza rende ciechi e la comodità ci fa sordi. La rinuncia è la porta stretta, quella che apre alla bellezza dell’anima, alla sapienza del giudizio, all’amicizia vera. E in questo rinunciare alle cose, e insieme essere radicato al reale e al vero, c’è lo stile di una vita.

L’inedito che presentiamo era contenuto nell’agenda di Luzi del 2003, custode di molte tra le ultime poesie. Su due foglietti, ritrovati recentemente, i versi sul Terzo Millennio che stava per aprirsi: uno sguardo di almeno vent’anni fa. L’inedito sarà riprodotto in una plaquette d’arte, la dodicesima edita da Metteliana per l’Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del mondo, in occasione dell’anniversario della morte del poeta, avvenuta il 28 febbraio 2005.

Frutto di un dialogo tra grandi esperti della sua opera, ma soprattutto suoi carissimi amici, di quell’amicizia che la morte non interrompe, ma trasforma: l’editore e mecenate Paolo Mettel, l’italianista Stefano Verdino, il traduttore e critico letterario Carlo Carena, il teologo Gianantonio Borgonovo, l’artista Marco Nereo Rotelli, che ha realizzato appositamente due opere. È Paolo Mettel, a cui l’agenda era stata donata dal figlio di Luzi, Gianni, a scoprire questi versi. Quasi una risposta a una domanda di decenni fa: «Mario, la civitas è scomparsa?». E lui, con la sua aria serafica: «Sì Paolo, ora siamo all’aggregazione digitale, la civitas della nostra vita non esiste più».

Per Stefano Verdino questo inedito è «un saluto d’auspicio e di preghiera per il nuovo millennio» e viene alla luce «in una situazione mondiale d’allarme del tutto imprevista, che ci costringe a rivedere molte cose e saperi della nostra vita. In questo senso il richiamo del poeta ad “alleggerire il carico / della presuntuosa fatuità” ci riguarda davvero molto, con tale espressione di acuto paradosso nell’“alleggerire” il fatuo, che di per sé è appunto leggero e vano, ma pure è un peso di inveterate abitudini e mode sociali».

Di fronte al nuovo che si apre, il poeta propone la sua utopia, un’utopia che per Carlo Carena «si svolge in negativo anziché in positivo, come se bastasse a sollevare il suo animo la scomparsa del male circostante, l’insoddisfazione e l’inquietudine dell’uomo moderno privo di appigli, sopraffatto dalla ragione e spento nel cuore; un sapere inutile nella sua frivolezza, che non mira e non giunge alla vera sapienza dell’eterno».

Chiude la plaquette Gianantonio Borgonovo: la transizione del millennio «i due poeti, Luzi e Wojtyla, la contemplano da profeti. Nel mondo della Bibbia, il profeta non è l’uomo che prevede o predice il futuro […]. Piuttosto egli dice o vede. Dice una parola per il suo oggi, una parola che spiega l’evento muto, che rimane insondabile agli occhi dei più; e vede l’al di là della storia, quello che rimane oscuro ai più, quel dipanarsi di Dio e del suo progetto nella storia quotidiana».

Nell’inedito Luzi cancella “creativo” a favore di “costruttivo”. Quando il termine creativo si scioglie nella superficialità più vacua (tinteggiare i capelli di viola…) o nella strada senza uscita dello scandalo (tanta “arte” contemporanea) diventa il segno della nostra sterilità. Tutta la potenza dei tempi moderni risulta vana di fronte alle macerie etiche e culturali e al vuoto dello spirito. Ecco allora l’urgenza del costruire e del ri-costruire, a cui ci invita il poeta. Certo, l’uomo non è creatore, ma è chiamato fin dalla Genesi a dare un nome a tutte le cose, a prendersi cura del Creato, e questo a partire dalla ricerca del senso autentico, del significato profondo. Solo dopo la cacciata da Eden si scopre “costruttore” (uno dei tanti termini bellissimi e violati dall’ideologia e dai voltagabbana), un costruttore che sa generare bellezza.

«La bellezza – scriveva Luzi su “Luoghi dell’Infinito” (aprile 2000) – è solo quella fedele rispondenza del mondo a com’è sentito e pensato dalla creatura che ne è parte. La bellezza interiore all’uomo, l’anima dell’uomo con la sua letizia e i suoi turbamenti possono dare alle cose della vita una verità e lì sta la bellezza. È la bellezza del vero che Leopardi ha fatto amare relegando tra le anticaglie la bellezza presunta». Quella stessa bellezza del vero che, a sedici anni dalla morte, Mario Luzi continua a donarci.

Una delle opere di Marco Nero Rotelli per la plaquette edita da Metteliana e Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del mondo

Una delle opere di Marco Nero Rotelli per la plaquette edita da Metteliana e Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del mondo - Rotelli/Metelliana

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